Lui si sta divertendo un mondo. Il 29 aprile lo ha ammesso alla rivista The Atlantic: “Mi sto divertendo molto. La prima volta, avevo due cose da fare: governare il paese e sopravvivere [...]. La seconda volta, guido il paese e il mondo”. Firma decreti esecutivi come se mangiasse pistacchi all’aperitivo, umilia e minaccia, fa crollare le borse, bombarda e invia armi a destra e a manca, insomma fa come qualsiasi altro presidente americano.
Non proprio come qualsiasi altro presidente americano, perché finora non ha dichiarato ufficialmente guerra a nessun Paese. Siamo ancora nella fase delle promesse e delle minacce, per esempio di annettere altri Paesi, mentre altri presidenti prima di lui non solo hanno minacciato di farlo, ma l’hanno fatto davvero (basta leggere questa voce di Wikipedia per farsene una vaga e primordiale idea).
Lo stesso 29 aprile, era a un comizio a Warren, nel Michigan, per celebrare davanti ai suoi fan “i primi 100 giorni di maggior successo di qualsiasi amministrazione nella storia del nostro paese [...]. Abbiamo appena iniziato, non hai ancora visto nulla!”. Sì, ride di gusto. E poi, perché dovrebbe essere triste, visto che “Dio mi ha salvato affinché potessi rendere di nuovo grande l’America”? E difatti si fa ritrarre nelle vesti del papa, scandalizzando i soliti baciapile.
Quale dio? Ce ne sono per tutti i gusti, i bisogni e gli stati d’animo, compreso quello idealizzato sulle banconote da un dollaro. Se la ragione non ha alcun posto in questo contesto – il che accade raramente quando s’invoca Dio come fanno tutti i presidenti – la determinazione c’è. Si tratta di una interpretazione del potere – della nazione più armata e potente del mondo – al servizio di un’ideologia che è essenzialmente totalitaria, quale appunto è quella del capitalismo imperiale. Dov’è dunque la sostanziale differenza tra l’oggi e il passato?
Certo, la forma è sostanza in questi casi, e questo grasso maiale non se ne cura per niente delle formalità, della buona creanza, del savoir-faire diplomatico. È un dio dall’orgoglio insopportabile, capriccioso, arrabbiato, tirannico, viziato e che si sente in diritto di avere tutto: vai avanti, il mondo è la tua stanza dei giochi e puoi prendere tutti i giocattoli che vuoi. E se li rompi, nessun problema, ne riceverai altri. Hanno fatto cose diverse Bush padre e figlio, oppure Obama e Biden, Clinton e l’Europa nella ex Jugoslavia, insomma nella grande stanza dei loro giochi?
Non è certo la prima volta che ciò accade – gli Stati Uniti hanno sperimentato le macchinazioni di J. Edgar Hoover e del maccartismo – ma è la prima volta che chi è al comando dichiara esplicitamente e ruvidamente il suo progetto di classe: riconfigurare le istituzioni, sia nazionali che internazionali, al fine di instaurare un ordine assolutista composto dai più forti, dai più ricchi e dai più illuminati purché di madre lingua anglosassone.
Sono cose che si fanno ma non si dicono, questo il rimprovero. Sarebbe quindi inappropriato ridere di fronte a un clown che gesticola e dimenticare ciò che è sempre avvenuto, sia pure in forme più felpate ma anche in modi più ... esplosivamente assertivi.
La differenza tra Trump e gli altri presidenti è la stessa che c'era tra Giolitti e Mussolini, il "me ne frego" detto esplicitamente.
RispondiEliminaIl comento era mio
RispondiEliminaPietro