lunedì 21 novembre 2016

Andrò a votare, e dirò No.


Nel 1923, all’approvazione della nuova legge elettorale (legge Acerbo), Benedetto Croce si espresse favorevolmente poiché essa avrebbe garantito stabilità (nel 1925 ebbe a pentirsene e firmò il Manifesto antifascista). Una stabilità, come si seppe poi, durata un ventennio e interrotta solo dalle conseguenze di una guerra mondiale.

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Premetto che sono ben consapevole che votare fa parte di quel senso generale di nutrire illusioni. Tuttavia questa volta, presente una malinconia oscura, andrò a votare. Si tratta di una riforma costituzionale e (implicitamente) di una nuova legge elettorale (per quanto potrà essere poi soggetta a colpetti al cerchio e alla botte). Voterò “no”, non perché nutro particolari allarmi su Renzi, sul potere che egli ricaverebbe da una vittoria referendaria. E neanche tanto perché dietro Renzi si profila l’ombra di Grillo, né perché paventi chissà quali eventuali cospirazioni.


Il mio timore deriva, in generale, dalla congiuntura economico-finanziaria, che si prefigura grave forse come non mai in Italia, soprattutto sul fronte bancario, laddove la diligente condotta è sempre stata chimerica. E dunque da ciò che potrebbe accadere, in forza di tale riforma costituzionale combinata con quella elettorale, qualora fosse dichiarata una nuova “emergenza”. Tutto ciò per legittima suspicione, ossia in un paese che nelle sue classi dirigenti è apparso democratico solo per costrizione. Scusate se prendo sul serio temi del genere, ma ciò è tanto più necessario quando più la minaccia, di stampo ricattatorio, viene da oltre oceano.


7 commenti:

  1. Grazie per questa testimonianza. Ovviamente anch'io - contro i miei principi - voterò, e voterò no. E' più forte di me. Se "la finanza" dice di fare una cosa, io faccio il contrario. Non posso fare diversamente.

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    1. I programmi di aggiustamento economico sono indipendenti dal voto. Con il No ci sarà uno stacco più veloce dal tubo dell'ossigeno.
      La fine della Grecia non ce la toglie nessuno.

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    2. allora meglio una morte subito che una lunga agonia

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  2. dal mio punto di vista essendo paese che vive fondamentalmente di eredità deve ancora scontare l'orrore di aver inventato il fascismo e aver trascinato l'Europa alla catastrofe.

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  3. è brutto scriverlo ma in Italia la Resistenza è stata del tutto inutile.

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  4. sai benissimo che l'Italia non dipende da se stessa.
    prima di tutto perché nessuno si fida dell'Italia. Nemmeno gli italiani. A ragion veduta (abbiamo una storia di merda).
    Per fortuna che la gente va ancora a votare. Se no sarebbe la fine anche dell'ultima ricchezza nostra: l'ipocrisia.

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  5. È un bel dilemma. Cosa dire a chi si diverte altre tue spalle? Sì continua oppure No non smettere?

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