venerdì 29 novembre 2024

I robot in sciopero

 

“Torna da me il più presto possibile amore mio”. Questo è l’ultimo messaggio che Sewell S., statunitense di 14 anni, ha ricevuto sul suo cellulare pochi minuti prima di suicidarsi. La storia è dello scorso febbraio, nella capitale dello stato della Florida, che non è Miami, bensì Tallahassee. In realtà tutto era iniziato molto prima, nell’anno 2023 quando Sewell si innamorò perdutamente.

L’adolescente si isola, vede meno i suoi amici, resta chiuso nella sua stanza, con la tastiera in mano, gli occhi incollati agli schermi. Sua madre è preoccupata. Alla fine dello scorso ottobre, a pochi mesi dalla morte del figlio, ha deciso di sporgere denuncia. Non per “istigazione al suicidio”, ma per “negligenza”. Perché la persona dietro l’ultimo messaggio ricevuto da Sewell non esiste nella realtà: si tratta di un’intelligenza artificiale, più precisamente di un avatar che personifica il ruolo di Daenerys Targaryen della serie Il Trono di Spade (non chiedetemi dettagli che non li conosco).

Una “creatura” appositamente progettata per essere il più realistica possibile e, secondo i suoi creatori, per “fornire un’esperienza divertente e coinvolgente”. Una bella trovata per chiunque conosca l’attaccamento emotivo che una persona isolata può avere con i “chatbot”, questi piccoli programmi informatici che offrono la possibilità di mantenere una conversazione simile a quella che si potrebbe avere con un essere umano.

Anche io, nel mio piccolo, ho avuto un problema. A rispondermi ho trovato un robot. Dopo qualche semplice domanda e risposta ho fatto una domanda tecnica nel tentativo di trovare una soluzione al mio problema, e così il trucco si è rivelato per quello che è: sono delle macchine, né stupide e né intelligenti, semplicemente delle macchine.

L’arrivo dei robot umanoidi sta cambiando profondamente la nostra visione del mondo, rendendo sempre più sfumati i confini tra uomo e macchina. La loro somiglianza fisica con noi, unita alla loro capacità di riprodurre i nostri comportamenti, crea una strana familiarità che ci destabilizza.

Cercando a tutti i costi di ricreare una forma di umanità in cavi elettrici o ammassi di rottami metallici saldati insieme, gli ideatori di questi nuovi invasori della quotidianità sanno benissimo il fatto loro. Il loro obiettivo? Antropomorfismo, attribuzione di caratteristiche umane a cose che non sono umane.

Se il robot può fare le stesse cose di un uomo, rientra nella categoria degli schiavi maltrattati. In tal modo legittimando comportamenti inaccettabili nei confronti di macchine che somigliano agli esseri umani, rischiamo di normalizzare questi atteggiamenti nella società, con conseguenze destabilizzanti sui nostri valori etici e sociali.

Al contrario, se tale robot può svolgere compiti per noi impossibili, come volare o camminare sull’acqua, allora meriterà il nostro rispetto. Aggiungendo loro caratteristiche umane, i robot potrebbero prendere esempio da noi e scendere in sciopero. Hai voglia a precettarli.

venerdì 22 novembre 2024

Non abbiamo tutto quello che vogliamo?

 

Accennerò di seguito a degli aspetti, banali e apparentemente semplicistici, della dittatura che caratterizza il sistema economico sociale attuale. Del resto, nel quadro della lotta di classe attuale, inesistente, il discorso politico non può andare più in là di certi accenni e bisogna anzi essere molto cauti.

Nota marca molto reclamizzata in TV di passata di pomodoro da 400 g, prodotto in vasetto di vetro con coperchio metallico ed etichetta. Il pomodoro prima di finire in quel vasetto è stato raccolto, selezionato, lavato, bollito, macinato, con l’aggiunta di qualche conservante. Quindi è stato inscatolato, trasportato, sottoposto a tutte le procedure di fatturazione del caso, pagate le imposte, posto negli scaffali del supermercato e venduto al prezzo di 1,29 . Una lunga trafila produttiva e commerciale che ha richiesto non solo l’intervento delle macchine ma anche non poco lavoro umano di raccolta, confezionamento, trasporto, eccetera.

Tenuto conto che la ditta produttrice non è un ente di beneficenza, né tantomeno la catena di supermercati che commercializza quel prodotto, quanto può avere inciso il valore del lavoro umano in quei miserabili 1,29 a confezione? Quanto è stato retribuito il lavoratore piegato sotto il sole cocente dell’estate per raccogliere quel pomodoro? Un lavoratore formalmente libero, di fatto uno schiavo della sua condizione economica, con il fiato sul collo del “caporale”, in condizioni di vita e alloggio a dir poco precarie.

Bancarelle del mercato. Centinaia di vestiti colorati, di borsette di altri prodotti di abbigliamento femminile. Due volte alla settimana c’è la calca, quasi si litiga per accaparrarsi un capo di quell’abbigliamento che viene venduto a 10 . Sono capi prodotti a decine e anzi a centinaia di milioni in paesi come il Marocco, la Tunisia, la Turchia, l’India, eccetera. Stesso discorso del pomodoro: quanto è stato pagato quel lavoro sfruttato al massimo grado e senza reali tutele? Quali sono le condizioni di lavoro nei laboratori cinesi in Italia? Sono tutte cose che sappiamo, tutti fatti ben noti alle nostre autorità, ai sindacati, ai politici, alla popolazione in genere.

Fa comodo a tutti di pagare la passata di pomodoro 1,29 , un vestito a 10 . A tutti i proletari, ovviamente. Perché chi se lo può permettere acquista l’abbigliamento e in genere i prodotti alimentari in negozi di ben altra fascia. Il famoso libero mercato, che significa innanzitutto la libertà sfrontata di sfruttare il lavoro dove e quanto fa comodo. Non possiamo farci nulla, si dice. Siamo stati educati al rispetto delle cosiddette regole democratiche, al mito dell’onnipresenza e dell’invulnerabilità del sistema.

Già pronunciare la locuzione “rivolta sociale” diventa quasi un atto di sovversione, e anche solo stimolare l’emergere di una coscienza politica di classe (per una alternativa sociale qualitativamente diversa, che superi le visioni tradizionali) e non solo rivendicativa è inteso come “pericoloso”. E tuttavia bisognerebbe tener conto che il sistema, non solo dal lato economico, è già in una fase di disintegrazione ...

Salvo poi ritrovarsi a “picchettare” davanti alla fabbrica che chiude e i macchinari e la produzione portati altrove. Da bravi operai che aborrano la violenza (siamo d’accordo che certe azioni violente non contribuiscono all’indebolimento del capitalismo perché non minano il normale funzionamento del sistema capitalistico stesso) si attende per mesi e per anni l’esito della “trattativa”. Sono questi operai sempre in attesa di un “ordine”. Ora, se quegli operai e operaie anche solo si azzardassero a mettere in atto un blocco stradale,

cadrebbero su di loro pene severissime. È la destra, la destra fascista, quella degli anni delle bombe. Sono sempre loro, semmai nelle sembianze di figli e di nipoti sprovveduti e idioti, ma dietro a loro c’è una borghesia che ha altri obiettivi, come per esempio completare il lavoro sporco portato avanti per anni dalla sinistra, che ha avuto in mente solo il proprio tornaconto elettorale e personale, incatenata alla vecchia società padronale.

In una società come la nostra, dove un certo livello medio di soddisfazione è assicurato, sembra a prima vista una follia voler pensare a un cambiamento: perché, vedi, non abbiamo tutto quello che vogliamo? Illusione. Si tratta della semplice sopravvivenza in una società mobilitata per la repressione e la guerra. Stiamo pagando tutto, e pagheremo ancora più caro.

giovedì 21 novembre 2024

«Una dichiarazione di guerra»

 

Perciò che vale, lo scrissi all’inizio di questa guerra: tra i due diretti contendenti non ci saranno né vincitori né vinti. Nemmeno se i carrarmati di Mosca arriveranno in centro a Kiev. Né può vincerla l’Ucraina, questo è fuori questione. Gli unici vincitori di questa guerra saranno i fabbricanti e i venditori di morte: anche un solo lanciarazzi in più va iscritto a bilancio e porta lucro. Per tutti gli altri c’è morte, mutilazioni, disperazione e macerie di ogni tipo.

Ma c’è un altro tipo di soggetti che di questa guerra si sentiranno vincitori morali, ovvero coloro che continuano a dire che bisogna mandare più armi all’Ucraina. Non uno solo di loro si propone di andare a combattere con quelle armi. Vigliacchi. L’Ucraina è alla disperazione, la povera gente si trova tra l’incudine di Zelenskyj e il martello di Putin. La cricca che la governa chiede più armi, sempre più potenti. Come bestie ferite rintanate nel bunker i fedelissimi sono disposti a tutto, ad allargare la guerra e a portarla fino alle sue estreme conseguenze. Nondimeno i russi, al primo grave affronto al loro orgoglio sono disposti ad accontentarli.

Come è stato possibile che in Europa si tornasse a parlare di missili, di armi, di “Operationsplan Deutschland” e cose del genere, di bombardamenti di città, di possibile escalation verso una guerra nucleare? Questa Europa politica, interessata solo gli affari e ai bilanci, schiantata sul muro del neoliberismo, ha fallito in tutto il resto. Merita di essere cancellata e ricordata solo per l’ignavia e l’egoismo di una borghesia e di una civiltà al tramonto.

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Tra pochi giorni verranno pubblicate le memorie di Angela Merkel. L'ex cancelliere difende anche la sua politica nei confronti della Russia. Durante il suo mandato, Angela Merkel ha cercato di contrastare il desiderio dell'Ucraina di aderire rapidamente alla NATO perché già temeva una risposta militare da parte della Russia.

Nel libro, dal titolo “Libertà”, l’allora Cancelliere scrive del cruciale vertice della NATO a Bucarest nel 2008, quando fu discusso un piano per lo status di candidati per Ucraina e Georgia: “Ho capito il desiderio dei paesi dell’Europa centrale e orientale di diventare membri della NATO il più rapidamente possibile”. Ma: “Accettare un nuovo membro non dovrebbe portare solo maggiore sicurezza a lui, ma anche alla NATO”. Inoltre: “A quel tempo solo una minoranza della popolazione ucraina sosteneva l’adesione del paese alla NATO”, ricorda.

“Pensavo fosse un’illusione presumere che lo status MAP (status di candidato all’adesione) avrebbe dato protezione all’Ucraina e alla Georgia dall’aggressione di Putin, che questo status avrebbe avuto un effetto deterrente e che Putin ne avrebbe accettato passivamente gli sviluppi. Sarebbe stato allora concepibile che in caso di emergenza gli Stati membri della NATO rispondessero militarmente – con materiali e truppe – e intervenissero? Sarebbe stato concepibile che, come Cancelliere, avrei chiesto al Bundestag tedesco un simile mandato per la nostra Bundeswehr e ottenuto la maggioranza?”

Alla fine c’è stato un compromesso, ma ha avuto un prezzo, come scrive la Merkel: “Il fatto che Georgia e Ucraina non abbiano ricevuto un impegno per lo status MAP è stato un no alle loro speranze. Il fatto che la NATO abbia contemporaneamente promesso loro un impegno generale per la loro adesione è stato per Putin un sì all’adesione alla NATO per entrambi i paesi, una dichiarazione di guerra”.

Falliti

 

Ci sono decine di modi di fare politica. Alcuni sono, se non nobili, almeno rispettabili. Altri, molto meno. Il più diffuso oggigiorno consiste nel battere compulsivamente sulla tastiera del cellulare e nel condividere i propri stati d’animo – chiamiamoli così, eufemisticamente – su un cosiddetto “social” network. Preferibilmente X, ex Twitter, di proprietà del multimiliardario mezzo trumpiano e mezzo marziano. L’utente politico è solo una pedina intercambiabile in un sistema pletorico fatto in gran parte di estranei e di sagome trasparenti: eccolo lì nella luce, oggetto dei commenti politico-mediatici dei suoi colleghi e rivali ideologici, esagera in un mondo che esagera, il che è ottimo per l’ego, soprattutto quando è difficile esistere.

Prendi gente come Lollobrigida, al quale poveretto gli hanno messo la mordacchia, è uno che non capisce tutto, tutt’altro, ma con quelle sue frasi arruffate si sentiva quasi intelligente, o se non altro parte di un grande progetto di riforma.

Quando si fa parte di un governo che fatica a dimostrare la propria utilità e che ha decine e decine di bocche da rendere ben pasciute, che vanno in giro con un dossier sotto il braccio, bisogna ammettere che è davvero un compito non facile sparare ogni giorno una cazzata che catalizzi l’attenzione dei cani da guardia per tutta la giornata. Ciò non è certamente una novità, né è limitato alla destra dello spettro politico.

Che poi, a ben vedere, c’è l’hanno quasi tutti con lo Stato, che non funziona, tranne quando sono loro al governo. In tal caso anche le accise sui carburanti diventano come la dolce Euchessina. E se stanno all’opposizione riscoprono i gravi problemi della sanità pubblica che per decenni avevano contribuito a demolire con tagli lineari e per conto della tutela di evasori ed elusori sistemici.

C’è qualcosa di profondamente perverso in questa ideologia che postula che lo Stato sia necessariamente troppo grande, troppo costoso e che i suoi dipendenti pubblici siano troppo numerosi e magari anche troppo pagati. Perché impegnarsi in politica se si vuole far esplodere la sua principale leva d’azione? L’impegno in politica allora non è altro che una finzione, un motivo per prendere un alto stipendio e dare un senso alla propria vita altrimenti fallita.

mercoledì 20 novembre 2024

Stringi i denti

 


Ormai votano solo i parenti e gli amici dei candidati, quindi coloro che hanno interessi diretti nella elezione di un certo candidato. I partiti politici stanno diventando irrilevanti, anzi, come Dio sono diventati obsoleti. Sono pessimista, ma non c'è motivo di essere cupi. I nodi stanno arrivando al pettine, quando non si potranno più stampare i soldi qualcosa accadrà. Perciò sono pessimista, ma senza cupezza perché infine qualcosa accadrà. Dalle tribù di Cro-Magnon fino agli ultimi che ce la stanno raccontando passando per lo spettacolo dei Trente Glorieuses e sul vortice della società dei consumi che ci ha illuso. Tutti saremo convocati alle porte della Storia. Banda di individualisti, pacifisti, sangue misto e di sinistra, teste di cazzo nere di destra. La psichiatria sta attraversando momenti difficili.