mercoledì 30 settembre 2015

Voluntary disclosure?


Chissà perché ma sono sempre i più poveri, o i meno agiati se l’espressione piace di più, a scassare i conti dello Stato. Che poi vi siano 50mila e più evasori che grazie la solita sanatoria fiscale (il nome è in inglese, ovviamente: voluntary disclosure) se la cavano a buon mercato, passa quasi sotto silenzio.

Voluntary disclosure? Ma neanche per sogno. Vi sono costretti gli evasori e riciclatori posto che chi non aderisce entro il prossimo 30 novembre verrà segnalato dalle autorità svizzere a quelle italiane.

Insomma chi si autodenuncia di aver dichiarato il falso o di aver omesso di dichiarare, e/o di aver omesso versamenti di ritenute certificate e versamenti di Iva, se la passa liscia penalmente. E ciò avviene anche in caso di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e per la dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici.

Si paga quanto si sarebbe dovuto dichiarare a suo tempo con l’aggiunta di una lieve penale. L’aliquota media fino a due milioni di euro sarà del 27 per cento, più un 3 di penale. Dunque la stessa aliquota che viene applicata ai lavoratori e pensionati con un reddito tra 15mila e 28mila euro.

martedì 29 settembre 2015

Una tragedia in sé


Il comunismo novecentesco sarebbe responsabile di ogni nefandezza e atrocità. Peraltro nessun dubbio che si trattasse di regimi comunisti: le bandiere e i ritratti esibiti non lasciano dubbi al riguardo. La statalizzazione dei mezzi di produzione ne sarebbe la conferma, la volgarizzazione del il richiamo al marxismo il suo timbro di autenticazione.

Per contro i fascismi e le cento dittature che hanno costellato il Novecento sarebbero invece il frutto avvelenato d’ideologie che nulla hanno a che vedere con la “democrazia”. Gli Stati Uniti d’America, come già prima l’Inghilterra, sarebbero il faro delle libertà.

A chi possa far comodo questo modo d’intendere la realtà storica mi pare chiaro. Di che cosa si alimentino le guerre in essere lo sappiamo: sono conflitti tra la barbarie e la democrazia.

*

lunedì 28 settembre 2015

Né lineare, né pacifico


Pietro Ingrao riteneva di essere un reduce del passato millennio. In varia misura reduci di quel vecchio mondo di antiche contraddizioni e però ancora forte delle sue certezze lo siamo tutti, cioè quelli che sono diventati adulti prima del 1989, della rivoluzione elettronica e della nuova fase della globalizzazione.

Almeno sul piano dell’ufficialità prevalse nel Pci l’idea del carattere progressivo dell’Urss e che lo stalinismo fosse un’anomalia transitoria. Certo, non va dimenticata la temperie nella quale si sono svolti i fatti, i fascismi, la guerra e tutto il resto, e tuttavia con quale grave ritardo (1981) si è dichiara esaurita “la spinta propulsiva dell’Ottobre”.

Ingrao assunse una posizione critica ben prima di quella dichiarazione berlingueriana, ma con infinite cautele. Non ruppe apertamente col partito e fu, dopo l’XI congresso, in buona sostanza emarginato. I più giovani, che a lui guardavano, proponevano un punto di vista diverso, distante dall’Urss e di vicinanza alla Cina di Mao. Furono espulsi dal partito per aver dato vita al Manifesto.

Acqua passata non macina più.

*

sabato 26 settembre 2015

[...]


Sul taroccamento della VW sui test c'è molta confusione, non senza malafede. Questa intervista può chiarire alcune cose.

venerdì 25 settembre 2015

Solo nuove povertà


Il governo attuale, non diversamente dai precedenti, vara e varerà misure economiche atte a creare nuovi poveri. Si tratta di un’opinione? No, si tratta di situazioni di fatto e di dati ufficiali. La povertà in Italia (ma anche nel mondo) invece di diminuire aumenta. Se si pensa al livello di ricchezza raggiunto nelle nostre società e al livello di capacità produttiva tutto ciò appare paradossale. Ma, appunto, è solo un paradosso apparente, poiché la causa, ben conosciuta, tuttavia non può essere né rimossa e nemmeno evocata.

La capacità produttiva delle nostre società è davvero straordinaria e così la quantità e varietà delle merci prodotte, e però si continua a chiedere agli operai e ai lavoratori in genere di essere ancor più produttivi e di lavorare più a lungo. Non più 35 anni, non solo 40 (base di calcolo per la pensione), ma 43 e oltre. A gratis. E ciò a fronte di un tasso di disoccupazione generale a due cifre, e di una disoccupazione giovanile reale del 30-50 per cento (a seconda delle aree). Questo sistema economico è una gabbia per matti (mi guardo bene dal chiamarlo capitalismo).