Facile dire che la “stilista e filantropa” Diane von Fürstenberg vive un esilio dorato. Provate voi a Venezia, in un mini di poco più di 250 mq.. E infatti non si lamenta, a ottant’anni può dire “Oggi finalmente mi concedo qualche lusso”.
«Avevo 19 anni, Egon (von Fürstenberg, principe e primo marito di Diane) mi portò qui a una festa. C’erano Liz Taylor e Richard Burton, Marina Cicogna risplendeva bellissima accanto a Aristotele Onassis. Mai avevo visto una città simile. Da allora ho deciso che qui avrei avuto una base. E così è stato».
Diane Halfin (questo il cognome da nubile), proviene da una ricca famiglia ebraica. Difficile essere ebrei e poveri. Se notate in questa definizione un accenno antisemita, vuol dire che siete affetti del suo opposto: si tratta di dati di fatto dimostrabili ad abundantiam, il riconoscimento di un merito sociale.
«Matrimonio a 22 anni, a 24 avevo due figli, a 27 ero famosa». Tra una cosa e l’altra, a 22 anni aveva già frequentato l’Universidad Complutense de Madrid e studiato economia a Ginevra. “Durante gli studi Diane lavorava nel mondo della moda”, mentre noi mandavamo curricula a destra e a manca senza ricevere risposta da Marina Cicogna o da Aristotele Onassis.
Con il marito andarono a New York (e dove sennò?). “Gli anni del Club 54: entravamo nel locale belli e affamati di vita. C’era un ragazzo timido e voyeur. Si chiamava Andy Warhol”.
Dice: “Ho progettato un libro Marsilio su Venezia, nel quale immagino questa città come una donna e, di volta in volta, come mercante, musa, finanziera eccetera”. Ah, dunque non come una veneziana qualunque, una casalinga, una impiegata delle poste, una operaia, commessa, serva a domicilio. Insomma, una vita di sacrificio quella di Diane, di lavoro precario e poi tanta disoccupazione.
Con i primi 30.000 dollari guadagnati e risparmiati, Diane nel 1970 che fa? Li investe in una linea di moda femminile, che diventa immediatamente popolare per le caratteristiche fantasie stampate sugli abiti. Nella vita ci vuole fiuto, ma soprattutto culo. E non solo quello.
Dopo l’esplosione di vendite e popolarità degli anni ‘70 seguono anni molto difficili per la casa di moda della Diane von Fürstenberg, che ben presto smette di interessarsi alle sorti dell’azienda. Dunque anche alle sorti di chi ci lavorava.
Nel 2001 è convolata a nozze con Barry Diller, ex direttore generale della Paramount e della Fox, ma ha conservato il cognome dell’ex marito von Fürstenberg. Noblesse oblige. La nuova coppia ha creato il fondo no profit The Diller-von Fürstenberg Family Foundation che si occupa di supportare iniziative di beneficenza.
Suo marito, Barry Diller. “Ci innamorammo cinquant’anni fa, poi lo lasciai. Lui mi aspettò la bellezza di 28 anni prima di sposarci”. Perché lo lasciò? “Volevo essere libera. Ma lo amavo, come lo amo oggi”.
Si è mai innamorata di una donna? “Sì, tanti anni fa. Ma è stato un caso in mezzo a tanti amori maschili”.
Il suo ritorno al “lavoro” gli regala molte soddisfazioni. Nasceva il wrap dress. Chi lo ha indossato meglio? “Potrei dirle Michelle Obama nella sua prima cartolina di Natale. Ma anche Amy Winehouse: due donne diversissime ma geniali”.
Anche Catherine del Galles lo mette. “Povera, ha sofferto tanto”. Una classe sociale di sofferenti, la sua.
Che cosa è per lei, oggi, l’eleganza? “Fino a qualche tempo fa avrei risposto la naturalezza. Oggi voglio rispondere la gentilezza. Una qualità che cerco di coltivare che ritrovo in tante amiche famose, da Madonna a Oprah Winfrey a Hillary Clinton. Senza gentilezza non vedo eleganza”.
Un progetto? “Fare di Venezia una libera repubblica della gentilezza”.
Ma la domanda/risposta più intrigante dell’intervista è questa: L’America di Trump? “Non dico nulla, parlano i fatti: io sono in esilio a Venezia”.
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Xeo libero? Eora, voria domandarghe: ma no ti te gavevi inaccorto che to mario el gera recia?
RispondiEliminaGhei, ma pien de schei
EliminaE noi gavemo la "Santa" ...che ciacola, ciacola
RispondiEliminaSenza restrizioni di sorta? E allora osservo, se ho capito bene le tue origini, che non ti puoi lamentare troppo. Tu e la Furstenberg condividete un esilio dorato. C'è chi vive a Foggia e c'è chi vive a Venezia. Queste sono vere discriminanti sociali, qual è la soluzione marxista? :)
RispondiEliminaA Venezia c'è chi abita in un lussuoso appartamento in sestiere san Marco e chi in un modesto alloggio in affitto a Sacca Fisola. Ciò vale per qualunque città, grande e piccola. Ad ogni buon conto non abito più a Venezia da 40anni esatti.
EliminaPer la soluzione marxista devi chiedere ai marxisti: je ne suis pas marxiste.
https://diciottobrumaio.blogspot.com/2011/01/je-ne-suis-pas-marxiste.html
Come non abita più a Venezia? Contavo di venire a trovarla prima o poi, provenendo da Vigonovo!
EliminaDario
Chiedo scusa ma il commento precedente non è anonimo: è mio.
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