A Walter, in ricordo
Venite, giovani virgulti, a lavorare in fabbrica. Il
lavoro in fabbrica non è schiavitù, non è sfruttamento. Ve lo dice Dario Di Vico, che di mestiere non fa l’operaio, ma il giornalista. Ha studiato
sociologia lui, e queste cose le sa per certe. La fabbrica non è più quella di
una volta, non si muore più di Pvc o di asbesto, e bisogna avere una gran sfiga
per finire bruciati alla Thyssen. Quanto ai padroni, esistono ancora, ma ora si
servono dei cosiddetti chief executive officer,
all’americana. I quali guadagnano in un anno esattamente quanto un operaio.
Quanto un salario operaio di tutta una vita, però.
Avrete una vita avventurosa. In questa stagione, per esempio, partirete di casa con il buio e vi ritornerete quando è buio di nuovo. La vostra vita, per almeno 2.228 settimane, la passerete piacevolmente dentro un capannone industriale. Ma potrebbe anche andarvi meglio di così, se siete turnisti. In tal modo, mentre Dario Di Vico e quelli come lui dormono e scoreggiano tra le lenzuola, voi di notte lavorerete e però alle sei del mattino avrete tutta la giornata libera davanti a voi. Una figata, credetemi.
L’operaio è libero di vendere se stesso pezzo a
pezzo. Egli si mette all’asta per 8 ore della sua vita, ogni giorno, al migliore
offerente, al possessore delle materie prime, degli strumenti di lavoro e dei
mezzi di sussistenza, cioè ai capitalisti. Libero perché non appartiene a un
proprietario, ma 8 o 10 ore della sua vita quotidiana appartengono
a colui che le compera. L’operaio abbandona quando vuole il capitalista al
quale si dà in affitto, e il capitalista lo licenzia quando crede (grazie Renzi
e compagnia bella), non appena non ricava più da lui nessun utile o non ricava
più l’utile che si prefiggeva.
Lavorerete forse per un’ora per voi, il resto lo
regalerete al capitalista. Pagherete le tasse, fino all’ultimo centesimo, come dicono sia giusto, mentre il capitalista potrà eluderle comodamente e pagarle solo in
parte. Lui riceverà i contributi per aver comprato, pezzo a pezzo, la vostra
vita. Voi con le vostre tasse pagherete questi stessi contributi. L’ordinamento
del diritto borghese è cosa meravigliosa, ci sono voluti secoli per
perfezionarlo in modo da farlo apparire "democratico" cancellandone gli aspetti più desueti.
L'ordinamento giuridico borghese considera — sotto il
profilo formale — il proletario “libero”, mentre il sistema economico borghese
ne fa — di fatto — una sorta di schiavo. Il lavoratore salariato è, per così
dire, “libero di essere schiavo”. E, del resto, questa sua condizione di
completa subordinazione economica è sancita da quello stesso ordinamento
giuridico borghese che, mentre tutela solo formalmente la “libertà” e la
“uguaglianza” dei cittadini, disciplina, nella sostanza, attraverso la tutela
della proprietà privata, la disuguaglianza.
Voi, cari operai, la cui sola risorsa è la vendita
del lavoro, non potete abbandonare l’intera classe dei compratori, cioè la classe
dei capitalisti, se non volete rinunciare a una dignitosa esistenza. Tuttavia, il vostro
lavoro non è volontario, bensì forzato, è lavoro costrittivo. Invece lo chief executive officer non appartiene a
nessuno in particolare, ma alla borghesia, alla classe borghese; ed è affar suo
disporre di se stesso, cioè trovarsi in questa classe borghese un compratore.
Quando vi ritroverete senza un lavoro perché la "vostra" fabbrica ha chiuso, scoprirete che le vostre vite erano esposte sul tabellone mondiale delle quotazioni di borsa, dove sono i comandamenti del Dio capriccioso che regna sui mercati a decidere delle vostre/nostre vite e di quelle dei vostri/nostri familiari. Del resto la disoccupazione non fa altro che rendere più a buon mercato la merce lavoro.
Quando vi ritroverete senza un lavoro perché la "vostra" fabbrica ha chiuso, scoprirete che le vostre vite erano esposte sul tabellone mondiale delle quotazioni di borsa, dove sono i comandamenti del Dio capriccioso che regna sui mercati a decidere delle vostre/nostre vite e di quelle dei vostri/nostri familiari. Del resto la disoccupazione non fa altro che rendere più a buon mercato la merce lavoro.
Gli economisti, gli speculatori di Borsa, certi giornalisti e le altre tenere canaglie del capitale, poiché sono mantenuti con il
lavoro degli operai, hanno tutto l’interesse di magnificarne l’obbligo, la sua utilità sociale, il suo contributo al benessere della collettività, così
come non mancano mai di magnificare l’inutilità lucrativa, di incoraggiare a
produrre ciò che di più vano si può vendere e acquistare avendo l'illusione di scegliere liberamente. Del resto questo è il periodo dell’anno
per eccellenza per la profusione di detriti avvolti in confezioni di prestigio,
a cominciare dai loro libri del cazzo.
Eccetera, eccetera, eccetera.
Post magnifico!
RispondiEliminaC'è sempre qualche problemino con la "differenziata" però 😀
Buona giornata
"differenziata" ??
EliminaNel post precedente si legge: Dei miserabili che non hanno mai avuto l’onestà di vuotare il secco per davvero.
EliminaDi vuotare il sacco semmai, e non il secco (umido-secco=raccolta differenziata).
Nel presente post si legge: I quali guadagno in un anno esattamente quanto un operaio.
Guadagnano, e non guadagno.😉
P.S: grazie per aver scritto questo post.
sì c'è un refuso, grazie. ciao
Eliminacampare vendendosi è cosa che conforma a sè tutta l' esistenza, non solo le ore in cui si noleggia il proprio tempo di vita
RispondiEliminacentralizzare capitali senza concentrare il lavoro è stata la strategia vincente, almeno da questa parti, mentre al contrario le altre classi dimostrano un innata coscienza del proprio posto rispetto al capitale e quindi al supporto su cui si reggono: il lavoro altrui (fosse anche quello svolto in bangladesh, come ben sanno quelli del tessile italiano)
tocca pure stare a sentire che il lavoro dà dignità: la dà per un pò quando sei alla frutta, poi è pure peggio
è vero, lo schiavo è schiavo in tutto, già nella psiche
Eliminasì, dove la psiche è l' oggettività sociale che si riproduce disegnandola almeno nelle sue linee più ampie.
Eliminauna dinamica necessaria a scovare incessantemente il sacro graal del valore.
per questo la totalità capitalista risulta, per certi versi, più avvolgente e sociale che mai: ne ha un disperato bisogno
Provvedere alle PROPRIE e REALI necessità con il PROPRIO lavoro è il modo più dignitoso di vivere.
EliminaQuello che è invece indegno è la crescente condizione di " schiavitù da necessità" in cui una parte sempre più grande del genere umano è costretta a farlo; e questo purtroppo in gran parte ANCHE per SUA colpa.
ws
si faccia una domanda e si risponda
EliminaA parlare ed a magnificare, nonché a legiferare sul lavoro salariato, è sempre gente che con esso non ci ha mai avuto a che fare. Gente che è sempre stata alla larga da esso. Mica so fessi! I fessi sono gli schiavi del salario, che chiedono più diritti a questi magliari.
RispondiEliminaCome è quel passo nel Manifesto di Marx? "Chi non lavora guadagna, e chi lavora no".
Buona serata
Questo post è il miglior biglietto d'auguri che si potrebbe donare alle torme di disoccupati, precari e frustrati tutti del Capitale.
RispondiEliminaLa cosa buffa e tragica al contempo è che, in prima battuta, si rischia di essere mandati a quel paese.
normale conseguenza
EliminaChiedo venia per l'errata consecutio temporum del precedente post, ma scrivevo in viaggio
EliminaSostituisco quel "potrebbe" con "possa".
siamo tutti peccatori, anche quando non siamo in viaggio
Elimina