La crisi attuale non è solo il prodotto delle stravaganze cervellotiche di Donald Trump. Egli è la personificazione di tendenze e contraddizioni che si accumulano da decenni. E anche la crisi del dollaro e del sistema finanziario che regge su di esso è una crisi dell’intero sistema capitalista, che non ha via d’uscita.
Altra questione fondamentale: non esiste nessun’altra valuta che possa svolgere il ruolo internazionale del dollaro.
Non l’euro, poiché la quantità di attività denominate in euro è del tutto marginale rispetto a quella dei mercati dei capitali statunitensi. Non la valuta cinese, non potendo fluttuare liberamente e mancando di mercati dei capitali vasti e liquidi. Non un sistema multivalutario, che non dà garanzie di univocità e trasparenza, che provocherebbe una corsa caotica fuori dal dollaro facendo precipitare l’economia mondiale in una crisi anche peggiore di quella degli anni Trenta.
L’unica alternativa potrebbe essere quella di un ritorno all’oro, che ha raggiunto 3500 dollari l’oncia, ma ciò significherebbe un crollo degli asset finanziari e della montagna di credito basata sul dollaro statunitense, cosiché il sistema non avrebbe la liquidità internazionale da cui dipende e si scatenerebbe una depressione globale catastrofica.
Negli anni Trenta non esisteva un mezzo di pagamento internazionale universalmente riconosciuto, a parte l’oro, e il mondo si fratturò in blocchi rivali, che contribuirono in modo non trascurabile a creare le condizioni per la guerra.
Oggi un mondo multipolare sta per riprodurre quelle condizioni in una forma ancora più esplosiva. I motivi apparenti dei conflitti locali possono essere i più vari, così come le tensioni tra le grandi potenze nucleari, ma alla base di tutto c’è sempre e comunque la lotta per il dominio economico.
Storicamente l’unica soluzione è stata la guerra, il fascismo, la depressione e la devastazione sociale. Il conflitto armato tra grandi potenze non è mai da escludere. Gli esiti sarebbero apocalittici. Quanto a fascismo, depressione e devastazione sociale, sono già parte del nostro presente e lo diventeranno sempre di più nel prossimo domani.
L’ideologia delle classi dominanti, l’illusione liberale e riformistica, ha tutto l’interesse nel far credere che non esista alternativa al capitalismo e al sistema degli Stati-nazione. E ha buon gioco nel fatto che quello che è passato come comunismo si sia rivelato un rimedio peggiore del male.
Dunque, che fare? Anzitutto evitare alcuni errori abbastanza tipici: quello di pensare ad un socialismo o comunismo (che dir si voglia) come variante sostanziale del capitalismo; di credere in una ricetta pronta all’uso quale frutto teorico di un individuo o di un piccolo collettivo; illudersi che un rivolgimento sociale di tale portata possa esaurirsi nell’arco di una generazione.