mercoledì 9 ottobre 2024

Il mistero risolto


Non sappiamo ancora con quale salsa fiscale verremo mangiati. Ascolto disperatamente i soliti attori televisivi gonfiati dalla comunicazione mediatica, senza una cultura adeguata, svuotati nell’ideologia (che non è una brutta roba), che non sanno cosa sia il lavoro, la sottomissione alla disoccupazione o a lavori precari. Non sanno nulla di che cosa significhi tirare a campare in tempi di magri salari e alta inflazione.

È impossibile, politicamente, aumentare significativamente le tasse a quel “blocco centrale” chi ha tutti i mezzi per evaderle ed eluderle, grazie alla destra reazionaria e alla sinistra conservatrice (la “patrimoniale” è un pourparler) che hanno l’interesse di rendere qualsiasi aumento della tassazione degli alti cespiti un tabù. Infine, si taglierà la spesa sociale con un’ascia, poi ci saranno i soliti, prevedibili, imprevisti: siccità, inondazioni, nugoli di locuste, ecc..

Quando il Pil crolla, il deficit si allarga, e così il rapporto debito pubblico/Pil esplode. Non è teoria, è storia, la nostra. Prendiamo il caso degli enti locali, che realizzano quasi la metà degli investimenti pubblici. Se si riduce la loro spesa, si costruirà di meno. Il settore delle costruzioni e dei lavori pubblici licenzierà i lavoratori, che vedranno diminuire il loro reddito, con un impatto sulle imprese locali, che porteranno al licenziamento e alla chiusura delle loro attività.

Tutti sanno che meno crescita significa più deficit. Ma oltre alle esportazioni, sono la spesa pubblica, i rimborsi sanitari, le pensioni di anzianità, i sussidi di disoccupazione a sostenere il reddito delle famiglie, e quindi i consumi. E queste spese diminuiranno, come avviene da decenni.

Un’economia tutta volta alle esportazioni, fornendo alle aziende una forza lavoro sempre più precaria e sempre meno costosa, è un’economia malata. Il primo gettito fiscale è l’Iva. E chi paga l’Iva? Il consumatore. Quando compro la mia Golf o Kia, pago l’Iva allo Stato italiano. Non tedesco o coreano. Quando esporto per i fan newyorkesi o cantonesi il made in Italy, costoro pagano l’Iva allo Stato americano o cinese. Da qui il nostro deficit! Questo è il mistero risolto. 

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