giovedì 18 settembre 2025

Quel leninista di Bersani

 

L’altra sera, durante una sessione di karaoke televisivo, Pierluigi Bersani cantava: la lotta ideologica è la lotta più importante. La canzone diceva che l’ideologia è dura quanto il marmo. Peccato che questo genere di consapevolezze bersaniane arrivi sempre con qualche lustro di ritardo.

Scrivevo il 2 dicembre 2014:

«Nel materialismo dialettico, partendo anzitutto da Marx ed Engels, c’è la possibilità di legare positivamente insieme critica e pratica antagonista. Per quanto ci riguarda, bisogna capire bene che la lotta ideologica è una determinazione essenziale della lotta di classe, senza di essa non c’è teoria, e senza teoria e sviluppo della stessa non c’è organizzazione pratica.»

Il 30 settembre 2022:

«Lotta ideologica significa far comprendere che le nuove forme in cui si esprime sia il capitalismo e sia lo Stato, ci fanno tutti schiavi nella stessa caverna, e che fermare la guerra dipende da noi, dalla nostra mobilitazione. Solo sulla base di questa opposizione di massa comincerà a operare anche il principio strategico della fase successiva.»

Il 14 settembre 2023:

«Proprio non si vuol capire che la lotta ideologica è la forma di lotta più importante nella nostra epoca. La grande borghesia l’ha capito da tempo e il “pensiero liberale” questa guerra l’ha stravinta. Non è semplicemente una lotta tra destra e sinistra, come sostiene Pierluigi Bersani nelle sue recidive televisive nel disperante tentativo di rintracciare i favori di un elettorato che però è ormai lontano.»

Il 1° maggio dell’anno scorso:

« [...] ripeto per l’ennesima volta, la lotta ideologica è la lotta più importante. Non per far cambiare idea ai padroni e ai loro mantenuti (impossibile), ma per far uscire noi dalla caverna nella quale ci tengono incatenati con le loro bugie e i pregiudizi ripetuti continuamente e che creano dei bias cognitivi.»

Della lotta ideologica non c’è stata più traccia, non solo dopo il 1989, ma già da prima. Chi arriva tardi, la storia lo punisce. Ebbe ad accorgersene Gorbacev, ma qui da noi tale consapevolezza è mancata totalmente. Anzi, si è passati dall’altra parte della barricata!

Il tempo in cui viviamo dimostra bene che era un’illusione pensare che lo scacco fosse solo dei comunisti, ivi compresi i comunisti del PCI e i lacerti che gli sono succeduti. Un errore esiziale aver pensato che fosse tutto da buttar via, esecrando le idee di rivolta e restando indifferenti, quando non segretamente compiaciuti, al prezzo che la globalizzazione capitalistica faceva pagare a tanta parte dei lavoratori delle metropoli.

Penso che la fine del mondo sia già avvenuta. Il mondo di ieri, certo. Noi vecchi siamo dei sopravvissuti, per qualche tempo ancora. Poi di quel mondo di ieri non resterà più alcun testimone. Nostalgia del passato? Leggo che in Francia il nuovo governo ha annunciato il divieto di vendita, dal marzo prossimo, delle sigarette in bustina (*).

Più che di nostalgia canaglia direi si tratta della amara constatazione delle tante occasioni perdute e del fallimento di chi quelle occasioni volle perderle per inseguire il sogno di poter mettere assieme tutto ciò che non stava apertamente a destra, così come l’equazione impossibile di conciliare la bulimia dei filantropi del capitale con tutto il resto. Voler colpire le banche e i boss della tecnologia con sempre nuove armi letali contro l’ingiustizia fiscale, per esempio, per poi scoprire che sono pistole ad acqua.

Oppure cavalcare la faccenda dell’immigrazione ventilando la “regolarizzazione dei flussi”. Scavalcati a sinistra ancora una volta dai fascisti: dopo i 450mila del triennio 2023-2025, il governo ha varato a giugno scorso il nuovo decreto flussi che stabilisce 164.850 quote per il 2026, 165.850 per il 2027 e 166.850 per il 2028.

Eccetera, eccetera, eccetera, come direbbe l’anima in pena di Cacciari il Massimo.

(*) Noi ci siamo presi avanti: il sedicente ministro Francesco Lollobrigida ha firmato un accordo con la Philip Morris Italia per sostenere la filiera del tabacco nazionale, in particolare la coltivazione del tabacco Kentucky. In attesa di vietare il fumo anche nel cesso di casa nostra.

martedì 16 settembre 2025

[...]

 

Pensavamo che la nascita d’Israele avrebbe lavato via la nostra colpa. Era facilmente prevedibile che il sionismo avrebbe trasformato i palestinesi nelle sue vittime e la Palestina in un territorio da colonizzare integralmente. Gli ebrei non hanno mai considerato la popolazione araba come abitante di quella terra, nonostante vi avesse vissuto per così tanto tempo. Come potrebbero gli ebrei vivere il mito della loro origine, sentirsi definitivamente a casa loro quando la popolazione palestinese sfollata e colonizzata vive tra loro o ai loro confini immediati, manifestando costantemente la sua presenza? Gli ebrei hanno capito che quella terra non sarebbe mai stata veramente loro a causa della presenza di questo popolo. Hanno costruito muri di separazione, recinzioni, filo spinato, posti di blocco, ma era sempre più difficile per loro sentirsi a casa propria. E allora bisognava rimuovere il “problema” alla radice. Spostare, cancellare le tracce e la memoria di coloro che sono stati uccisi e vengono cacciati.

Oggi i sionisti hanno gettato definitivamente la maschera e stanno completando l’opera. Nessun ebreo (non solo i sionisti) potrà più dirsi innocente di fronte ai palestinesi. Nessuno di noi potrà più dirsi innocente di fronte a quanto è accaduto e sta accadendo in Palestina. Non è questione che riguarda la destra e l’estrema destra. Ci siamo dentro tutti, ebrei e non ebrei, di qualunque colore e sfumatura politica. Nessuno di noi può davvero vantare una coscienza pulita, anche quelli che hanno la certezza di essere sempre dalla parte giusta. Complici del massacro di una popolazione inerme. Nel caso non piacesse il termine genocidio, si chiama pulizia etnica. Un massacro annunciato e reiterato in modo meticoloso, cibernetico e freddo. Ci siamo fatti prendere in ostaggio da dei criminali di guerra tra i più turpi, che non rispondono al nome del solo Netanyahu, dei componenti razzisti del suo governo, dei generali e dei soldati dell’esercito con la stella che equivale a una svastica. I loro complici diretti, i loro fornitori di armi, munizioni ed equipaggiamenti, i loro sostenitori ad oltranza sono anche a Washington, Bruxelles, Londra, Parigi, Roma, Berlino, eccetera.

Un nuovo Bottai

 

Gli intrattenitori stanno tornando alla spicciolata dalle lunghe vacanze, dunque basta con i temi estivi: troppo caldo, caro ombrellone, intossicazioni alimentari e bombe su Gaza. Esperti nel rilevare che i salari sono troppo bassi e il carrello della spesa ...

L’anno scolastico è iniziato alla grande. Sotto il segno della epocale riforma che vieta l’uso dei microtelefoni a scuola. Una misura che parrebbe di buon senso, che troverà il consenso di molti genitori, compresi i furiosi che, per aver dato alla luce dei somari cyberpunk, strangolerebbero gli insegnanti.

Un Valditara che passa per essere un Bottai (e ho detto tutto). Per il resto il potere di continuare a esistere gestendo la cosa pubblica con miopia, grettezza e insolenza, ma soprattutto come fosse un patrimonio privato, elargendo incarichi e relativi cospicui stipendi ai fedeli e ai parenti, meglio ancora se mediocri, ottusi e cialtroni, aprendo loro le strade della carriera e del successo.

Lo si faceva anche in antico, ma in modo così sfacciato e con tale protervia? Me li ricordo i democristiani e i craxiani, e non solo loro. Ma tutti, dico proprio tutti, così mediocri, ottusi e cialtroni come adesso? Del resto che senso avrebbe preferire quelli a questi? E i cosiddetti governi tecnici? Puro prodotto della tecnocrazia e dei magnaschei liberal.

Ammetto di avere molta curiosità per le percentuali di votanti alle prossime regionali. La mia misantropia sta raggiungendo livelli preoccupanti.

lunedì 15 settembre 2025

Ostaggi del regime

L’ineffabile quotidiano Repubblica, organo del sionismo, dell’atlantismo e di altre sconcezze, ci informa che l’oblast di Leningrado (re)esiste ancora, adombrando il fatto che c’è qualcosa di maledettamente sovietico che ancora incrosta la Russia. Motivo per il quale la guerra in corso è santa e giusta. Tanto più se ad essere colpite sono le ferrovie russe da sabotatori ucraini. Salvo un anno un attimo dopo (nell’occhiello dello stesso articolo), quando ad essere colpite sono le ferrovie ucraine, denunciare “la violata sacralità delle ferrovie”.

Il 28 agosto è entrato in vigore in Ucraina il decreto governativo n. 1031 del 26 agosto 2025, che autorizza l’espatrio degli uomini di età compresa tra 18 e 22 anni. In precedenza, dall’inizio della guerra, il 24 febbraio 2022, solo gli uomini di età inferiore ai 18 anni e superiore ai 60 anni potevano lasciare il Paese. Alla frontiera, devono presentare un passaporto e un documento con i dati di registrazione militare aggiornati, in formato cartaceo o digitale. La maggior parte della popolazione maschile, di età compresa tra 23 e 60 anni, rimane ostaggio del regime di Kiev.

Tale concessione dipende dalla possibile imminenza delle elezioni, e dalla volontà di liberarsi degli studenti che un mese fa costituivano la base sociale che ha promosso le proteste di massa contro la corruzione, l’inasprimento delle pene per i renitenti, i disertori e altre quisquiglie.

Intanto, venerdì scorso, sono iniziate le esercitazioni militari su entrambi i lati del confine esterno della NATO nei Paesi Baltici. Mentre Russia e Bielorussia lanciavano la loro esercitazione congiunta Zapad 2025, in Lituania è iniziata la serie di esercitazioni Quadriga dell’alleanza occidentale, con una significativa partecipazione delle Forze Armate tedesche. Prima o poi succederà qualcosa di irreparabile, e prima o poi Repubblica scriverà che bisogna ripristinare la leva militare.