domenica 12 luglio 2015

L'altra faccia della crisi


La partita che si gioca tra l’Ue e la Grecia appare sempre più come un tiro alla fune. La questione, con ogni evidenza, è sempre più politica, anche se in discussione vi sono decine di miliardi di nuovi aiuti. Un gioco di tira e molla almeno a livello di trattative, perché sul piano pratico siamo sempre lì: a chi far pagare il costo della crisi? Dopo aver ridotto, secondo cifre recenti, gli stipendi del 37 per cento, le pensioni del 40, tagliato i dipendenti pubblici del 30, tocca ora alla grassa borghesia greca lasciare qualcosa sul campo.

Quella stessa borghesia che ha messo al sicuro negli ultimi mesi i propri “risparmi”, mentre la piccola e media borghesia, non potendo far altro, i propri risparmi li spende nell’acquisto di nuove auto. Le immatricolazioni sono aumentate nei primi cinque mesi dell’anno del + 15,7% con più 21,6 a maggio, con un incremento del 25,9% per le moto. A giugno l’incremento delle vendite auto è proseguito con più 15,1 rispetto allo stesso mese dell’anno prima, e più 10,9 per le moto. Non era andata peggio l’anno prima, infatti le vendite di auto nel 2014 rispetto al 2013 erano aumentate del 21,3 per cento.

Primi in classificai i modelli Toyota, seguiti da Volkswagen e Mercedes, ma anche i modelli Alfa Romeo non se la passano male. È l’altra faccia della crisi greca: mentre molte famiglie non sono in grado di acquistare prodotti alimentari di base, altre possono permettersi di acquistare auto da decine di migliaia di euro.



La tabella qui sopra (clicca per ingrandire) mostra dei numeri ufficiali sul reddito greco e sul tasso di povertà dal 2008 al 2013 (non ho dati ufficiali più recenti). Il reddito è rimasto sostanzialmente stabile, e anche il tasso di povertà, pur in salita, non ha avuto balzi drammatici. Fermo restando che chi è povero non se la passa bene, complessivamente la situazione sociale non credo sia molto diversa da certe nostre regioni meridionali o da quelle di Spagna e Portogallo.

2 commenti:

  1. e infatti
    i nodi, antichi, vengono al pettine
    peraltro ciò dimostra il fallimento del riformismo e dall'altro il suicidio verso cui ci sta portando il neoliberismo, con una germania (non mi stancherò mai di ripetere) che non è mai cambiata (non può)

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