sabato 18 maggio 2024

Lo stato dell'arme

 

Il 2023 ha registrato il record storico della spesa mondiale per la guerra toccando i 24.430 miliardi di dollari, pari a 6,7 miliardi di dollari al giorno, registrando un incremento del 6,8%, il più marcato dal 2009. La spesa mondiale per la difesa pro-capite risulta la più alta dal 1990, raggiungendo i 306 dollari a persona (compresi gli abitanti del Sudan, eritrea, ecc.).

Il 37,5% della spesa globale fa capo agli Stati Uniti ($916mld), seguiti da Cina con il 12,1% (296), Russia (4,5%), India (3,4%) e Arabia Saudita (3,1%); l’Italia è dodicesima con l’1,5% del totale mondo: 35,5mld, pari a 97mln al giorno, con incremento del +5,5% atteso per il 2024. Che cosa non si potrebbe fare altrimenti con quei soldi.

La classifica cambia se si considera l’incidenza sul PIL: di gran lunga al primo posto si colloca l’Ucraina con il 36,7%. Le guerre per procura costano, in ogni senso. Costa Rica, Islanda e Panama non sostengono alcuna spesa per la difesa.

I cittadini che spendono maggiormente per la difesa del proprio Paese sono Qatar (15,7 dollari pro-capite al giorno nel 2023), Israele (8,2) e Stati Uniti (7,4).

Le trenta multinazionali delle armi hanno occupato oltre 1,4 milioni di persone nel 2023 (+20,9% sul 2019 pari a oltre 243mila unità in più), di cui il 69% in forza ai gruppi a stelle e strisce.

Nel primo trimestre 2024 il rendimento azionario delle multinazionali mondiali vede sul podio i big degli armamenti e della guerra (+22,8%). Il rendimento dei player della guerra risulta tre volte superiore al +7,1% dell’indice azionario mondiale, con i gruppi europei nella parte del leone (+42,3%).

Rheinmetall AG è la maggiore industria tedesca nel campo degli armamenti, con 266.000 dipendenti opera anche in altri settori, come gli autoveicoli (camion militari). Da inizio anno le sue azioni sono passate da 299 euro a 511, toccando i 550 euro il 15 aprile. Hensoldt GmbH, multinazionale tedesca ma di proprietà del fondo speculativo americano KKR, concentra le sue attività nel settore dell’elettronica militare. Ad inizio anno quotava 25,24, ieri 39 euro, il 26 marzo aveva toccato i 43,90.

I primi cinque posti per ricavi stimati generati dal comparto delle armi sono occupati esclusivamente da gruppi statunitensi: Lockheed Martin (55,0mld nel 2023), RTX (36,8), Boeing (31,0), Northrop Grumman (30,6) e General Dynamics (26,8). La distribuzione di dividendi è aumentata del 5,0% sul 2022, con il 77% del totale assorbito dagli azionisti dei gruppi statunitensi. Forse c’è qualche connessione con la propensione statunitense all’esportazione della democrazia tra i barbari.

Non solo tedeschi e statunitensi. Anche Leonardo (già Finmeccanica) è nella top 10 per rendimento azionario nel primo trimestre 2024, esattamente al quarto posto con un +55,9%; l’anno scorso all’ottavo posto per ricavi: 11,5 miliardi. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze italiano, che possiede circa il 30% delle azioni. Segue

Fincantieri, al nono posto, con +21,9% nell’azionario, in 25esima Fincantieri con 2 mld. L’Italia conta per il 19% del giro d’affari europeo e per il 4,2% di quello mondiale (*).

Dovremmo essere contenti, fregarci le mani. E però bisogna considerare che i cittadini italiani investono 1,7 dollari al giorno per la difesa, oltre il doppio della media mondiale. 1,7 dollari al giorno a cranio, ma poi se andiamo a vedere chi paga davvero ... il solito discorso.

(*) Le italiane sono fra le meno valorizzate dalla Borsa: Fincantieri quota 2,2 volte il capitale netto e Leonardo registra un valore di Borsa allineato ai mezzi propri. Succulenti bocconi!

(Fonte dei dati: Mediobanca)

1 commento:

  1. Mentre Putin apre ad una possibile soluzione della guerra in Ucraina, Nato ed UE mostrano sempre più il loro volto (vedasi situazione in Georgia); tutte queste armi devono avere uno sbocco sul campo di battaglia che potrebbe presto allargarsi.
    AG

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