giovedì 7 giugno 2018

Sarà una lunga estate calda



Non sono fascisti; non sono rivoluzionari; sono dei reazionari confusionari, degli analfabeti e dei balordi perdigiorno. Sono meravigliati dalla polvere di autorità che gli tocca in sorte, tuttavia sono dei robottini troppo rustici per poter gestire in reale autonomia anche solo un piccolo ruolo di potere.

Che non possiedano una visione complessiva dei problemi e delle loro cause non deve stupire poiché nemmeno altri possiedono una visione delle cose che vada oltre ai quattro o cinque concetti grossolani che ripetono da decenni inseguendo i loro sogni pornografici.

Siamo stati colpevoli di un riformismo che dava tutto a tutti, soprattutto a certi ceti e gruppi sociali per il solito gioco elettorale. Siamo ora in gran parte vittime di un criminale laissez-faire che ha creduto, per calcolo e/o per stupidità, che il capitalismo avesse mutato pelle.

Il risentimento e la rabbia sociale sono il prodotto di queste circostanze, cioè il risultato di una lunga storia, non di alcuni fatti sporadici e accidentali. È precisamente questo stato di fatto che incita l’impostura politica a mettere fuori la testa, ad uscire allo scoperto, come sempre in simili frangenti.


Sarà una lunga estate calda, i primi frutti verranno in autunno e li gusteremo in un lungo inverno. La primavera sarà solo un’illusione.

7 commenti:

  1. Bentornata. Quanto mi sei mancata.
    Marco.

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  2. Aspettiamo e vediamo. Però, ricordiamoci sempre la strada che ci ha condotti fin qui; per come stiamo combinati, i reazionari ignoranti potrebbero perfino non fare nulla di nulla, e questo rappresenterebbe già un miglioramento rispetto al peggioramento costante degli ultimi decenni.
    Esempi di qualcuno che, in questo secolo, abbia gestito in REALE autonomia qualsiasi cosa?

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  3. Quanti vituperi! Ma sono ragazzi! Che cosa dovrebbero o potrebbero fare in un mondo che avrebbe bisogno di Ercoli, nel corpo e nella mente, per essere trattenuto dal cadere nel precipizio delle crisi economiche e delle guerre? Da parte mia so che cosa fare: questo commento nel tuo blog è proprio l'ultima parola che spendo per la politica nazionale e mondiale.

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    1. lasciamoli lavorare:
      https://phastidio.net/2018/06/12/a-quota-100-ce-fame-e-freddo/

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  4. Grazie le previsioni meteorologiche (anticipate di un anno!). Invio, per aprire un dibattito, dieci tesi sulla fase politica.
    1) il populismo è intrinsecamente reazionario, perché promuovendo gli interessi economici di una determinata frazione della borghesia, a cui subordina quelli delle classi subalterne mediante un ‘mix’ di concessioni limitate e di demagogia nazionalista, fa leva non sul fattore di classe (= conflitto verticale e blocco progressivo) ma sulla nozione interclassista di popolo (= conflitto orizzontale e blocco neocorporativo): ciò implica che non esista una variante genetica 'di sinistra' di questo ircocervo e, se qualcuno si illude che esista, mi dispiace per lui ma è quella che, 'mutatit mutandis', si incarnò, se non nelle SA di Römer e di Strasser, nell’ideologia e nell’azione di Nicola Bombacci, ex socialista, ex comunista, fascista e repubblichino, nonché estensore della Carta di Verona;
    2) il populismo converge pertanto, sul piano ideologico, economico e sociale, con la concezione fascista, rispecchiata, in una certa misura, dal linguaggio ibrido del governo Di Maio-Salvini, che è, ad ogni modo, un governo di estrema destra;
    3) il populismo è aliorelativo all’europeismo, che gli ha spianato la strada e di cui costituisce l’altra faccia (i riconoscimenti elargiti da Salvini a Minniti sui temi della sicurezza e dell’immigrazione, così come al governo Gentiloni per le politiche del lavoro lo attestano inequivocabilmente): l’uno genera, alimenta e riproduce l’altro (il paradosso si spiega tenendo conto che sono entrambi al servizio di un’unica classe, anche se esprimono gli interessi di due frazioni confliggenti di essa);
    4) il populismo, come dimostrano le misure fiscali e lavorative che propone (l’introduzione della regressiva e antipopolare ‘flat tax’ e il ripristino dei ‘voucher’), si atteggia ad ‘amico’, ‘avvocato’, ‘difensore’ del popolo, ma è in realtà un ‘falso amico’ del proletariato, un rappresentante della piccola e media borghesia reazionaria e un vassallo, ancorché riottoso e instabile, della grande borghesia;
    5) se quanto precede è esatto, ne consegue che i sintagmi di “sinistra patriottica” (Leonardo Mazzei) e/o di “patriottismo laburista” (Giulio Sapelli) sono, nella fase attuale, lustre che coprono ben altra mercanzia (= fascistizzazione).

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  5. Naturalmente, era da leggere: "Grazie per...".
    6) in un regime capitalistico e in un contesto inter-imperialistico non esiste un ‘interesse nazionale’ in cui la classe operaia possa riconoscersi, l’unico interesse imposto e prevalente essendo quello della borghesia imperialista;
    7) donde consegue che non esiste (e, anche se esistesse, non va appoggiata) una ‘borghesia nazionale’ e che, pertanto, occorre escludere l’uso fuorviante di espressioni come ‘colonialismo’ e ‘sovranità nazionale’ applicate alle vicende interne della UE: ‘questa’ Europa è stata infatti voluta dalle classi dominanti di ciascun paese aderente (basti pensare che l’inserimento nella Costituzione del pareggio di bilancio, intangibile dogma liberista, è stato approvato con una maggioranza quasi assoluta);
    8) pertanto, chi indica come bersaglio da colpire la Germania della Merkel (come se la Francia di Macron fosse una vestale illibata), oltre a sbagliare mira politica, fornisce all’arciere che tiene sotto tiro l’intero continente, cioè agli USA del fascista Trump, la freccia con la quale mantiene la sua minaccia (solo in Italia 40 basi militari e 90 testate nucleari del tutto al di fuori di ogni controllo da parte del governo);
    9) il modo in cui si pone il tema della lotta per la sovranità nazionale deriva per i comunisti dalle indicazioni contenute nell’articolo di Lenin Sulla parola d’ordine degli Stati Uniti d’Europa, ove l’obiettivo della lotta per la sovranità e l’indipendenza nazionale acquista un contenuto politico e sociale avanzato in un processo rivoluzionario guidato dalla classe operaia e dai suoi alleati (gli strati salariati non produttori di valore): processo che, vigendo la legge economica dello sviluppo ineguale, può nascere anche nel quadro del polo imperialista europeo, di cui l’Unione Europea è il braccio economico-finanziario e la Nato il braccio politico-militare;
    10) il governo Di Maio-Salvini nasce da una crisi politica dirompente e ne prepara altre, sia all’interno sia a livello internazionale: è quindi fondamentale e vitale per la sinistra di classe prepararsi a sfruttarle per contrastare la spinta reazionaria e populista e tenere aperta la prospettiva della lotta per la democrazia e il socialismo.


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