venerdì 14 ottobre 2016

Il potere minaccioso


Scalfari ci manda a dire che le oligarchie non sono costituite necessariamente da “ricchi”. È vero, signor Eugenio, ma ci permetta di osservare che non sono sicuramente costituite da poveri, malgrado la dirigenza dell’ex PCI e PSI esibisse nelle proprie abitazioni, come lei si premura di ricordare, le lampadine appese al soffitto senza neppure “una traccia di paralume”. E, a tale riguardo, è opportuno dare un’occhiata ai privilegi di cui godono le oligarchie economiche, grandi, piccole e piccolissime, ma tutte di costituzione assai robusta e di ottimo appetito. Tutta gente che conta, che non ha paura, che vota e soprattutto fa votare.



Lasciando fuori per una volta banchieri e puttanieri di Stato e parastato, citiamo invece i concessionari  privati dei cosiddetti  beni comuni, ad incominciare da quel Luciano Benettòn che ebbe a dichiarare: “Se avessi 30 anni, non avrei dubbi nel scegliere di lasciare l’Italia”. Il motivo principale per il quale Luciano Benettòn non ci libererà comunque della sua presenza è dato dal fatto che egli è il principale feudatario della rete autostradale, cioè esattore dei pedaggi autostradali, di quelle autostrade costruite con il lavoro e i sacrifici di un’intera generazione di italiani (*).

Ma non c’è solo la famiglia dei Benettòn tra i concessionari. Secondo i dati dell’Autorità dei Trasporti i ricavi dei concessionari superano i 6 miliardi di euro (con un aumento del 270% dal 1993), di cui solo il 25 è girato allo stato attraverso Iva e canone Anas. Come denuncia Legambiente, in questo modo, tra l’altro, si aggirano le gare, previste dalle direttive europee, per l’assegnazione delle concessioni che potrebbero determinare vantaggi ulteriori per le casse dello Stato.

I canoni per le concessioni balneari sono generalmente molto bassi e la trasparenza in questo business è quella solita, ossia si viene a premiare le rendite di posizione e si generano abusi edilizi e illegalità nei confronti del diritto di accesso alle spiagge. Attualmente – scrive Legambiente – il canone medio è di circa 5 euro a metro quadro, mentre le stime sul rapporto tra entrate per lo stato e guadagni per i gestori sono di 100 milioni di euro contro 2 miliardi di euro.

Stesso discorso vale per le estrazioni di gas e petrolio che in Italia sono esenti in diversi casi dal pagamento di royalties, malgrado siano già estremamente basse rispetto ad altri Paesi europei, e per una prima quota estratta (**). Completamente gratis sono le produzioni in regime di permesso di ricerca.

Veniamo poi ai canoni di concessione delle Regioni. Esse possono permettersi di regalare le acque minerali e termali a società che la rivendono come l’oro. Per le acque minerali i canoni stabiliti sono ridicoli, in media non arrivano a 0,1 centesimi per litro, perfino in aree dove vi sono difficoltà di approvvigionamento idrico.

I canoni di concessione regionali per le cave di sabbia o marmo sono molto bassi (in media il 3,5% del prezzo di vendita) o addirittura pari a zero come in Basilicata, Sardegna e Valle D’Aosta, con regole di tutela incomplete e inadeguate che premiano rendite e illegalità. Il settore lapideo in generale ha visto risultati record in questi anni grazie alle esportazioni, con un surplus commerciale di quasi 2,8 miliardi.

Molte altre cose vi sarebbero da rilevare intorno a questi privilegi e vere e proprie regalie da parte di Stato ed enti locali a favore dei potentati economici privati. Per tacere poi delle oltre 2.700 partecipate (***), molte delle quali hanno più amministratori che dipendenti, come Rete autostrade mediterranee, di proprietà del Tesoro (ha cinque amministratori e quattro dipendenti, di cui tre a tempo determinato). E dunque, parlando di oligarchie, non va dimenticato che tali privilegi e regalie, si trasmettono di generazione in generazione, così come i patrimoni, i quali godono, quanto a donazioni e successioni, della tassazione più favorevole in Europa e tra le più basse del mondo.

(*) Acquistò dallo stato italiano (cioè roba nostra) il 30% della società Autostrade (ora Atlantia) nel 2000 investendo 2,5 miliardi di euro attuali (1,3 di mezzi propri e 1,2 di debito). Il prezzo di mercato delle azioni si aggirava intorno ai 6 euro. Tre anni dopo Benettòn lanciò un’OPA per l’acquisto dell’intera società a un prezzo molto più alto. Il prezzo fu di circa 10 euro per azione, vale a dire che il valore delle azioni acquistate nel 2000 era aumentato di oltre il 40%! Fra il 2000 e il 2009 ha prelevato da Autostrade 1,4 miliardi di dividendi (ovvero profitti dai pedaggi autostradali). Inoltre ha collocato in borsa il 12% della società a un prezzo molto più alto incassando altri 1,2 miliardi. Quindi è rientrato dall’investimento, ha azzerato i debiti e ha in portafoglio una società che vale almeno 3 miliardi di euro. Questi soldi, cioè i nostri soldi, gli servono per investire all’estero e chiudere le manifatture italiane.

Benettòn ha partecipazioni, tra l’altro, in Grandi Stazioni, Aeroporti di Roma, Aeroporto di Torino, Firenze e Bologna. Quindi Mediobanca, Unicredit, Alitalia, eccetera. Non credo proprio che la sua posizione patrimoniale sia nel frattempo peggiorata.

(**) Per le prime 20mila/t di petrolio prodotte ogni anno in terraferma, le prime 50mila/t prodotte in mare, i primi 25 milioni/mc di gas estratti in terra e i primi 80 milioni/mc estratti in mare.

(***) Delle 576 società che fanno capo allo Stato bisogna sommarne altre 5.258 di Regioni, Province e Comuni, più 2.214 “organismi di varia natura”. Consorzi, enti, agenzie, che porterebbero il totale a 8.048. Anche questa è oligarchia, giri di potere.




6 commenti:

  1. ottimo! Un mucchio di informazioni!

    Per quanto riguarda il nostro, che ci ricorda che le oligarchie non sono necessariamente costituite da ricchi, vuole come al solito confondere le acque: ci parli piuttosto di oligarchie che non agiscano nel nome e nell'interesse dei ricchi.
    ciao g

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  2. se l'unione sovietica era destinata a fallire per via del substrato ancora feudale, l'Italia fallisce ancora di più per lo stesso motivo ma da destra. Quindi non fallisce nella sua interezza, ma per frazioni escluse da qualsiasi rappresentazione e rappresentanza, un po' alla volta e naturalmente per difetto e senza parlarne tanto. Gli scampati ogni volta si ricompattano ringraziando Iddio e parlando di "futuro". Non appena sentono la parola "democrazia" si fanno nominare eletti ecc ecc.
    Questo crea delle oligarchie per difetto, "provvidenziali" per così dire, ma non dall'alto, dal basso. La loro politica è tutta "sangue e merda" ebbe a dire Formica. E' tutta pre-politica in realtà. Dal basso risalgono per carattere primitivo, per legami di sangue e tribali solidificati in sterco del demonio. Questo tipo di salvataggio fatto tutto "in casa" non può che farli straparlare di "libberalismo" di "merito", di "capacità" di lotta ai furbetti e ai raccomandati, di tutta la retorica di governo insomma. Lasciando va da sé invariabilmente intoccati i diritti successori, i diritti patrimoniali, i diritti sulle concessioni e i diritti ecclesiastici. La prassi di governo insomma.

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  3. E tutto accade come se niente accadesse in questa parte di mondo divisa e cialtrona. Inoltre, se qualcuno si azzardasse a pronunciare la parola "esproprio" è sicuro che sarebbe tacciato come stalinista.

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  4. ma perche' non credere nelle "virtù del mercato" quando adesso con le privatizzazioni si può andare in autostrada scegliendo sempre quella con il miglior rapporto qualita' /prezzo ... 😁
    ws

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  5. Anni fa era stato reso pubblico un elenco di cosiddetti 'Enti inutili'con le loro finalità aziendali e i relativi componenti di cda e consiglieri.Tutto tace.

    I privilegi delle major non sono condivisi da chi abbia l'intenzione di aprire picccole attività
    definite oggi startup.I labirinti amministrativi e la normativa ermeneutica danno origine a continui posti di blocco che non so se definire gabelle o taglieggiamenti.
    Se parliamo di liberismo,e'un liberismo a doppia velocità.

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