domenica 9 marzo 2025

In difesa dei nostri valori ...

 

Non sono molti gli italiani (ma anche i francesi, ...) che sanno chi sono stati i fratelli Ernest e Julio Gallo. Erano figli di due immigrati piemontesi negli Stati Uniti, precisamente in California. All’epoca in cui gli italiani erano chiamati con tono dispregiativo Dagos (dey-goh), considerati dei poveri ignoranti e mafiosi. Un razzismo feroce, tanto da aver scatenato il più grande linciaggio della storia americana, a New Orleans, che costò la vita a decine di italo-americani, i quali venivano strappati dalla prigione dove erano detenuti per una colpa che non avevano e furono impiccati dalla folla in piazza con la complicità della polizia.

I fratelli Ernest e Julio Gallo sono stati (e loro eredi e lo sono tuttora) i più grandi produttori mondiali di vino (anche qualcosa che assomiglia al vino). Quando entrambi erano ancora in vita, la Ernest e Julio Gallo Winery era (ed è) al primo posto nella classifica dei 75 maggiori produttori di vino mondiali. I primi 16 posti di tale classifica erano occupati da aziende californiane. Ma nessuna di esse poteva reggere il confronto con l’azienda dei due fratelli. L’italiana Riunite era al 17o posto, seguita dalla francese George de Bouef. Un altro dei più importanti produttori italiani, Bolla, imbottigliava allora un decimo della produzione Ernest e Julio Gallo Winery. Attualmente gli Usa sono al quarto posto nella produzione mondiale di vino.

Gli statunitensi, in generale, capiscono poco o nulla di vino. Importante è che sia qualcosa di alcolico o di semi alcolico, magari un liquido di un colore accattivante in confezioni seducenti. L’etilismo acuto è un severo problema sociale negli Stati Uniti, trasversale a tutte le classi sociali, cambia solo il prezzo del liquame.

I coloni nel 1770 bevevano in media più di 13 litri di alcol all’anno. Nel 1830, quel numero era raddoppiato e i coloni di età superiore ai 15 anni bevevano 26,5 litri di alcol all’anno. Una persona poteva consumare poco meno di 2 bottiglie di liquore a 80 gradi ogni settimana. Nel 1919, fu promulgato il proibizionismo, con gli esiti che conosciamo.

Secondo l’indagine nazionale del 2023, 28,9 milioni di persone di età pari o superiore a 12 anni (il 10,2% in questa fascia di età) hanno sofferto di disturbi da uso di alcol nell’ultimo anno. La percentuale di persone di età pari o superiore a 65 anni che consumano alcol ogni mese è aumentata del 16% tra il 2002 e il 2019, a causa delle dimensioni della coorte dei baby boomer invecchiati, il numero effettivo di bevitori in quella fascia di età è aumentato dell’80% durante quel periodo.

Ciò detto, prevengo una eventuale e sottilissima obiezione: anche in Russia l’alcolismo costituisce una grave piaga sociale. Vero, ma ora sto parlando degli statunitensi, non dei russi o dei veneti. Del resto è risaputo che il clima più freddo e le minori ore di luce solare aumentano il consumo di alcol (e la cirrosi alcolica). Tenuto conto di questa correlazione, il numero degli alcolisti abituali negli Stati Uniti è fuori scala.

Pare che i soliti cinesi vogliano dedicarsi in proprio alla produzione del vino (penso sia più probabile che rilevino le nostre aziende vinicole). Questo è uno dei tanti sintomi del tramonto della nostra civiltà. Per fortuna abbiamo un ministro che indefessamente difende i nostri valori ... alcolici.

sabato 8 marzo 2025

L'orizzonte strategico europeo

 

Se Trump avesse accettato di preservare gli interessi dell’Europa, Berlino, Parigi e Londra non si sarebbero sentite escluse dal bottino di guerra e avrebbero cercato un accordo con Washington, come dimostrano le continue aperture di Starmer e Macron verso i fascisti della Casa Bianca.

Succede come per il Medioriente. Se in quei Paesi la risorsa principale fossero i datteri, nessuno spenderebbe un dollaro o un euro per farci la guerra e gli arabi vivrebbero in pace, sionismo permettendo.

L’Europa sta cercando disperatamente di far rivivere il Memorandum d’intesa tra l’Unione europea e l’Ucraina su un partenariato strategico sulle materie prime del luglio 2021, come base per il continuo sostegno al regime fascistoide di Zelensky.

L’Europa fa affidamento quasi esclusivo sulla Cina per i suoi minerali strategici. E invece questo memorandum è stato descritto il mese scorso dal Commissario europeo per la strategia industriale, Stéphane Séjourné, dopo i suoi incontri a Kiev, come la fornitura di ventuno dei 30 materiali critici di cui l’Europa ha bisogno” come parte di una “partnership win-win”.

E invece Putin ha avanzato l’idea di una partecipazione di imprese americane allo sviluppo di un polo per la produzione di alluminio nella regione asiatica di Krasnoyarsk. Putin aveva lanciato l’idea di attirare investitori americani, pubblici e privati, per lo sfruttamento delle terre rare, affermando che la Russia ha riserve “significativamente superiori” all’Ucraina, dalla regione di Murmansk nel nord-ovest, al Caucaso nel sud, fino all'Estremo Oriente.

Parlare della fine dell’“ordine internazionale basato sulle regole” e darne la colpa a Trump, prepararsi al perseguimento dei propri interessi imperialisti con la forza delle armi, comporta un conflitto non solo con la Russia, ma anche con l’imperialismo americano. Ed è ciò che si stanno preparando a fare tedeschi, francesi e britannici.

La portata delle ambizioni europee è resa chiara dalle ingenti somme di denaro che vengono disposte per il riarmo, che vanno ben oltre quanto richiesto per i presunti sforzi di interposizione a seguito di un accordo di pace in Ucraina. È in discussione una guerra con la Russia, non per domani, ma in prospettiva.

Questa la sostanza delle cose, il resto sono chiacchiere. Che dire di chi vuole scendere in piazza a sostegno dell’Ucraina? Utili idioti. Ma è tutt’altro che escluso che tra loro ci siano alcuni elementi che sanno bene che cosa fanno e per conto di chi lavorano. Un bel giro di stipendi e di compensi vari.

venerdì 7 marzo 2025

Una mia convinzione

 

Perché c'è la legge marziale, stupido.

Stanno tornando i mostri fantasmi per riprendere la loro follia. Si sente dire con nonchalance: Si vis pacem, para bellum. E sono gli stessi che ad ogni piè sospinto sventolano la costituzione più bella del mondo.

Rimproverano a Trump di aver tolto la maschera d’ipocrisia al conflitto ucraino: dal colpo di stato pro-NATO del 2014 contro il presidente eletto Viktor Yanukovych, il paese è esistito essenzialmente come uno stato cliente sostenuto dagli USA e dalla NATO. Con i finanziamenti e le armi della NATO, l’Ucraina ha condotto una guerra contro la Russia per oltre tre anni, che ha causato centinaia di migliaia di vittime.

Tra la popolazione ucraina e nella classe dirigente ucraina si sta diffondendo la convinzione che Zelens’kyj sia diventato un serio problema dopo il ritorno di Trump alla presidenza degli Stati Uniti. È lo stesso Zelens’kyj che ha vietato ad attori e giornalisti di lasciare temporaneamente l’Ucraina: una volta usciti, non tornavano più. Un sintomo della crisi interna esplicito.

Poco dopo che Trump aveva etichettato Zelens’kyj come un “dittatore senza elezioni”, il parlamento ucraino è stato chiamato a votare una risoluzione a sostegno della legittimità della presidenza di Zelens’kyj. La votazione mirava a rafforzare Zelens’kyj appena prima della sua visita alla Casa Bianca di venerdì.

Tuttavia, nonostante il partito Servo del Popolo di Zelens’kyj detenga la maggioranza assoluta in parlamento (è ancora il vecchio parlamento!), la prima votazione non è passata, raccogliendo solo 218 voti, otto in meno dei 226 voti richiesti.

Il giorno dopo, la bozza di risoluzione è stata infine approvata dopo che l’ex presidente Petro Poroshenko ha annunciato che lui e il suo partito Solidarietà Europea non si sarebbero più opposti alla risoluzione poiché faceva parte di “una legislazione chiave in materia di difesa”.

Vale la pena ricordare che Poroshenko, un miliardario, è diventato presidente dell’Ucraina dopo il colpo di stato del 2014 ed è stato un rivale politico di lunga data di Zelens’kyj. Nelle elezioni presidenziali del 2019, che hanno portato Zelens’kyj al potere, Poroshenko è stato sconfitto.

Quale il motivo di questa decisione di Poroshenko, ossia di votare a favore di Zelens’kyj? Solo poche settimane prima, Zelens’kyj aveva firmato un decreto che imponeva sanzioni a Poroshenko per “alto tradimento” e sostegno a un’organizzazione criminale. Secondo l’agenzia di sicurezza interna del paese, la SBU, che ha guidato l’indagine, le sanzioni sono state imposte perché Poroshenko rappresentava una “minaccia alla sicurezza nazionale, all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina” e la “creazione di ostacoli allo sviluppo economico sostenibile”.

Poroshenko ha risposto alle accuse incolpando direttamente Zelens’kyj affermando: “Ci sono molti complici in questo crimine: l’intero team di Zelens’kyj, il gabinetto dei ministri, che è stato costretto a sottomettersi a una proposta assurda, membri del suo Consiglio di sicurezza e difesa nazionale. Ma il cliente, l’esecutore e il firmatario è uno solo: Zelens’kyj in persona”.

Questo è il clima, questi i personaggi, la lotta tra bande in Ucraina. È per difendere il potere di gentaglia come questa che inviamo denaro e armi in Ucraina, che si decide di riarmare i Paesi della UE per difendersi dalla “minaccia” russa.

Intanto l’amministrazione Trump ha già iniziato a incontrare i rivali di Zelens’kyj all’interno della classe dirigente ucraina. Ho già scritto che se Zelens’kyj non si toglie di torno, non morirà nel suo letto. È una mia convinzione che si rafforza.

giovedì 6 marzo 2025

La notte europea

 

A Lucio Caracciolo, per le sue posizioni sull’Ucraina, è arrivato un pizzino da parte dell’agenzia di stampa ufficiosa di questo regime (nei suoi articolati poteri, anche occulti). Tutto ciò avviene in un clima mediatico che ricorda per certi aspetti quello durante il Covid- 19. Questa volta non c’entra il virus, ma Putin. Come già il virus, Putin è diventato una parolina magica (come Hamas), che tutto giustifica pur di abbattere l’odiato “nemico”.

E noi, come allora, ci rannicchiamo al caldo nella nostra Europa libera e democratica, nel “campo del bene” e guardiamo i “nostri” padrini a Parigi, Bruxelles e Berlino stanziare centinaia di miliardi per una difesa comunitaria e per una forza nucleare europea che non esiste e non esisterà mai. Basterebbero i missili a testata multipla che ha in pancia un solo sottomarino nucleare russo per cancellare l’Europa occidentale dalla carta geografica.

E questo lo sanno bene, lor signori. E allora perché tanto chiasso? Per due motivi: il primo viene agitato come il ricatto morale di Trump, e riguarda in realtà l’infantile egolatria dei leader europei, a partire da Macron (i recessi della sua vita psichica sarebbero da indagare); il secondo ha a che fare con la crisi industriale ed economica anzitutto di Germania e Francia: la corsa al riarmo è la risposta. In attesa di varare carri armati green e apposite colonnine di ricarica elettrica, per tacitare la coscienza ecologista di Ursula Albrecht.

Questa è dunque l’Europa a meno di un minuto dalla mezzanotte.

mercoledì 5 marzo 2025

Alla sinistra della sinistra di Dio

 

C’è molta preoccupazione e partecipazione per la salute del Papa. Una massa di cre ...denti rosicchia i rosari. Peggiori sono solo i quotidiani che ci informano se il Papa ha “dormito bene” oppure se non ha “dormito bene”. Da più di due settimane, i giornalisti addetti ai necrologi sono in attesa di pubblicare i loro articoli, di tesserne lodi sdolcinate, di raccontarci i suoi ultimi rantoli e i pronostici sul suo successore.

Il tutto è coordinato dalla “corte dei miracoli” di Santa Marta e dintorni, dove si studia attorno a un tavolo come fare la pioggia e il bel tempo, come gestire un marketing precisissimo ...

Francesco, il buon gesuita, è considerato il “papa dei poveri”, addirittura un papa di “sinistra”. Perché sì, dal 2013 il trono di San Pietro accoglie uno di sinistra. Almeno questo è ciò che racconta la leggenda metropolitana e mediatica. Non ha forse riconosciuto la responsabilità della Chiesa cattolica negli innumerevoli casi di violenza sessuale e di aggressioni pedofile che costituiscono l’ordinario religioso? Mettiamo le cose in prospettiva: in che cosa concretamente consiste questo “riconoscimento”? Nel dire che il peccato confessato è completamente perdonato!

È vero che, di questi tempi e rispetto ai suoi due predecessori, l’austero inquisitore Rat - zinger e il vecchio reazionario polacco, il gesuita Bergoglio può apparire furiosamente progressista. Ma aver pubblicato un testo intitolato “La gioia dell’amore” (Amoris Laetitia, marzo 2016), o aver detto che la guerra uccide i fiori, che la povertà è terribile e che la natura è la madre di tutti noi, è sufficiente per meritare una tale reputazione? Diamo un’occhiata ad alcune delle posizioni di questo sant’uomo.

Forse è il caso di rammentare che come giovane Superiore dei Gesuiti argentini negli anni Settanta si è schierato su posizioni conservatrici e secondo alcuni persino di tacita connivenza con il regime di Videla. È in prima fila nel condannare la “teologia della liberazione”, bollata da Roma come un pericoloso tentativo di unire cristianesimo e marxismo.

Poi, al dogmatismo della gioventù subentra un cambiamento nelle sue posizioni. In Germania, dove alla fine degli anni Ottanta tenta senza successo di conseguire il dottorato in teologia – di fatto essenziale per ottenere incarichi nella Curia romana – Bergoglio matura l’insofferenza nei confronti della teologia europea di matrice tedesca che giudica troppo concettosa e lontana dai bisogni autentici del popolo di Dio. A Córdoba, dove è inviato come direttore spirituale, sperimenta una forte crisi interiore che lo porta persino a rivolgersi a uno psicologo.

Il frontman dei progressisti, il collega gesuita Carlo Maria Martini, non lo considera adeguato a sostituire Ratzinger nel ruolo: troppo distante dai sottili discorsi teologici con cui si cerca di contrastare il pensiero unico imposto da Ratzinger, troppo privo di spessore culturale per poter imbastire quel dialogo con il laicato intellettuale agnostico o persino ateo che Martini considera essenziale.

L’azione pastorale contrapposta a quella teologica e dogmatica: è su questa polarizzazione che si giocherà lo scontro nel conclave da cui uscirà vincitore Bergoglio, che sancirà nel 2013 la sconfitta della linea ratzingeriana.

Da Papa, per quanto riguarda il diritto all’aborto, è sempre stato clericalissimo: “L’aborto [...] è un crimine. Uccidere una persona per salvarne un’altra, questo è ciò che fa la mafia” (2016). “Nel secolo scorso, tutti erano indignati per ciò che i nazisti stavano facendo per garantire la purezza razziale. Oggi facciamo la stessa cosa con i guanti bianchi” (2018). “L’aborto è un omicidio, i medici che lo praticano sono [...] sicari” (2024).

Per l’omosessualità, invece, c’è effettivamente un po’ di lassismo: “non è un reato”. Deo gratias. Ma resta “un peccato”. Invitato a parlare alle Nazioni Unite a New York nel settembre 2015 sulla lotta alla povertà e ai cambiamenti climatici, il Papa ha colto l’occasione per chiedere all’ONU di riconoscere “una legge morale inscritta nella stessa natura umana, che include la distinzione naturale tra uomo e donna”.

“Una legge morale inscritta nella stessa natura umana”, non fa una grinza. Ma non c’è l’ha con gli omossessuali: “Se una persona è gay e cerca il Signore con buona volontà, chi sono io per giudicarla?”. Tuttavia, nel 2015, si è opposto alla nomina del diplomatico apertamente gay Laurent Stefanini all’incarico di ambasciatore francese in Vaticano. Sul motivo di questo rifiuto, nessuno si lascia ingannare.

Quand’era arcivescovo di Buenos Aires e in Argentina il matrimonio per le coppie omosessuali è stato approvato nel luglio 2010, dichiarava che “L’omosessualità è un demone infiltrato nelle anime” e il matrimonio gay è un “atto di guerra contro Dio”. Più di recente, ha dichiarato: “Ciò di cui abbiamo bisogno è una legge sulle unioni civili: hanno il diritto di essere tutelati dalla legge”.

Ambiguo, perché dal trono di Pietro, il 26 agosto 2018: “Una cosa è quando [l’omosessualità] si manifesta nell’infanzia, ci sono molte cose da fare da parte della psichiatria, per vedere come stanno le cose”. Il giorno dopo, il servizio stampa della Santa Sede ha omessa la parola “psichiatria”. Uno dei suoi funzionari ha dichiarato che questo termine è stato omesso “per non alterare il pensiero del Papa”.

Passiamo dagli elettroshock alle energie rinnovabili: la sua coscienza ambientalista si è espressa con fervore nel 2015 nell’enciclica Laudato si’ ... L’avete letta? Un testo dove apprendiamo che la natura è una creazione divina e che come tale è intoccabile. La “carezza di Dio” non ha molto a che fare con i fatti e la scienza, ma con favole irrazionali proclamate come verità rivelate.

Quanto alla “gioia dell’amore”, anche questa ha i suoi limiti. Nel gennaio 2015, spiegò con tutta carità cristiana che se il suo “caro amico” (il dottor Gasbarri, l’organizzatore dei viaggi papali che era al suo fianco) “dice una parolaccia contro la mia mamma, può aspettarsi da lui un pugno, perché non si può provocare, insultare, ridicolizzare la fede degli altri”. Ma su questo punto specifico dobbiamo essere onesti: il buon papa Francesco è molto in linea con la linea ideologica di una certa sinistra, quella che se Mosca non accetta ciò che prescrivono Mieli e Cacciari, le si dichiara guerra.