domenica 31 marzo 2013

Tonni nella rete



Quasi quaranta milioni d’italiani si sono recati alle urne per eleggere 945 deputati e senatori. Non è bastato per formare un governo. Il presidente della repubblica, il quale riferendosi a se stesso si autodefinisce “capo dello Stato”, ha ritenuto di nominare ben due commissioni, a tempo indeterminato e delle quali solo alcuni membri sono parlamentari, per le riforme istituzionali e per l’economia, ossia per trovare punti di convergenza tra i partiti su quelle problematiche. Questa decisione è stata presa perché gli altri quasi mille parlamentari, da soli, non sono riusciti a formare un governo. Non chiamatelo inciucio, non sta bene.

Il rappresentante del movimento per la rivoluzione, quel tonno di Vito Crimi, ha dichiarato: “Il Presidente ci dà ragione, Parlamento subito al lavoro”. Ci vorrà del tempo e forse poi anche Crimi e le altre intelligenze della tonnara grillista capiranno di essere caduti in un altro tranello. Fatale.


sabato 30 marzo 2013

Alle spalle, cioè presi da dietro



Restiamo in attesa di un nuovo governo e di una legge elettorale a misura d’inciucio. Tra qualche mese tutto sarà ancora più chiaro, quando la crisi comincerà a produrre effetti speciali. Intanto tutti i partiti, tranne l’M5S, hanno deciso, in spregio al regolamento della Camera, che i Fratellini d’Italia – nove deputati in tutto – possono formare un gruppo parlamentare autonomo invece di andare a comporre il gruppo misto. Si dirà: e allora? Il regolamento prevede un minimo di venti deputati. Si replicherà: e che ci frega? Il gruppo parlamentare autonomo dei Fratellini d’Italia ci costerà 400.000 euro all'anno in più. Cazzo, ma non si dovevano tagliare le spese? A questi bisogna tagliare le teste per non farli mangiare più.

L'arrocco



Nel gioco degli scacchi, il giocatore può muovere un pezzo alla volta. Vi è un caso però, determinato dalla particolare disposizione dei pezzi sulla scacchiera, in cui il giocatore ha la possibilità di muovere due pezzi con una sola mossa.

La cantina del Quirinale



In attesa che Napolitano (quella delle sue dimissioni era una bufala palese) conferisse l’incarico di formare il governo al presidente della corte costituzionale, cioè a Franco Gallo, oppure ad altro personaggio di rilievo istituzionale, stavo pensando a questioncelle ben più prosaiche, ossia al vino da abbinare domani al cibo. Ho immaginato la sterminata scelta di vini della cantina del Quirinale, e poi mi è venuto in mente un passo dei Principi dell’economia politica e della tassazione in cui David Ricardo tratta di vini pregiati. Scriveva l’economista:

Tifosi



Le posizioni sono nette e distinte: c’è chi è favorevole all’uscita dall’euro e chi è contrario. Si tratta di tifo travestito da “razionalità” e supportato da grafici. Una delle accuse principali rivolta a chi è contrario all’uscita dall’euro, è quella di confondere inflazione e svalutazione e di stimare arbitrariamente gli effetti di due concetti economici diversi. Nel valutare gli effetti svalutativi, scrivono ad esempio i tifosi a favore dell'uscita dall'euro:

venerdì 29 marzo 2013

Quello che Napolitano non farà



Quanto incenso per Napolitano, eppure egli è tra i maggiori responsabili della situazione attale. Impose Monti nel novembre 2011 invece di sciogliere le camere e metter Berlusconi definitivamente in un angolo. Monti – dissi già allora – è un incompetente e farà danni. Ci volle un anno e più e anche Eugenio Scalfari – suo grande sponsor – dovette riconoscere che Monti è “poco sensibile allo sviluppo dell’economia reale”. Al suo attivo quel governo ha una riforma delle pensioni iniqua con relativo strascico per quanto riguarda i così detti esodati; l’abolizione dell’articolo 18 e una riforma del lavoro del cazzo. Il risultato è che la crisi economica e sociale si è aggravata e sul piano politico oggi ci troviamo tra i piedi ancora Berlusconi e il fenomeno Grillo.


[...]



Non è vero che le cose vanno così male. Non dappertutto.

* * *

Gli onorevoli deputati del M5S, per tener fede a una delle promesse elettorali, dovrebbero predisporre il seguente disegno di legge (meno di 140 caratteri) :

La settimana lavorativa normale non può eccedere le trenta ore.

* * *

Cosa pensa di Twitter, in cui si hanno 140 caratteri a disposizione per dire qualcosa?

Ricevo una tonnellata di email, e sempre più spesso i messaggi sono domande o commenti di una frase, a volte così brevi che stanno nell'oggetto della mail. Bev mi ha fatto notare che è appunto la lunghezza dei messaggi di Twitter. Se si analizzano questi messaggi si nota una certa coerenza: danno l'impressione di qualcosa che è stato appena pensato.

Magari cammini per la strada, ti viene in mente un pensiero e lo twitti. Ma se ti fermassi a pensarci per due minuti, o facessi un minimo sforzo per riflettere sull'argomento, non lo invieresti. A dire il vero, sono arrivato al punto che a volte mando una lettera solo per dire che non sono in grado di rispondere a una domanda di una sola riga.

(Noam Chomsky, da Il Fatto quotidiano)

L'inventore delle polpette



Un tempo, al ritorno da scuola, negli androni e salendo le scale dei condomini, si potevano indovinare dagli odori tante cose di quell’umanità semplice e povera. Non era necessario guardare il calendario per sapere quale giorno era. Quegli odori e sapori sono rimasti intessuti nei gangli della memoria di ognuno di noi. Che però è sempre meno memoria collettiva, poiché va lentamente sfumando come l’aceto nella cipolla che sfrigola.

giovedì 28 marzo 2013

Buon lavoro



Bravo Grillo, hai scoperto che i parlamenti legiferano e così lanci il guanto di sfida al riformismo dello spettacolo che ci sgoverna da troppo tempo. Giusto, trattiamo il nemico da nemico. Però ricorda che se le parole educano, l’esempio trascina. Perciò i tuoi eletti offrano l’esempio predisponendo articolati disegni di legge da proporre alle assemblee per l’approvazione delle vostre certezze rimpicciolite. Così sarà chiaro se che, oltre alle giuste critiche, sapete scrivere anche delle buone leggi senza trasformare problemi reali in dogmi stupidi. In tal modo valuteremo la vostra rivoluzione non solo per il progetto ma anche per la poesia.

L'ossimoro di Latouche



Con la natura ci comportiamo come eredi ubriachi in un’orgia; senza contare i danni che lo sfruttamento sconsiderato e insaziabile delle sue risorse causa al nostro stesso modo di pensare e rapportarci a essa. Perfino gli effetti che il capitalismo produce nella nostra psiche – primi tra tutti l’indifferenza all’equilibrio tra produzione e consumo, l’accettazione dell’impostura di certi modelli di sviluppo e di ricchezza, la familiarità con la rovina del paesaggio naturale e umano – sono devastanti. In tale senso, aveva ragione Nicholas Georgescu-Roegen, quando disse che chi crede che una crescita infinita sia compatibile con un mondo finito o è un pazzo o un economista.

E tuttavia il limite maggiore delle posizioni critiche a questo stato di cose – alludendo alle organizzazioni ambientaliste e ai movimenti “equo-sostenibili” che sostengono un approccio di decisa contrapposizione rispetto alla religione della crescita e dello sviluppo – è quello di non affrontare questi temi dal punto di vista conseguentemente politico, per cui anche una sensibilizzazione crescente sui temi ambientali e dell’equilibrio è di per sé insufficiente se non sviluppa in parallelo una critica del modo di produzione capitalistico e una proposta d’azione politica e rivoluzionaria per il suo superamento.

mercoledì 27 marzo 2013

I fanatici vanno presi sul serio

Immagine: Prima della telefonata di Grillo

I partiti sono di tutto e di peggio, in vent’anni hanno distrutto e svenduto l’Italia. È verissimo. Grillo lo dice e lo grida da anni in tutte le piazze d’Italia e nel web. Però bisogna distinguere la denuncia, sacrosanta, dalla proposta di Grillo. Bisogna per esempio tener presente che questi stessi partiti sono l’espressione politica degli interessi delle diverse classi sociali di questo paese. Grillo non le chiama classi sociali, ma gruppi A e B. Circa una ventina di milioni di persone costituiscono il famoso gruppo B, quello dei parassiti che dovranno essere annientati. Tutto nero su bianco.


Precisazioni necessarie



Tre notizie di fila fanno riflettere sul cambio d’epoca e sulla nuova condizione sociale ed umana che si va delineando. La prima notizia riguarda la sostituzione dei testi scolastici con il cosiddetto digitale. Dicono che le famiglie risparmieranno sui costi dei libri cartacei ed è probabile che sarà così, ma chiuderanno inevitabilmente delle aziende grafiche e anche le cartiere subiranno dei forti contraccolpi così come altri settori produttivi collaterali. La seconda notizia riguarda l’apertura di un supermercato nel quale in cambio di lavoro potrai fare la spesa. Anche in questo caso l’innovazione colpirà l’occupazione. L’altra notizia ancora, racchiusa in un titolo, dice che “non è mai stato così facile trovare lavoro in Nuova Zelanda”. Una precisazione necessaria di questi tempi: la Nuova Zelanda non è posta a nord dell’Inghilterra e, sembra, in nessun altro luogo dell'emisfero nord, per quanto possano esservi in rete anche opinioni discordanti.

martedì 26 marzo 2013

Senilità



La solita Hack, quella che l'omosessualità dipende dal DNA (*).

Le condizioni di estrema miseria di larghissimi strati della popolazione italiana erano ben conosciute da Mussolini. Interrompendo il relatore sul bilancio preventivo del 1929-30, sen. Mayer, nella seduta del 22 giugno 1929, Mussolini dichiarò: “Bisogna riconoscere che questo tenore di vita [degli italiani] non è eccessivamente alto. Vi sono Comuni in Sardegna e nell’Italia meridionale dove la gente per dei mesi si nutre di erbe” (dal resoconto stenografico: Atti Parlamentari, Senato, 1a sez., 1929, p. 1.158).

Il decreto 16 dicembre 1922, n. 1660, estese l’imposta dei ricchezza mobile ai salari degli operai degli enti pubblici e delle società private concessionarie di ferrovie, tramvie e linee di navigazione. Il decreto 4 gennaio 1923, n. 16, istituì l’imposta sui redditi agrari, che colpiva specialmente i coltivatori diretti e i mezzadri. Il decreto 13 febbraio 1927, n. 124, istituì l’imposta sui celibi, qualunque fosse il loro reddito, anche se fossero disoccupati; nell’esercizio 1927-28, tale imposta fruttò 77milioni (una somma enorme). Col decreto 24 settembre 1928, n. 2296, raddoppiò l’imposta. Con decreto 24 luglio 1925, n. 1229, fu ristabilito il dazio sul grano (in pratica una tassa sul pane e la pasta) che con un successivo decreto del 1929 fu aumentato di oltre il 20% e nel 1930 -31 di circa un altro 20% annuo.  Con decreto 13 febbraio 1925, n. 117, venne stabilita  un’addizionale governativa al dazio sul consumo delle bevande alcoliche e della birra: per il vino fu di 15 lire all’ettolitro. Questa imposta venne quasi raddoppiata dal decreto 24 settembre 1928, n. 2112. Con decreto 11 febbraio 1925, n. 92, fu ristabilito il dazio sullo zucchero. Tale dazio fu raddoppiato nel novembre successivo e aumentato di un terzo nel seguente mese di marzo 1926, portato a 132 lire al quintale nel dicembre 1928 e a 165 lire (altezza fino allora mai raggiunta in Italia) col decreto 15 febbraio 1939, n. 129. Nel marzo 1930 il dazio doganale sul caffè aumentò in un solo colpo del 42% al quintale. Nell’ottobre 1928, il prezzo di vendita del sale comune venne triplicato, da lire 0,50 a lire 1,50 al chilo. Il consumo annuo del sale per abitante qual’era nel 1925-26 si ridusse di circa il 15%. Eccetera.

Questi sono solo alcuni degli esempi della tassazione a carico delle classi sociali più deboli con la quale si pagò la cosiddetta modernizzazione del paese e nondimeno le guerre di aggressione.

La spesa settimanali per i viveri di una famiglia operaia milanese di cinque persone, calcolati su dati ufficiali per l’anno 1928 da Ernesto Rossi (al quale devo le notizie riportate in questa sede), ammontava a lire 135,9, e rappresentava il 62,4% del bilancio familiare complessivo. Pertanto, se oggi noi abbiamo il problema della terza e quarta settimana, durante il regime fascista tale problema cominciava a farsi sentire ben prima.

Il bello che questa notiziona che riguarda le dichiarazioni della signora Hack si trova, guarda caso, nel sito di ........ A chi indovina un ovo di pasqua con sorpresa.

(*) L'Ateo, rivista dell’Uaar (2/2007): “nascere omosessuali o eterosessuali dipende dal proprio DNA”.

L'analfabeta di Bagdad



Nevica. Ieri sera Raitre ha detto che si tratta della primavera più fredda degli ultimi cinquant’anni. Questa mattina, un certo Corona, meteorologo di La7, ha affermato con sicurezza che le temperature sono nella media stagionale. A Roma, immagino. Fanculo.

* * *

Dunque Federico Pizzarotti (che non è ingegnere come più volte ho sentito presentare in Tv), è convinto che Kabul si trovi in Iraq. Non è poi così lontana dal paese indicato e poi la geografia, e segnatamente quella politica, in Italia è una sconosciuta, perciò mal comune mezzo gaudio. Medvedev, invece, secondo Pizzarotti sarebbe un pezzo grosso della commissione europea. Pertanto, evitiamo di chiedergli altre cose non attinenti ai compiti precipui del suo alto ufficio. Soprattutto domande che potrebbero, in via ipotetica, imbarazzare chi l’ha eletto sindaco di una città come Parma.


Frega niente a nessuno



Vediamo di dire le cose come stanno prima di dare la croce ai grillisti. I quali peraltro sono un gruppone molto eterogeneo, tanto che – leggo su Repubblica – un loro deputato avrebbe detto che Grillo nelle decisioni del M5S è ininfluente. Dev’essere uno – tale deputato – che ha ben chiare le cose. Ebbene, dicevo, Bersani non può pretendere che gli diano la fiducia in Parlamento se non fa delle proposte in linea con quello che chiede il M5S. La prima è quella che riguarda il finanziamento pubblico dei partiti. Bersani cincischia. È evidente che il vecchio apparato del partito non ci sta. Poi il Tav. L’on. Puppato ha detto chiaro che il Tav in Val di Susa non è una priorità. Gli ha risposto Fassino, ribadendo che il tunnel è strategico. Evidentemente da alcune parti del partito girano interessi diversi. Sono tutti nodi – questi e altri – che stanno venendo al pettine e Bersani non può eluderli tutti se vuole la fiducia. Da questo punto di vista Grillo – è lui il padrone – ha ragione a tener duro.



lunedì 25 marzo 2013

Il condominio



In riferimento all’Europa, ai paesi che hanno adottato la moneta unica, immaginiamo un condominio con un orto suddiviso tra i vari condomini in appezzamenti diversi per quantità e produttività, laddove lo scambio delle eccedenze avviene per mezzo di una stessa moneta condominiale. Domanda: nel caso le cose non funzionassero bene – nonostante l’adozione di alcuni meccanismi di perequazione delle risorse – , e cioè se l’appezzamento di alcuni condomini producesse un eccessivo surplus e quello di altri registrasse un persistente deficit produttivo, a quale causa principale attribuire tale stato di cose? Alla moneta con la quale avvengono gli scambi delle eccedenze? Al credito accordato dai condomini con appezzamenti più produttivi di quelli con minor resa?

Divide et impera



Un liberale d’antan, ex presidente della repubblica, morto nel 1961, sosteneva che nel parlamento il 20% degli eletti rappresenta la parte peggiore della media nazionale, il 20% la parte migliore della media degli italiani, e il rimanente 60% rappresenta lo specchio fedele del paese. Prese per buone queste percentuali, non è difficile stabilire sulla base dei più vari indicatori che nell’ultimo mezzo secolo tali percentuali si sono assai modificate, tanto che non è azzardato ritenere quel 20% di qualità sostanzialmente scomparso, salvo sporadiche eccezioni a conferma del dato generale. E nel nuovo parlamento? Scorgo da un lato la vecchia retorica con nuovi attori, dall’altro sincretiche illusioni che fin dai primi giorni di legislatura si sono arrese – contrariamente alle solenni dichiarazioni di principio – a vecchi schemi e interessi, salvo dolersene post festum.

domenica 24 marzo 2013

Com'è lontana Genova



Non pochi tra le giovani e i giovanotti che sono entrati in parlamento, non hanno mai ricevuto uno stipendio in vita loro oppure si è trattato di qualcosa attorno ai mille euro. A giorni questi proletari che aspirano a uno status borghese riceveranno per la prima volta gli emolumenti spettanti, ben oltre 10mila euro. Grillo è lontano, a Genova, e loro – così giovani e attenti ai richiami – sono a far vita a Roma. Quello dei soldi è un dettaglio che li indurrà a volerci restare nella capitale, in posizione di comodità. Il più a lungo possibile. Tempo al tempo, nulla è più nobile e mobile di un seggio in parlamento, nessun voto è più discreto e segreto di quello elettronico.

* * *

I veri poveri in Italia: i padroni



I ricchi in Italia sono lo 0,07 per cento dei contribuenti: esattamente 31.752 su una platea di 41,3 milioni. Ricchi e benestanti sono solo 100mila che è poi lo stesso numero di contribuenti che dichiarano immobili all’estero, per un valore complessivo catastale di 21miliardi di euro. Quelli che hanno pagato la mini-patrimoniale per attività finanziarie all’estero sono stati 71.000, per un ammontare di 18,5 miliardi. Invece sono 483.000 contribuenti quelli hanno dichiarato redditi da affitti avvalendosi della cedolare secca.

sabato 23 marzo 2013

Poveri idioti



Il mondo nel XXI secolo



Nostro malgrado l’Europa è al centro delle preoccupazioni anche nel XXI secolo. Governata dal racket di burocrazie corrotte, il continente europeo sta diventando ogni giorno sempre meno democratico e sempre più soggetto al totalitarismo economico. Un esempio marginale ma significativo: nel 2010 l’Onu vota una risoluzione che dichiara l’accesso all’acqua potabile e all’igiene come diritto umano? Ebbene, 18 paesi europei su 27 si astengono dal voto. 2,6 miliardi di persone, quanto a dire il 40% dell’umanità, sopravvive senza igiene di base; 1,5 milioni di bambini di meno di cinque anni muoiono ogni anno per malattie connesse alla carenza di acqua pulita, più di quanti ne muoiano per Aids, malaria e morbillo, le tre cause più frequenti di morti infantili sommate insieme. Lo so, a molti frega un cazzo dal momento che il web e le nuove tecnologie risolveranno i nostri e altrui problemi, quando avremo sostituito l’attuale capitalismo con un capitalismo diverso e finalmente controlleremo la spesa delle caramelle dei parlamenti.

venerdì 22 marzo 2013

Santi, poeti e raccontatori di balle



L’India è ormai un attore economico e politico di rilievo globale, tanto da diventare nel 2011, secondo i dati del FMI, la terza economia mondiale in termini di Parità di potere d’acquisto – dopo Usa e Cina – e la decima in termini nominali. L’agricoltura ha gradualmente visto ridurre il proprio contributo al PIL nazionale, attualmente pari a circa 16%, pur assorbendo ancora oltre il 60% della forza lavoro. Il settore manifatturiero contribuisce al PIL per un 15%, ma la parte della tigre la fanno i servizi, con il 60% del Pil. I tassi di sviluppo sostenuti hanno tuttavia avuto un impatto diverso nelle diverse regioni e strati sociali dell’India, aumentando le disuguaglianze tra ricchi e poveri: secondo i dati della banca mondiale circa il 40% della popolazione indiana vivrebbe al di sotto della soglia di povertà (1,25$ PPP al giorno). Allo stesso tempo, secondo la rivista Forbes, l’India vanta il numero più alto di miliardari in tutta l’Asia: 5 milioni di super ricchi e circa 100 milioni di benestanti. Perciò l’India conta 1,2 miliardi di poveri.

giovedì 21 marzo 2013

Le teorie del rattoppo



Anche tra gli economisti, dove peraltro si trovano più idioti che tra i politici, è chiara la percezione del fallimento del capitalismo e del collasso finanziario al quale si va incontro. L'arroganza e l’incompetenza unite all’impotenza delle classi dirigenti di fronte alla crisi del sistema stanno risvegliando dal sonno nel quale erano cadute le masse finora passive.

Chi invece crede ancora nell’ineluttabile continuità del capitalismo sono proprio quei movimenti che della cosiddetta “crescita felice” hanno fatto la loro bandiera senza rendersi conto che la moralizzazione del profitto è da un lato un’illusione e dall’altro una frode. Si tratta di un atteggiamento gravemente reazionario perché sposta l’attenzione dalle contraddizioni effettive del sistema proponendo peraltro false soluzioni tratte da ideologie riciclate.

Vogliono far credere che senza uscire da questa realtà economica sia possibile il cambiamento. Ci vogliono dar da intendere che attuando le loro proposte ci si muoverebbe verso la fine dello sfruttamento del lavoro e della natura, la fine del commercio di predazione e del feticismo del denaro, del potere e della gerarchia, della scuola come modello di falsità, del dominio intellettuale e della manipolazione psichica, per approdare a un mondo della felicità dove le contraddizioni e i conflitti sarebbero ricomposti grazie a un capitalismo rivitalizzato dalla produzione di energia non inquinante e naturale, dal ritorno al valore d'uso e dall'estensione dell’agricoltura biologica, quindi dall’autogestione delle reti elettriche e della comunicazione, dalla razionalizzazione dei consumi e dalla conseguente eliminazione degli sprechi, eccetera.

L’idea senz’altro positiva e per nulla utopica di produrre per noi stessi, per il nostro uso e non per vendere merci che siamo costretti a comprare a prezzi di mercato, di rompere con il racket politico che sta progettando, insieme al proprio fallimento, la disfatta della nostra esistenza e delle giovani generazioni, si scontra con la realtà di questo sistema. Non è rattoppando il capitalismo che arriveremo alla democrazia diretta con l’autogestione dei consigli e la faremo finita con il corrotto sistema della democrazia parlamentare.

Non basta la disobbedienza civile nei confronti degli Stati che ci stanno saccheggiando, anche se si tratta di un primo passo necessario. Ci dev’essere una rottura decisiva con la società di mercato per far nascere la civiltà umana, per cambiare stili di vita e di consumo, per diffondere l’uguaglianza e la gratuità. Questa rottura deve partire dalla radice delle contraddizioni, perciò non può diventare effettiva se non cambiando il sistema produttivo attuale dalle fondamenta, ma tale obiettivo non potrà essere raggiuto senza farla finita con gli istigatori dello sfruttamento che però non si faranno pacificamente seppellire nel sudario delle loro colpe.

Nella formazione sociale capitalistica la causa appare come effetto e tutto si presenta rovesciato. Le contraddizioni del sistema le abbiamo interiorizzate e servono ai padroni del mondo per i loro fini di conservazione. Perciò la lotta ideologica è una determinazione essenziale della lotta di classe, e senza la coscienza della necessità della lotta di classe saremo sempre disarmati a fronte delle astuzie e delle blandizie del sistema. E un simile disarmo – laddove regna il lavoro-merce e la produzione di follia – non può essere compensato né da un certo numero di pale eoliche o dal perfezionamento di un certo numero di tecniche “ecologiche”, perché ciò di per sé servirà solo a creare nuove specializzazioni e altre gerarchie, redditizie fonti di profitto per il sistema capitalistico.