Che cos’è l’occupazione israeliana della Cisgiordania? Anzitutto va detto che “Cisgiordania occupata” è il termine usato nel diritto internazionale. Essa è presente 24 ore al giorno e si concretizza in vari modi, con la distruzione di case, lo smembramento di un’intera società e con 800 posti di blocco che controllano ogni spostamento, qualsiasi movimento. Appena possa apparire sospetto, e a ciò basta un nulla, gli israeliani sparano. Sparano per uccidere: uomini, donne, bambini.
Ogni città palestinese sembra un’enclave isolata dalle altre città: appena la si lascia, si incontrano posti di blocco, soldati o coloni. Un medico che presta servizio a Nablus e Ramallah ha impiegato quindici ore per spostarsi da una città all’altra, nonostante la distanza di 60 km, perché il checkpoint era chiuso.
Ecco spiegata la paura delle donne incinte di rimanere bloccate a un checkpoint quando stanno per partorire. E c’è ancora chi, qui da noi, ha la faccia di negare sia vigente un sistema di apartheid!
La vita quotidiana dei palestinesi include anche la distruzione repentina delle abitazioni. È sufficiente che gli israeliani siano convinti si tratti di case di “terroristi”. Era già così, ma oggi la distruzione è totale e sta accelerando dal 7 ottobre. A Gerusalemme Est, il comune presume che queste costruzioni siano illegali perché questa parte della città è stata annessa da Israele. Ma il diritto internazionale considera questo territorio appartenente ai palestinesi. L’obiettivo dei sionisti è fare tabula rasa della presenza palestinese a Gerusalemme Est.
Nessuno sa mai quando arriveranno i bulldozer: potrebbero arrivare nei prossimi giorni o tra qualche anno. Le vite di queste famiglie possono essere stravolte da un momento all’altro, creando una grande vulnerabilità. Alcuni bambini vanno a scuola con i loro giocattoli preferiti nel caso in cui la loro casa venga distrutta durante il giorno.
Un processo di disgregazione della società palestinese pianificato a tavolino che si è diffuso in tutta la Cisgiordania. Lo scorso maggio, Israele ha avviato un’operazione di indagine territoriale che faciliterà, ancora una volta, l’espropriazione delle proprietà palestinesi. Allo stesso tempo, lo Stato israeliano sta agevolando con finanziamenti diretti l’acquisto di terreni da parte dei coloni (già il termine “colono” chiarisce, o dovrebbe chiarire, una situazione di assoluta illegalità e di abominio).
Riguardo agli ostaggi israeliani, capisco il dolore delle loro famiglie. Quello che non capisco, tuttavia, è il sostanziale unanime silenzio dei loro e dei nostri media a riguardo dei 3.500 detenuti palestinesi, tra cui 400 bambini, in detenzione amministrativa. Uno status che consente a chiunque di essere arrestato per motivi di sicurezza. Il periodo di detenzione può essere prorogato più volte senza una specifica accusa.
Gli ebrei (oltretutto quelli della nostra epoca!) sono convinti che Dio abbia dato loro quella terra. Non solo sono di ciò convinti, ma ritengono che i palestinesi non meritino di viverci su quella terra. Questo è precisamente il diffuso sentimento antisemita degli ebrei.