sabato 6 gennaio 2024

La libertà di chiudere gli occhi

 

Per secoli la scienza si è adoperata per carpire i segreti della natura, per sottometterla al dominio dell’uomo. Quanto vano e pericoloso sia questo atteggiamento a riguardo della natura oggi lo sappiamo, e tuttavia ancora persiste in non piccola parte degli addetti ai lavori. Alle leggi della natura noi dobbiamo obbedire, nel migliore dei casi dobbiamo assecondarle per volgerle, se possibile, a nostro vantaggio. Ciò che vale per le scienze “pure”, vale anche per le scienze sociali.

Nel secolo scorso, abbiamo sperimentato come l’ordine dei “migliori”, quello delle avanguardie, dell’élite intellettuale, di coloro che hanno la vocazione al comando (?!), si è incarnato al meglio nei regimi di tipo sovietico, laddove la capacità e la volontà dell’individuo veniva esaltata. La dittatura di quei 5% sull’intero proletariato.

Il giovane Marx sosteneva che la borghesia non ha soltanto fabbricato le armi che la porteranno alla morte (ciò che è vero), ma ha anche generato gli uomini che impugneranno quelle armi: gli operai moderni, i proletari (ciò che non è reale). Più tardi, Marx doveva convenire che quella stessa classe operaia, per educazione, tradizione, abitudine, avrebbe riconosciuto come leggi naturali ovvie le esigenze del modo di produzione che la sfrutta. Non lo scrisse in una glossa marginale, ma a chiare lettere nella sua opera maggiore.

Ciò ovviamente non riguarda solo quei regimi sedicenti socialisti o comunisti. Pensiamo a quale peso ha avuto e continua ad avere l’aristocrazia borghese nei paesi democratici, l’allineamento in buon ordine delle masse dietro i più lungimiranti capi di tutte le caste e le correnti politiche, dal capofabbricato di fascistica memoria, o il “Migliore” di tutti, fino alle derive macchiettistiche odierne di chi non sa nemmeno affrontare (per quanto si sforzi dopo che glielo hanno fatto notare) una conversazione garbata con qualunque interlocutore.

Gli Stati Uniti, fondati da emigranti reietti che si sbarazzarono degli abitanti autoctoni e divennero poi padroni di schiavi di ogni colore, non sono socialisti e tantomeno comunisti, e tuttavia la loro democrazia è imperniata sulla dittatura di classe, mascherata da meccanismi elettorali che fanno apparire la selezione dei leader politici del tutto vincolata al merito e alle capacità, al carisma anche in tal caso dei “migliori”. La storia conferma il successo di questo modello sociale, entrato però in crisi a causa delle profonde trasformazioni economiche e sociali dell’ultimo mezzo secolo.

Ciò che vale per gli Stati Uniti, mutate alcune forme, vale anche per gli altri regimi democratici. Che la sovranità appartenga al popolo, che la esercita nelle forme ... è la più clamorosa delle turlupinature. Al massimo siamo chiamati a scegliere tra una rosa di opzioni tutte compatibili con il sistema dei rapporti di produzione e scambio borghesi, ossia con tutto il sistema dei rapporti sociali borghesi, a cominciare da quelli di proprietà.

Uno degli esempi più pertinenti riguarda i giganti multinazionali: il loro peso economico e l’estensione delle proprie ubicazioni conferiscono a queste società un potere strategico che, tra l’altro, le rendono veri protagonisti delle relazioni internazionali (vedi, tra l’altro, alla voce paradisi fiscali e ottimizzazioni fiscali). Dunque come possiamo pensare che non svolgano anche un importante ruolo politico a livello nazionale e sulle decisioni che riguardano il “popolo sovrano”?

A ben vedere non si tratta solo delle milleuno chiavi utilizzate da Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft e altri attori sistemici per aprire le porte dei decisori. La prima chiave è sempre il denaro, per cui sono sufficienti dei potentati economici nazionali, relativamente modesti sul piano della capitalizzazione, che possono permettersi di attivare battaglioni di influencer più o meno mascherati da giornalisti, politici e intellettuali (molti con accesso diretto ai decisori politici) per influenzare il dibattito pubblico e il processo decisionale più in generale (il caso Verdini è solo un esempio e dei più maldestri). Non solo appalti, storia vecchia, ma legislazione sui lavoratori, tutela della privacy, protezione dei dati, ... c’è di tutto.

Senza poi dire di uno dei vettori più potenti di tale strategia, che riguarda le “porte girevoli”. È diventato normale per un ex premier o ministro, deputato o alto funzionario fare la spola tra il settore pubblico e quello privato. Non mi riferisco solo a Renzi o D’Alema, a Prodi o Monti.

Il “popolo” è condannato in tal modo a riprodurre le condizioni della propria sottomissione a una piccola minoranza che detiene il potere economico e controlla stanzialmente quello politico. Stando così le cose, e non vedo come possano cambiare nel breve, siamo prigionieri costretti a guardare le ombre proiettate sulla parete, liberi solo di chiudere gli occhi.

2 commenti:

  1. http://tinyurl.com/4dcen9jk

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  2. Io non vorrei essere così pessimista: il nostro destino non può essere solo quello di chiudere gli occhi e sopportare. Da qualche parte bisogna pure cominciare a reagire. Nella mia ingenuità qualche idea ce l'avrei. Per esempio si potrebbe cominciare con un rifiuto dell'individualismo e quindi un recupero della nozione di responsabilità collettiva, per esempio nella sicurezza sul lavoro, nella sanità pubblica e della povertà.
    Servirebbe un ruolo critico degli intellettuali nel loro specifico campo di competenza. Nella convinzione che la conoscenza, la scienza sono necessarie per una comprensione del mondo, anche del mondo sociale.
    Un rifiuto degli slogan, delle frasi fatte, delle opinioni consolidate, della falsificazione dei fatti e un recupero di una retorica personale, di una capacità di dire quello che si vuole dire senza le censure e gli eufemismi del linguaggio ufficiale.
    Una riappropriazione dei servizi pubblici: la salute, l'istruzione,
    il lavoro sono problemi troppo importanti per essere gestiti dalla tirannia degli "esperti" che trasformano i beni pubblici in beni privati.
    Una recupero del concetto di Stato, come risultato di conquiste sociali e non solo come forza autoritaria e repressiva.
    Un rifiuto radicale dell'istruzione classista, garanzia della passività dei poveri.
    Insomma, ci sarebbe molto da fare...

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