La solita Hack, quella che l'omosessualità dipende dal DNA (*).
Le condizioni di estrema miseria di larghissimi strati della
popolazione italiana erano ben conosciute da Mussolini. Interrompendo il
relatore sul bilancio preventivo del 1929-30, sen. Mayer, nella seduta del 22
giugno 1929, Mussolini dichiarò: “Bisogna riconoscere che questo tenore di vita
[degli italiani] non è eccessivamente alto. Vi sono Comuni in Sardegna e
nell’Italia meridionale dove la gente per dei mesi si nutre di erbe” (dal
resoconto stenografico: Atti Parlamentari,
Senato, 1a sez., 1929, p. 1.158).
Il decreto 16 dicembre 1922, n. 1660, estese l’imposta dei
ricchezza mobile ai salari degli operai degli enti pubblici e delle società
private concessionarie di ferrovie, tramvie e linee di navigazione. Il decreto
4 gennaio 1923, n. 16, istituì l’imposta sui redditi agrari, che colpiva
specialmente i coltivatori diretti e i mezzadri. Il decreto 13 febbraio 1927,
n. 124, istituì l’imposta sui celibi, qualunque fosse il loro reddito, anche se
fossero disoccupati; nell’esercizio 1927-28, tale imposta fruttò 77milioni (una
somma enorme). Col decreto 24 settembre 1928, n. 2296, raddoppiò l’imposta. Con
decreto 24 luglio 1925, n. 1229, fu ristabilito il dazio sul grano (in pratica
una tassa sul pane e la pasta) che con un successivo decreto del 1929 fu
aumentato di oltre il 20% e nel 1930 -31 di circa un altro 20% annuo. Con decreto 13 febbraio 1925, n. 117, venne
stabilita un’addizionale governativa al
dazio sul consumo delle bevande alcoliche e della birra: per il vino fu di 15
lire all’ettolitro. Questa imposta venne quasi raddoppiata dal decreto 24
settembre 1928, n. 2112. Con decreto 11 febbraio 1925, n. 92, fu ristabilito il
dazio sullo zucchero. Tale dazio fu raddoppiato nel novembre successivo e
aumentato di un terzo nel seguente mese di marzo 1926, portato a 132 lire al
quintale nel dicembre 1928 e a 165 lire (altezza fino allora mai raggiunta in
Italia) col decreto 15 febbraio 1939, n. 129. Nel marzo 1930 il dazio doganale
sul caffè aumentò in un solo colpo del 42% al quintale. Nell’ottobre 1928, il
prezzo di vendita del sale comune venne triplicato, da lire 0,50 a lire 1,50 al
chilo. Il consumo annuo del sale per abitante qual’era nel 1925-26 si ridusse
di circa il 15%. Eccetera.
Questi sono solo alcuni degli esempi della tassazione a carico
delle classi sociali più deboli con la quale si pagò la cosiddetta modernizzazione
del paese e nondimeno le guerre di aggressione.
La spesa settimanali per i viveri di una famiglia operaia milanese
di cinque persone, calcolati su dati ufficiali per l’anno 1928 da Ernesto Rossi
(al quale devo le notizie riportate in questa sede), ammontava a lire 135,9, e rappresentava
il 62,4% del bilancio familiare complessivo. Pertanto, se oggi noi abbiamo il
problema della terza e quarta settimana, durante il regime fascista tale
problema cominciava a farsi sentire ben prima.
Il bello che questa notiziona che riguarda le dichiarazioni della signora Hack si trova, guarda caso, nel sito di ........ A chi indovina un ovo di pasqua con sorpresa.
(*) L'Ateo, rivista dell’Uaar (2/2007): “nascere omosessuali o
eterosessuali dipende dal proprio DNA”.