«La stagione dei dividendi entra nel vivo e si prepara a scrivere una pagina importante per Piazza Affari. Il dividend-day è il 19 maggio: oltre 40 società del listino milanese distribuiranno cedole per 15 miliardi di euro. Tra i dividendi già distribuiti ad aprile, gli acconti dello scorso novembre e i prossimi vari appuntamenti, il 2025 vedrà una distribuzione complessiva di 41 miliardi, sugli utili generati nel 2024; un aumento del 13% rispetto allo scorso anno.»
Questo, come scrive il Sole 24 ore di oggi, per quanto riguarda i dividendi azionari del listino milanese. Gli amministratori delegati, dopo aver riempito le proprie tasche, trasferiscono quanto più possibile del cosiddetto valore aggiunto ai propri azionisti. Come si diceva una volta: “estorcono plusvalore” come mai prima, a spese del cervello, dei muscoli e dell’anima dei loro schiavi, che non di rado muoiono sul lavoro.
L’aspetto peggiore sono i riacquisti di azioni. Normalmente un’azienda riceve denaro dai suoi azionisti. Si fa esattamente l’opposto, riacquistando le proprie azioni. L’obiettivo? Aumentare i prezzi: meno azioni delle società ci sono in circolazione, più sale il rendimento di ciascuna.
Poi c’è tutto il resto, a cui aggiungere ancora le cedole del debito pubblico pagate nel 2024, per un ammontare complessivo di oltre 85 miliardi. Sia chiaro, solo una parte di quei miliardi finiscono nelle tasche degli italiani che hanno investito in titoli di Stato, il resto finisce all’estero, così come una parte dei ricavi cedolari in titoli europei e di altri Paesi sono incassati in Italia.
Insomma, a leggere questi numeri si può pensare che l’Italia sia economicamente un paese in salute. Cosa che del resto è vera, almeno per quelle persone che possono investire almeno una parte dei loro cospicui risparmi in azioni, obbligazioni e altre fonti di reddito speculativo, non ultimo l’investimento immobiliare (con valori sempre in crescita).
Si strangolano coltivatori, allevatori e fornitori, per che cosa? Per gli azionisti 80enni che, tra un pisolino e l’altro, acquistano immobili o azioni. Quanti miliardi di euro di ricchezza detenuta dagli anziani sono stati trasmessi ai loro figli negli ultimi decenni, e quanta ricchezza liquida e immobiliare sarà ancora trasmessa ai loro eredi nei prossimi anni? Data la relativa diffusione della ricchezza si tratta di un trasferimento di ricchezza imponente, il più grande della storia (con imposte ridicole, esenzioni e detrazioni, senza un’aliquota progressiva per ciò che l’erede riceve in eredità nel corso della sua vita). Non solo per quanto riguarda l’Italia: le società europee del XXI secolo sono tornate ad essere società di eredi.
In una società in cui l’eredità pesa più del lavoro nella costituzione della ricchezza, il meccanismo ereditario plasma un ordine sociale in cui le fortune più grandi sono riservate agli individui provenienti da famiglie benestanti. Altri possono, grazie ai loro sforzi, al merito, o a raccomandazioni in cambio di fedeltà, ottenere buoni posti e stipendi, ma è impossibile per loro raggiungere le posizioni più elevate in termini di ricchezza.
Un fenomeno assai trascurato dalle statistiche e dalla pubblicistica, che è sinonimo di blocco della mobilità sociale. Va poi rilevato che posizione di ricchezza e posizione sociale spesso procedono di pari passo. A ciò poi si aggiungono le politiche fiscali e gli incentivi (leggi bonus) per quei “poveracci” che possono beneficiarne per i loro giardini, la ristrutturazione di ville e villini a spese dei molti che sono tosati alla fonte. Tutto legale, per carità. Ma se pensate che vi sia incompatibilità tra privilegi e uguaglianza di opportunità vuol dire che non siete abbastanza liberali, o non siete abbastanza quel cazzo che volete. Sicuramente passate per essere dei comunisti, di questi tempi la feccia dell’umanità.
Come meravigliarsi se dividendi e rendite alimentano un risentimento degli esclusi che si palesa nel voto elettorale (compresa una aliquota di astenuti)? Il voto incazzato di quelli che non possono permettersi il fuoristrada e un cane di grossa taglia che mangia chili di crocchette al giorno. Di quelli che: “i soldi che la vita mi deve!”. Tutti vogliono essere ricchi, felici di avere tutti i doveri, se questo significa avere tutti i diritti.
Se la sinistra è diventata destra, meglio l’originale della fotocopia, si dice. Paradossalmente in tal modo il voto degli scontenti, che reclamano la condivisione della ricchezza, e quello dei contenti, che puntano a mantenere le posizioni acquisite e anzi a un’ancor maggiore contentezza, si coagula. Il voto è l’essenza di questo tipo di democrazia.
A proposito andrai a votare per i referendum?
RispondiEliminaPietro
spiegami, se sei favorevole al voto, anche un solo motivo per il quale dovrei andare a votare
EliminaSalve. Sono molto interessato alla risposta di Pietro. Grazie.
EliminaSono favorevole all'argomento dei referendum, ma temo che non serva a niente, visti anche i precedenti. Perciò penso che non voterò, come faccio da dieci anni in qua.
RispondiEliminaPietro
I primi quesiti referendari concernono il Job act e altre disposizioni di legge relative alle tutele dei lavoratori. Il Job act, vale a dire flessibilizzazione del mercato del lavoro, che altro non è che la riduzione di tutele e diritti dei lavoratori, mi ricorda due nomi: Padoan (ministro) e Renzi (segretario del PD e presidente del consiglio). Sempre a riguardo delle tutele dei lavoratori, mi viene in mente che il Pd ha governato questo Paese, da ultimo, dal 2011 all’altro ieri.
EliminaIl PD deve sparire. Con che cosa sostituirlo? Non è un mio problema. Con ciò si fa il gioco dei fascisti. Certo. Questo Paese ha bisogno di un nuovo fascismo e di altre tragedie. Il tanto peggio, tanto meglio? Esatto. Come vaccino? No, come purga.
La cosa mi dispera, ma non vedo alternativa.
La cosa comica è che il PD di Schlein invita ad andare a votare per abrogare leggi fatte dal PD di Renzi.
Elimina😁😁😁
Esatto. Voteremmo per fare uscire dalla porta ciò che in una qualche forma rientrerebbe dalla finestra. L'attuale sistema non può che fare sempre più spudoratamente la volontà della classe dominante, chiunque governi.
EliminaPietro