martedì 2 luglio 2024

Ultime dalla Francia

 

I candidati ammessi al secondo turno delle elezioni legislative in Francia, che si svolgeranno domenica, hanno tempo fino a stasera alle 18.00 per ritirarsi e in tal modo favorire il rivale di un altro schieramento politico e sperare così di impedire la vittoria di un rappresentante dell’estrema destra.

Alle ore 12 di oggi Le Monde conta oltre 200 ritiri, di cui 124 dalla sinistra e 69 dal campo presidenziale, sotto l’etichetta Ensemble; attualmente sono ancora previsti 104 triangolari e alcuni quadrangolari.

Sperano così di bloccare i fascisti, dando al candidato arrivato secondo al primo turno la possibilità di battere il Raggruppamento Nazionale. Se fossero rimasti in corsa, questi candidati sarebbero stati impegnati in elezioni triangolari, che si verificano quando tre candidati avanzano al secondo turno, avendo ottenuto il voto di almeno il 12,5% degli elettori registrati.

Il partito Marine Le Pen e di Jordan Bardella ha raccolto domenica scorsa più di 10,6 milioni di voti, ovvero il 33,1% dei voti e 39 deputati sui 76 eletti al primo turno. RN riceverà fino a 25 milioni di euro di finanziamento pubblico all’anno dopo le elezioni legislative.

In totale, 306 collegi elettorali su 577 si trovano in una situazione triangolare e 5 in una potenziale situazione quadrangolare (quattro candidati idonei al secondo turno). Di questi 306 collegi elettorali, la RN e i suoi alleati sono arrivati primi in 161. RN sarà chiamata a formare un governo se al secondo turno otterrà la maggioranza assoluta di 289 deputati sui 577 dell’Assemblea (*).

Pertanto, si tratta di una partita aperta con in gioco ancora 311 seggi, dei quali RN dovrebbe ottenerne ancora 250 per avere la maggioranza assoluta. Sarà difficile per Le Pen raggiungere tale risultato.

Se diversi candidati macronisti arrivati terzi hanno già annunciato il loro ritiro, tra cui tre attuali ministri, alcuni intendono restare, ritenendo di avere più chance di voti della sinistra, o che il loro ritiro favorirebbe la RN. Pertanto, il “fronte repubblicano” contro l’estrema destra appare meno compatto di quanto lo fosse stato in passato. Del resto, anche il leader della France insoumise e figura chiave del Nuovo Fronte Popolare, Jean-Luc Mélenchon, dal canto suo ha affermato che i ritiri ci saranno solo laddove la RN “sia arrivata per prima”.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno dichiarato lunedì che intendono mantenere la loro solida alleanza con la Francia, nonostante questo risultato storico dell’estrema destra al primo turno delle elezioni legislative.

(*) Durante la Quinta Repubblica vi furono tre “convivenze”. La prima convivenza durò dal 1986 al 1988, con il presidente socialista François Mitterrand e il suo primo ministro di destra Jacques Chirac. La seconda coabitazione ebbe luogo dal 1993 al 1995, sempre sotto la presidenza di Mitterrand, questa volta con il primo ministro di destra Édouard Balladur. La terza convivenza, infine, è avvenuta dal 1997 al 2002, questa volta con un presidente di destra, Jacques Chirac, e un primo ministro socialista, Lionel Jospin. Le prime due convivenze erano convivenze in attesa delle presidenziali, durarono solo due anni, mentre quella del 1997-2002 durò cinque anni.

Durante i periodi di convivenza, il potere passa dalle mani dell’Eliseo a quelle di Matignon (sede del governo). Dal 1986 al 1988, François Mitterrand non ha potuto impedire a Jacques Chirac di prendere decisioni relative alla riforma del Codice del lavoro, all’instaurazione della maggioranza a doppio turno. Nel 2002, Jacques Chirac non ha potuto impedire a Lionel Jospin di votare per il PACS e nemmeno per la settimana di 35 ore. Tuttavia il Presidente della Repubblica non è del tutto impotente. Conserva un potere “tribunizio”, quello della parola. Un potere di rappresentanza, ma non privo di importanza: durante la prima convivenza, François Mitterrand continuava a parlare, teneva conferenze stampa dicendo tutto il male che pensava di Jacques Chirac.

Con una coppia Macron-Bardella il compito rischia di essere ben più arduo, soprattutto nella conduzione della politica estera. Quando una legge viene approvata dall’Assemblea, il Presidente della repubblica dispone di 15 giorni per promulgarla. Emmanuel Macron potrebbe deferire la questione al Consiglio costituzionale o chiedere una seconda lettura all’Assemblea nazionale. Ma alla fine, se il Consiglio costituzionale si dichiara incompetente o se i deputati votano la legge, il capo dello Stato avrà la scelta se promulgarla o dimettersi.

3 commenti:

  1. Una domanda semplice semplice: ma sono così importanti queste elezioni francesi?
    Tanto alla fine sarà il capitale (finanziario, industriale, ecc.) a comandare. Che alla guida politica ci sia Macron o Le Pen cosa cambia? Entrambi devono protrarsi a Monsieur le capitale!

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    1. Errata corrige prostrarsi e non protarsi!

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    2. ogni giorno, ognuno di noi, volente o nolente, deve prostrarsi alle proprie necessità, e in tal caso ha a che fare con i mille volti di Monsieur le capitale!

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