Ho scritto questo post il giorno di Natale, perciò sarebbe estremamente scortese non leggerlo.
Non è che il mondo fosse un luogo pacifico e armonioso il 19 gennaio 2025, il giorno prima dell’insediamento di Donald Trump, il pacificatore inesistente. Conflitti e guerre sono in gran parte causati dai grandi spostamenti tettonici nell’equilibrio di potere globale. Possiamo dunque dire che dal 20 gennaio 2025, il mondo è stato esposto a diversi shock e sconvolgimenti aggiuntivi provocati in gran parte dal barone delle criptovalute che vive alla Casa Bianca, utilizzando per esempio la frusta doganale, che sta facendo sprofondare l’Europa ancora più in profondità nella crisi.
Spostamenti tettonici: energia a basso costo dalla Russia, mercati inesauribili in Cina e altrove, facile sostegno da parte della macchina militare statunitense, sono tutti fattori di un modello che è saltato, che ha raggiunto i suoi limiti storici, tra i quali anche quelli geografici, come ha segnalato sia Putin e sia, per altri versi, Trump.
Non c’è accordo europeo sul carbone/acciaio, non c’è unione europea, non c’è moneta comune, non c’è nulla di nulla che possa risolvere le contraddizioni immanenti del capitalismo (chi l’ha creduto in buona fede è un illuso, gli altri sono dei fetenti).
Ciò che, tra l’altro, sollecita la mia attenzione è il fatto, ovviamente non casuale, che si stia disperatamente cercando di rendere l’arte (!) di uccidere appetibile ai giovani, per mascherare la totale mancanza di visione e di idee dei nostri cari leader politici (salvo non siano idee e progetti favorevoli al “libero” mercato).
Il vecchio Occidente transatlantico è in un declino a medio-lungo termine – l’UE più degli Stati Uniti. La Francia soffre un inesorabile declino (aggravato dai riverberi allogeni della colonizzazione), come del resto l’Italia (declino economico e sociale aggravato dalla questione demografica).
Per decenni ci hanno ripetuto che lo stato sociale è troppo gonfio, troppo lento, troppo costoso, e che l’era degli aiuti ai pigri deve finire. Chi più e chi meno, s’è creduto fosse vero. Così il welfare pubblico ha subito la sorte del carciofo. Rendere il lavoro più economico e quindi aumentare il plusvalore assoluto era e resta l’obiettivo di tali richieste. Poi piangere sull’inverno demografico di cui sopra.
Quanto alla Germania, ossia il capitale tedesco, le cose dell’economia non vanno diversamente dal resto dell’Europa. L’unica opzione rimasta è quella che conosce meglio da una prospettiva storica: un’azione aggressiva e autonoma. Non c’è altra ragione per la propaganda guerresca e il massiccio riarmo tedesco.
Chi detiene il potere non ha risposte sul domani, se non il riarmo, la guerra e la morte. Il declino dell’economia stessa farà sì che le caserme si riempiano, poiché un numero significativo di settori d’importanza sistemica non reggono più; sono in ballo milioni di posti di lavoro, ad esempio nella produzione automobilistica, ma non solo.
L’economia della Cina sta superando sempre di più i paesi del G7 in diversi settori merceologici. Il capitale statunitense ha imparato la lezione dopo un paio di decenni di inutili tentativi di contenere il suo “rivale sistemico” dell’Asia orientale e sta ricorrendo ai metodi consolidati da grande potenza imperiale.
In vista del redde rationem con Pechino, è indispensabile tener in ordine il cortile di casa, tenendovi, per quanto possibile, lontana la Cina: una delle prime misure dell’amministrazione Trump è stata quella di tentare di strappare il controllo di due porti sul Canale di Panama all’influenza di una società di Hong Kong; a oggi, non ci è riuscita. Quindi la sottomissione dell’America Latina e la distruzione di Cuba, senza escludere l’imminente guerra calda contro il Venezuela.
I veri regali per il 2026 sono, per esempio, i giganteschi ordini che i governi di mezzo mondo hanno affidando all’industria bellica. Oppure i 428,3 miliardi di dollari in obbligazioni (cioè debito) emessi dalle aziende tecnologiche globali.
Diceva un tale, molto tempo fa, che il limite al capitale è il capitale stesso. Il barbuto di Treviri, ecclissato dalla scena mediatica, vedrete che tornerà in auge. Al modo che ne fanno solitamente i furbi e i farabutti, che sono forza mediatica prevalente.







