mercoledì 14 febbraio 2024

Pannelli solari: l’Europa verso “l’industria net zero”

 

“L’Unione Europea sta entrando in una fase cruciale in cui, nelle prossime quattro-otto settimane, i principali produttori europei di moduli fotovoltaici ed i loro fornitori rischiano di chiudere i loro siti di produzione”. La lettera inviata dall’Unione Europea dei produttori di pannelli solari alla Commissione Europea è chiara. D’ora in poi, per questi produttori si tratta di “delocalizzazione o fallire”. La causa? Il dumping cinese.

In definitiva che cosa chiedono questi industriali del “solare”? Dazi, come gli Stati Uniti e l’India verso la Cina. E “sostegno”, cioè soldi europei. Che sono soldi dei mitici “contribuenti”, vale a dire dei soliti noti. Ma stiamo attenti: i nostri amici agricoltori ci hanno insegnato che possono denunciare una minaccia irreale – gli standard ecologici – per difendere i profitti fin troppo reali dei più grandi tra loro.

È questo il caso dei produttori di pannelli solari? O ci prendono in giro? Sembra di no. L’Europa occidentale ha vissuto una raffica di chiusure nelle ultime settimane: nei Paesi Bassi, in Austria e in Germania, ben cinque aziende produttrici di componentistica fotovoltaica hanno chiuso i battenti. L’azienda svizzera Meyer Burger è l’illustrazione perfetta dell’incubo. Minaccia di chiudere la sua sede a Freiberg (Germania) per trasferire la sua attività negli Stati Uniti, dove Joe Biden, tra due sonnellini e un vuoto di memoria, ha stanziato miliardi di crediti d’imposta, offerti dall’Inflation Reduction Act, per attirare i produttori di tecnologie cosiddette “pulite” (*).

È la guerra dei dazi e dei sussidi.

In Germania è il colosso SolarWorld ad essere “l’ultima vittima del dumping cinese”. Era uno dei maggiori produttori al mondo, con 3.000 dipendenti. Ma, come gli altri, non è sopravvissuto alla concorrenza cinese, il Paese che ha investito massicciamente nella produzione di queste piccole cose dal 2008. Investimenti giganteschi, ma anche migliori tecnologie disponibili.

L’Europa produce internamente meno del 3 per cento dei pannelli necessari al raggiungimento degli obiettivi sull’energia solare al 2030.

La Cina ha prodotto molto, anche troppo. Così i cinesi massacrarono i prezzi, praticando il famoso dumping, cioè vendendo a un prezzo inferiore al costo di produzione (aumentato dal costo di trasporto). Risultato: la maggior parte delle aziende europee sono fallite o sono state acquistate da società straniere.

Ma attenzione, il prezzo dei pannelli è triplicato in un paio d’anni, e non solo da noi per via dello scellerato bonus 110%.

Nel 1776, Adam Smith metteva in guardia i suoi concittadini dagli imprenditori, che li avevano già “ingannati”, e questo “in molte occasioni”. Per Smith, la società dovrebbe prestare “l’attenzione più sospettosa” a qualsiasi proposta di “regolamento commerciale” proveniente da quei dirigenti aziendali disonesti che odiano la concorrenza. Ma nemmeno Adam Smith poteva prevedere che il continente europeo, culla della rivoluzione industriale di cui conosceva gli inizi meglio di chiunque altro, un giorno sarebbe diventato un deserto industriale. Perché, invece del Net-Zero Industry Act, secondo il gergo ufficiale, cioè la legge europea per un’industria che non emette gas serra netti, è verso un’industria net zero che l’Unione europea si sta dirigendo.

A proposito di dumping. Nel settore petrolifero, lo scorso ottobre c’è stata la fusione tra ExxonMobil, una delle più grandi società petrolifere al mondo, e Pioneer, per 60 miliardi; pochi giorni dopo, Chevron ha comunicato l’acquisto di Hess Corporation per 53 miliardi di dollari; a dicembre, Occidental Petroleum ha annunciato l’acquisto di CrownRock per 12 miliardi di dollari; nel 2019 la società aveva acquisito Anadarko Petroleum per quasi 40 miliardi; Diamondback Energy ed Endeavor Energy Resources, due grosse aziende petrolifere texane, hanno annunciato lunedì che si fonderanno in un’unica società. L’accordo è valutato per 26 miliardi di dollari.

(*) Non esistono energie “pulite”, ma quelle di derivazione fossile sono molto più inquinanti di altre. Oltre al fatto di non essere rinnovabili, come del resto il nucleare. Ciò che troppo spesso non si mette in discussione è il modello di produzione capitalistico e gli stili di consumo indotti. Si confida che le nuove tecnologie ci levino da questo impiccio, ma questa è una vana speranza oltre che un buon pretesto per continuare sulla stessa strada. È per questo motivo che personalmente i discorsi sulle energie “pulite”, che però non contestano il modello di sviluppo, mi procurano l’orticaria.

Il consumo di combustibili fossili rimane “generalmente invariato”, ma il consumo globale di carbone, la principale fonte energetica per la generazione di elettricità, la produzione siderurgica e del cemento, ma anche la principale fonte di emissioni di carbonio artificiale, secondo le ultime previsioni dell’Agenzia internazionale per l’energia, ha raggiunto un nuovo picco nel 2022, mentre la produzione di CO2 continua ad aumentare, così come quella delle polveri sottili. Altro mito da sfatare è quello riguardante l’eolico e il solare. Stanno vivendo una rapida crescita in tutto il mondo, ma la loro produzione rimane ancora bassa rispetto a quella dell’energia idraulica che è di gran lunga la prima fonte di elettricità rinnovabile.


7 commenti:

  1. Per la prima volta, più di un quarto dell'elettricità dell'UE (27%) è stata fornita da energia eolica e solare nel 2023, rispetto al 23% del 2022. Ciò ha portato l'elettricità rinnovabile a un livello record del 44%, superando la soglia del 40% per il primo anno nella storia dell'UE.
    (L'idroelettrico è al 13%circa)
    https://ember-climate.org/insights/research/european-electricity-review-2024/
    P. S: siamo d'accordo sul fatto che:
    Ciò che troppo spesso non si mette in discussione è il modello di produzione capitalistico e gli stili di consumo indotti.

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    1. Io parlo di produzione energetica globale (testuale: “in tutto il mondo”) e lei mi cita i dati riferiti alla sola UE! Facciamo chiarezza con i dati in divenire.

      Nel 2021, la sola energia idroelettrica rappresentava il 15,3% della produzione globale di elettricità, rispetto rispettivamente al 6,6% dell’energia eolica e al 3,7% di quella solare (e al 2,7% per gli altri settori rinnovabili cumulativi). In altre parole, nel 2021 l’energia idroelettrica ha prodotto quasi la metà dell’elettricità a livello globale rispetto a quella eolica e solare messe insieme (ma nel 2012 era più di 5,5 volte di più).

      Nel 2022 le cose sono andate meglio (me ne felicito): settore eolico e solare, che ha raggiunto il 12% della quota nel mix elettrico globale, in aumento rispetto al 10% nel 2021. Insieme, tutti
      le fonti elettriche pulite (rinnovabili e nucleare) hanno raggiunto il 39% di elettricità globale, un nuovo massimo storico. La generazione solare è aumentata
      24%, rendendola la fonte di energia elettrica in più rapida crescita negli ultimi 18 anni
      di fila; la produzione eolica è cresciuta del 17%.

      file:///Users/marco/Desktop/Global-Electricity-Review-2023.pdf

      Dunque, rispetto ai SINGOLI settori eolico e solare, la sola energia idroelettrica rappresenta ancora la prima fonte di elettricità rinnovabile. Come del resto ho scritto: “Stanno vivendo una rapida crescita in tutto il mondo, ma la loro produzione rimane ancora bassa rispetto a quella dell’energia idraulica che è di gran lunga la prima fonte di elettricità rinnovabile”.

      Secondo lo scenario principale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, le capacità fotovoltaiche installate nel mondo potrebbero triplicare entro il 2027, superando, in potenza cumulativa, “i livelli delle capacità idroelettriche installate nel 2024” (si ricorda che questi dati di capacità installata devono essere correlati ai fattori di carico per conoscere in definitiva la produzione associata).

      Io sarò anche “autoreferenziale”, ma lei denota uno spirito di contraddizione che prende di mira cose che io non ho detto.

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    2. Ho solo voluto evidenziare a mo di contributo, che eolico e solare nel 2023 insieme hanno fatto meglio dell'idro nell'UE. Un dato più recente rispetto a quelli che cita lei.
      Ed anche a livello globale eolico è solare, stanno superando la produzione idro e nucleare.
      (Vedasi i dati 2023 degli USA).
      Insomma, il trend è in crescita di anno in anno sulle altre fonti.
      Dove mi contraddico? Dove le faccio dire cose che non ha detto?

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    3. È quaresima e non posso dire parolacce

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    4. Mia signora, ma almeno posso pensare una sequenza di parolacce anche in quaresima? Per una volta che leggo qualcosa da un(a) europeo(a) che non fissa allucinato il proprio ombelico, arriva un cavaliere delle magnifiche sorti e progressive con secchi di percentuali. Comunque i problemi di transizione a tutto elettrico o elettrico/idrogeno (peggio mi sento) sono tali da apparire insormontabili in un periodo così breve e con le attuali tecniche, nucleare compreso. Apprezzo l'onestà intellettuale di chi ammette che senza rivedere profondamente i processi di produzione - consumo, non si va da nessuna parte (salvo verso un precipizio). La IEA racconta favole e dogmi di fede, come molte organizzazioni è una chiesa di chierici. La EIA racconta un'altra storia e, se uno ha la pazienza di leggere bene la dichiarazione finale della COP 28, può cominciare a capire un po' di cose (vedere riferimento a CCUS in particolare).
      Ovviamente la mia è un'opinione discutibile e non "desinistra" secondo i canoni vigenti. Se i felici cantori mi danno qualche dato reale (non percentuali da dentifricio che sbianca il 150% in più) per convertirmi, ben venga.
      A lei un affettuoso grazie.

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  2. Chiedo scusa dell'anonimato totale del pistolotto 17:04.
    Cari saluti
    Morvan.

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