martedì 7 aprile 2015

Gli eredi


Se c’è un aspetto nello studio della storia che ogni scolaro mal sopporta è quello della teoria infinita di monarchi e principi i cui nomi sono accompagnati di un numero romano. Poi ognuno aveva anche il suo soprannome, per rendere pratiche le cose in famiglia. Famiglie aristocratiche imparentate le une con le altre, nobili intrecci di destini che spesso finivano tragicamente.

Se citassi il nome, per esempio, di Carlo IV, frugare nei ricordi ormai estinti di scuola credo servirebbe a poco. Perciò è stata inventata Wikipedia, dio la benedica. Ma a questo punto di quale Carlo IV parliamo, quello di Francia, detto il Bello come suo padre Filippo, oppure Carlo IV di Spagna, o invece quell’altro, di Lussemburgo, nipote di quello francese? Wikipedia non basta.

A forza d’insistere, i nomi delle casate dei Plantageneti e dei Tudor d’Inghilterra, dei Vallois e dei Capeti di Francia, i Lussemburgo di Boemia, gli Asburgo d’Austria, i Wittelsbach di Baviera, gli Hohenzollern di Prussia, i Romanov di Russia, dei Castiglia e Aragona, dei Savoia, i Visconti di Milano, ci sono diventati, per così dire, familiari; più arduo il compito per le case di Navarra, i duchi di Bretagna, i conti di Fiandra, dello Hainaut, gli Orsini, i Colonna, i Duchi di Parma, gli Alfonso d’Este, eccetera.

Ci vuole vera passione per queste cose, avendo cura che non diventi ossessione.



I matrimoni rappresentavano la struttura portante dei rapporti sia internazionali che internobiliari, la fonte primaria di acquisizioni territoriali, sovranità, alleanze, e ramo principale di attività della diplomazia, non solo medievale. Fiorirono le cuginanze starne, tanto che un principe d’Ungheria poteva diventare l’erede al trono di Napoli mentre un principe inglese poteva rivendicare sovranità sia in Francia ch in Spagna.

Altro elenco lungo una decina di secoli quello che riguarda gli imperatori di Bisanzio, con soprannomi strani, come quel Costantino V detto Copronimo. Poi viene per deliziarci un altro elenco, questa volta formato dai nomi di centinaia di Papi, ognuno di essi col suo bravo numeretto identificativo. Non so se il Pastor o il Gregorovius li ricordassero tutti i nomi dei papi, dubito. Solo di Giovanni se ne contano ventitré, di cui l’ultimo è recente e molto popolare. Un po’ meno noto è che ve ne fu un altro di Giovanni XXIII, considerato un antipapa, ma molto amico di una certa famiglia fiorentina (non quella dei Renzi), tanto che è sepolto nel Battistero di San Giovanni. E del fatto che di Giovanni XX non c’è traccia che dire?

Questo per quanto riguardava la nobiltà di spada e di ostensorio, ma poi le cose sono cambiate? Per nulla; si sono solo fatte più discrete, sfumate. La noblesse de la robe, le grands seigneurs de la grana hanno preso il vezzo di tramandare, come un tempo i nobili, il nome dal nonno al nipote, e del resto fin dall’antico era uso il patronimico. Negli Usa al nome e cognome identici di nonni, padri, figli e nipoti, fanno seguire l’appellativo junior o senior, per distinguere. Però non basta, aggiungono il numeretto romano. Del resto sono rampolli dell'aristocrazia alto borghese che hanno ereditato un impero mondiale.


Ne riparlerò. Forse.

Nessun commento:

Posta un commento