In ogni foto, di qualunque consesso internazionale, Meloni è ai margini. Per una foto con lei al centro ha bisogno dell’autoscatto. Quelle dove guaisce, gli riescono meglio.
I colloqui tra Stati Uniti e Ucraina presso la Cancelleria di Berlino si sono conclusi ieri
pomeriggio, dopo due giorni. Il governo tedesco, che ha ospitato i colloqui, non è stato
coinvolto nelle discussioni, né lo sono stati gli altri Stati membri dell’UE. Nella sostanza gli
europei hanno fornito il servizio di catering per la cena.
Con la moltitudine di piani, contropiani, proposte e “linee rosse” riguardo a una possibile
fine della guerra in Ucraina, l’unica parte con cui sarebbero necessari negoziati per qualsiasi
progresso, la Russia, è completamente assente dalla trattativa. La Russia vuole chiaramente
negoziare “tra padroni”, ossia con Washington (chi, come Prodi, pensa che la Cina si faccia
coinvolgere, non ha capito nulla della Cina, né della Russia e di tutto il resto).
Domenica, Zelenskyj ha dichiarato la volontà di rinunciare all’adesione alla NATO. Ciò
sarebbe subordinato a garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti, modellate sull’articolo
5 dell’Accordo sullo status delle forze armate della NATO. L’articolo 5 non stabilisce
automaticamente la mutua assistenza. In caso di attacco, gli altri Stati membri interverranno
in aiuto del Paese attaccato in qualsiasi modo ritengano appropriato e opportuno farlo.
Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha affermato che la questione NATO era una
“pietra angolare” di tutti i colloqui sulla fine della guerra; tuttavia, qualsiasi potenziale ritiro
ucraino avrebbe dovuto essere dichiarato giuridicamente vincolante ai sensi del diritto
internazionale. Infatti, che cosa succederebbe se, alle prossime elezioni statunitensi, un
presidente democratico tornasse alla Casa Bianca e ribaltasse la situazione? Putin non è credulone come Gorbaciov.
Peskov ha affermato che il presidente Putin sarebbe pronto per la pace, ma non è interessato
ad “alcun trucco mirato esclusivamente a guadagnare tempo e creare tregue artificiali e
temporanee per l’Ucraina”. Infatti, ha appena ordinato alle sue truppe di continuare
l’”operazione speciale” fino al raggiungimento di tutti gli obiettivi politicamente definiti.
Il generale russo responsabile del settore settentrionale del fronte ha riferito che erano in
corso dei preparativi per intensificare gli attacchi nelle regioni di Sumy e Kharkiv. Si tratta
di regioni che, secondo tutte le versioni note del piano Trump, dovrebbero essere restituite
all’Ucraina. Pertanto, un’offensiva non avrebbe senso se fossero stati stipulati accordi
precedenti. Al contrario, la comunicazione della Russia è un messaggio alla controparte:
finché non si raggiunge un accordo su tutto, non si raggiunge un accordo su nulla. Non
siamo interessati a soluzioni parziali.
Posto che si stia andando davvero verso la pace (personalmente non lo penso, la UE non vuole riconoscere la sconfitta), si andrà verso una nuova Yalta. Se l’Ucraina ha perso la guerra, la UE ha perso la
faccia per sempre. Ha perso l’occasione di stabilire un asse strategico con la Russia, e col
voltafaccia trumpiano diventa solo una bandierina al vento. Perciò gli ultra liberali europei
si stanno agitando freneticamente e ruggendo come tigri. La loro pelle finirà come zerbini.
Purtroppo assieme alla nostra.