venerdì 13 giugno 2025

Non è colpa della geografia

 

Netanyahu l’ha fatta grossa. L’Iran non è la Striscia di Gaza e la sua inopia, né il Libano e nemmeno la Siria. Gli Stati Uniti dicono che non c’entrano, tuttavia senza l’avallo di Washington non ci si spinge fino a Teheran. La moderazione americana verso Mosca va intesa anche in tal senso: hanno bisogno della neutralità russa per occuparsi del resto.

Con la caduta del famoso Muro, ebbe fine anche Jalta e l’ordine mondiale che ne fu la conseguenza. Le leadership attuali non sono in grado di creare e mantenere un nuovo ordine mondiale. Lo sviluppo del capitalismo, arrivato a un certo stadio, diventa caotico oltreché ineguale, e ciò modifica i rapporti di forza tra le potenze e ne mette in crisi l’equilibrio.

Nuove potenze emergenti, come la Cina e l’India, hanno bisogno del loro spazio vitale, e di una quota maggiore del bottino, di una nuova spartizione. Le convulsioni del trumpismo sono l’ultima manifestazione delle difficoltà incontrate dall’imperialismo americano nell’arginare l’invadenza dei nuovi player mondiali.

Quanto alla vecchia Europa, il più importante mercato, essa rischia di essere travolta di fronte a una crisi severa delle relazioni transatlantiche. Questo spiega in gran parte perché non solo la borghesia ma anche i ceti popolari, presi dal panico e dall’insicurezza, guardino alle esperienze politiche del passato per la soluzione dei loro problemi attuali.

Pertanto, pensare che le guerre recenti che vi sono state (vedi l’ex Jugoslavia), quelle in atto e quelle in preparazione siano un affare che non ci riguarda direttamente, sarebbe un grossolano abbaglio. Il disordine mondiale e la lotta tra gli imperialismi ci prende tutti, anche i moltissimi distratti. Lo si voglia o no, presto o tardi vi saremo trascinati per “dovere” o per dispiacere.

Vi sarebbe un modo per opporsi a tutto ciò, ma le premesse ideologiche e le condizioni materiali di tanta parte della popolazione europea non lo consentono. In ciò la grave responsabilità storica di tutti coloro che si sono illusi che il “mercato”, la globalizzazione e le nuove tecnologie avrebbero potuto sciogliere le contraddizioni immanenti al modo di produzione capitalistico e la relativa contesa imperialistica.

Ci sono periodi di tempo che ci sembrano lunghissimi perché s’aspetta una chiamata, un lavoro, la pensione, un matrimonio, una morte, un’eredità, la pioggia o la fine di una malattia. In realtà si tratta quasi sempre di pochi mesi o pochi anni. Ora aspettiamoci una guerra che non sembra per noi imminente e di cui però sentiamo parlare ogni giorno e alla quale tutti i governi si stanno preparando.


6 commenti:

  1. Credo che siamo al capolinea, vediamo.
    Pietro

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  2. È troppo chiederle qual è il modo per opporsi a tutto ciò, anche se le premesse ideologiche e le condizioni materiali di tanta parte della popolazione europea non lo consentono?
    Grazie.

    F. G.

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    1. Non è chiedere troppo. Il fatto è che non esistono ricette pronte e io non sono la cuoca, né altri.

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    2. Mah, non capisco la sua reticenza.
      Prima scaglia il sasso e poi nasconde la mano!
      Buona giornata!

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  3. Guerre di distrazione di massa. Stavano parlando dei siti nucleari, ma puntano sempre la pistola alla tempia e fate come diciamo noi...
    Incredibile l'esercito israeliano scova sempre i generali i militari scienziati Doc iraniani non importa dove sono ma gli ostaggi loro nel colabrodo di Gaza non li trovano

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