domenica 18 febbraio 2024

L’odore di merda

 

Chi può garantirci che il nostro rapporto ironico e disgustato con il mondo, con l’orrore politico, con la spazzatura di estrema destra e con la monnezza liberale della sinistra sia quello giusto? È possibile lasciarsi coinvolgere senza lasciarsi assorbire? Avere una giusta distanza dall’abominio odierno, poter agire e non solo voltare le spalle?

Credo che ogni riga scritta, ogni frase pronunciata, anche in una conversazione serale tra amici, trasformi il mondo, certo in misura impercettibile, come una montagna si trasforma impercettibilmente, ogni secondo, per effetto delle singole gocce d’acqua di un fiume che scorre lungo le sue rocce.

La realtà non dipende solo dai “decisori”, la realtà del mondo è plasmata dai nostri giusti pensieri. Almeno in certi momenti mi piace crederlo. Il pensiero non è, nella sua forma più segreta, un atto? E non importa se non riescono a farsi sentire: come potrebbero?

Quel poco di poesia che resta nella vita comune ci appartiene come i ricordi della nostra infanzia. Lo so: visto che la casa sta bruciando, sarebbe più saggio fare di tutto per spegnere l’incendio; ma sappiamo che è impossibile spegnerlo e chi ha dato fuoco alla casa cerca di dare la colpa dell’incendio a noi. Fanno di tutto per farci sentire in colpa.

È il tempo in cui lottiamo con i nostri sensi di colpa, con il ticchettio delle nostre preoccupazioni, con le nostre domande fastidiose sull’azione e sul pensiero. L’odore di bruciato è diventato odore di merda, e ora ci viene detto che è il nostro odore, e che siamo puniti perché non abbiamo fatto nulla.


8 commenti:

  1. dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior

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  2. «La realtà non dipende solo dai “decisori”, la realtà del mondo è plasmata dai nostri giusti pensieri. Almeno in certi momenti mi piace crederlo». Io ne sono convinto. Grazie

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  3. When the sun ray hit the glass, you see lights emerge of every color of the rainbow, yet there is no substance to grasp.It is the same with the infinite variety of thoughts. Dilgo kientze rimpoce. Dal libro, Wonder, di Mattieu Ricard

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  4. C'e anche il bellissimo quadro di Rene Magritte, The thought that sees, che rappresenta splendidamente lo stesso concetto

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  5. Il secondo e il terzo capoverso grondano idealismo. I nostri giusti pensieri possono inseminare l'azione o possono consolarci della frustrazione e dell'impotenza. Può piacerci credere che di per stessi plasmino il mondo - e crederlo può motivarli all'azione, al reclutamento della forza di cui l'azione ha imprescindibile necessita - ma il crederlo non basta. E nemmeno basta - credo - buttarli nel mondo in cui la logica che li informa non è condivisa (e per logica intendo la grammatica del pensiero, comune anche a due pensieri antitetici, se rettamente argomentati): lì vengono fatti a pezzi, umiliati, resi inservibili. Di fatto, siamo immersi in una dimensione totalitaria, dove l'ideologia dominante si elegge a dogma, a natura eterna, universale e immutabile, che inghiotte la critica come un buco nero inghiotte la luce. Il pensiero non la scalfisce, se non si fa reclutamento e sovversione - duole dirlo - necessariamente violenta.

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    1. Pur dentro la gabbia del totalitarismo ideologico, il pensiero, la critica, non è del tutto ininfluente. Ma crederlo non basta, scrivi. Sono d’accordo: poter agire e non solo voltare le spalle. Anche tener vivi i giusti pensieri è azione, e in certi momenti può essere utile a consolarci della frustrazione e dell'impotenza (l’aspetto psicologico non è irrilevante, come ben sai). Poi aggiungi: perché la critica viene inghiottita come un buco nero inghiotte la luce. Qui colgo una contraddizione, più tua che mia.

      Bisogna fare reclutamento e sovversione, necessariamente violenta. Ancora una volta “armatevi e partite”? Non credo tu voglia dire questo, ma non mi è chiaro e non si tratta di un dettaglio. Ciao.

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