mercoledì 26 gennaio 2011

Francia o Spagna purché se magna!


Nel primo scorcio degli anni Novanta la sinistra parlamentare (ex PCI) per andare al governo ha tentato di approfittare della congiuntura favorevole, cioè dell’azione giudiziaria in corso contro un sistema partitico largamente e profondamente corrotto. Nel 1994 la gioiosa macchina da guerra occhettiana aveva tutto a favore, e invece s’infranse contro un ostacolo imprevisto ma non imprevedibile (da un anno comparivano grandi manifesti pubblicitari apparentemente senza senso con scritte due parole: foza italia, ovviamente dei test utili per i sondaggi). Ed infatti alla gioia postcomunista si oppose, occupando la scena politica, un palazzinaro brianzolo proprietario di una larga fetta dei media (TV e stampa), pieno di debiti ma deciso a riscattarsi fondando un partito, grazie ovviamente alla propria forza mediatica, ma anche con l’appoggio di personaggi siciliani (rispettabili solo nell’Isola), i quali forse non hanno potuto raccontare tutti i retroscena della loro azione allo stesso Berlusconi. Il personaggio fu allora preso di mira, a sua volta, dalla magistratura milanese. Un soggetto come lui, aduso alla parte del mugnaio e contiguo a Craxi, non poteva che trovarsi ben infarinato (anche in questo caso volendo usare uno schema critico assai prudente). Ovvio che egli abbia frapposto ogni resistenza alle imputazioni e tentati tutti i modi per sottrarsi al giudizio dei tribunali. Ma è altrettanto indubbio che uno scavo così profondo ed occhiuto, con ampio impiego di mezzi, è stato realizzato dalla magistratura in ragione del ruolo politico assunto da Silvio Berlusconi in contrapposizione alla sinistra, cioè quello di padrone del maggior partito italiano e presidente del consiglio.
Ad aggiungersi alle fatiche quanto mai attente e inesauste della magistratura venne il noto ribaltone della Lega (forse suggerito da forze non autoctone) alla quale il centrosinistra dell’Ulivo promise quell’appoggio programmatico che invece l’architrave meridionale della destra non poteva in quel momento offrire. La cosa durò poco; tuttavia è proprio durante il governo di quella volpe di D’Alema che Berlusconi gioca la sua carta migliore, recitando nella commedia della bicamerale e ottenendo la blindatura legale del suo impero televisivo.
Alle successive elezioni del 2001 gli statisti del centro-sinistra persero per ciò che avevano fatto (anche la guerra) e anche non realizzato nella legislatura precedente. La questione della proprietà mediatica di Berlusconi non fu determinante per l’esito elettorale, come amano invece farci credere, pur se l’azione mediatica non fu certamente trascurabile nel convogliare consenso dalla parte del padrone di Mediaset e di Forza Italia. Ed infatti, nel 2006, dopo cinque anni di governo, Berlusconi perse nuovamente le elezioni, seppur di poco, contro il solito Romano Prodi. Il resto è noto, così come il fatto che ancora una volta il centro-sinistra non approfittò della propria posizione di vantaggio per mettere fuori ruolo Berlusconi, con due righe in gazzetta ufficiale, a causa del suo enorme conflitto d’interessi.
Tutto questo dimostra a sufficienza che se c’è una parte della sinistra e perfino della destra che vuole morto politicamente Berlusconi, vi sono settori che pensano di poterlo battere per altre vie: con la forza delle loro “idee” (per esempio il vanesio Veltroni); altri perseverano nell’ottenere tale risultato per via giudiziaria (non solo Di Pietro), mentre ad altri ancora non dispiace servirsi dell’antiberlusconismo di facciata per continuare a farsi gli affari propri (e delle relative consorterie) sfruttando il solito metodo del trasformismo all’italiana (diniani, mastelliani, ma anche piddini e via via elencando). Francia o Spagna purché se magna!
Anche prescindendo da un giudizio da un punto di vista di classe su questo sistema politico roso dalle tarme, un fatto va comunque sottolineato, e cioè che esso procede irresponsabile e disinvolto, estraneo dalla vita quotidiana dalle stragrande maggioranza delle persone, e troppo in alto nella scala dei poteri umani.  

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