martedì 26 novembre 2013

Troppo occupati


Viviamo in una storia che spesso non comprendiamo, anche se molti di noi affermano il contrario, forse senza crederci e solo per darsi coraggio. L’immagine stessa della vita imposta dalla réclame e dallo spettacolo ha poco o nulla a che vedere con la vita reale ed è invece l’immagine di come questa società promuove e idealizza se stessa per farci dimenticare il vuoto, i rapporti sempre più astratti tra le persone e la mediocrità.

Nell’insieme noi vediamo come ogni cosa vada per suo conto, in balìa del caso, senza un controllo sociale consapevole, ma il caso è soltanto uno dei poli di un nesso in cui l’altro si chiama necessità. E questa si esprime nelle leggi peculiari della società, anzitutto quelle che dominano la casualità della produzione e dello scambio, leggi che modificano i diversi stadi di sviluppo e che dominano l’intero periodo della civiltà. 

Quanti, per esempio, senza cadere nei soliti luoghi comuni, saprebbero spiegare perché – dopo ben oltre due secoli dalle più solenni dichiarazioni sui diritti dell’uomo e di lotte per la dignità del lavoro – le disparità di classe siano ancora così marcate e moltissimi lavoratori vivano in povertà e sempre a rischio d’indigenza?

Furbate


Quando mai un testimone scrive ai giudici di una corte d’assise che non si farà interrogare in merito agli “indicibili accordi” tra Stato e Mafia poiché non ha “alcuna conoscenza utile al processo”? In una monarchia può succedere, ma non sempre.

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Non so chi ha presentato in un unico emendamento la proposta di togliere qualcosina alle pensioni sopra i 90mila euro e di adeguare le pensioni fino ai 2mila euro lordi (cosa peraltro prevista per legge prima che un mantenuto a vita decidesse altrimenti). Nel caso si trattasse di un parlamentare grillista, si può capire, non ci arrivano. In caso di altri, si tratta del solito emendamento furbata: cassando una cosa si toglie anche l’altra.

L’adeguamento di salari e pensioni è previsto in costituzione, senza troppi sforzi interpretativi dalle parti dell’art. 36. A leggere poi gli ultimi due commi del successivo articolo si capisce di che cazzo di costituzione si tratti. E pace.


Il Pd con quest’ultimo governo dovrebbe aver messo una croce sulla sua esistenza. Tuttavia troverà ancora milioni di elettori disposti a turarsi il naso e comunque chiunque vinca o pareggi le prossime elezioni, la situazione non cambierà. Nemmeno l’astensione di massa dal voto cambierebbe subito le cose, ma almeno porrebbe le premesse per qualcosa di nuovo in questo paese immobile.

lunedì 25 novembre 2013

Gerarchie


L’intreccio tra affari, finanza e politica, così come tra questa e la criminalità, non è una novità né del passato remoto e nemmeno di quello più recente, ed è all’ordine del giorno come dimostrano i molti processi e le sempre numerosissime indagini in corso.

Dopo l’unità d’Italia gli scandali (e il loro uso politico) furono numerosi, a cominciare, per esempio, da quello che riguardò la costruzione delle ferrovie e ancor prima lo scandalo sull’uso dei fondi durante la campagna garibaldina in Sicilia, vicenda che vide la morte, più che sospetta, del povero Ippolito Nievo, testimone pericoloso in quanto uomo onesto, così come compromettenti dovevano essere i documenti che portava con sé.

Ma anche altri numerosi scandali politica-affari coinvolsero le più diverse personalità dell’Italia cosiddetta liberale. Del resto, i grandi affari sollecitano grandi appetiti, soprattutto in un paese in cui la classe politica e dirigente è tra le più premoderne, violente e predatrici della storia occidentale, la cui criminalità si è estrinsecata nel corso dei secoli in tre forme: lo stragismo e l’omicidio politico, la corruzione sistemica e la mafia”.

domenica 24 novembre 2013

Divagazioni domenicali


Le formazioni storico sociali seguono un processo storico naturale nel quale i rapporti di produzione svolgono, come rapporti sociali primordiali, un ruolo fondamentale. Il modo in cui gli uomini producono ciò di cui hanno bisogno per vivere determina anche tutti gli altri aspetti del vivere sociale. E tuttavia, per indagare e descrivere una determinata realtà storico-sociale, i rapporti di produzione, ossia quei rapporti materiali che si formano senza passare per la coscienza dei loro agenti, non sono di per sé esaustivi per rendere conto dell’evoluzione complessiva di quella data formazione sociale.

Per esempio, l’antagonismo sociale tra patrizi e plebei, oppure tra borghesi e proletari, non può essere investigato limitandosi alla sola struttura dei rapporti di produzione (tantomeno ometterla, però!), poiché certe particolarità e costanti vanno ricostruite tenendo presente tutti i rapporti sociali in tutte le loro forme e in tutto il loro movimento. È questo tipo d’approccio a fare la differenza, essenziale, tra il metodo d’indagine marxista e la sociologia borghese.

venerdì 22 novembre 2013

Lo ricordo bene quel 22 novembre


E anche quando emergessero le prove che fu Erostrato a sparare a Jack Kennedy in quel 22 novembre 1963, che cosa cambierebbe? Il fantasma di Jack fu poi ben adatto per alimentare il mito americano a chiusura dell’età dell’oro, e anche in Italia la toponomastica dedicata a quest’eroe delle scopate extraconiugali si spreca.

Non fu il primo presidente Usa ad essere assassinato, com’è noto. Sicuramente dopo Lincoln fu sparato a James Abram Garfield (1881), e poi toccò a William McKinley (Gore Vidal lo racconta in un suo romanzo/saggio). Poco nota è invece la vicenda di Huey Pierce Long, un personaggio il cui nome, se fosse diventato presidente, lo conoscerebbero tutti molto bene.

A Jack naturalmente fu riservato un funerale degno del presidente, molto meno degna fu l’inchiesta per il suo assassinio, non tanto perché non rivelò traccia di un complotto, ma perché fin dall’inizio non indagò a fondo sulla dinamica dell’omicidio di D.J. Tippitt e poi dello stesso Oswald, e precluse la possibilità che a sparare non fosse stato solo uno squilibrato armato con un moschetto italiano della prima guerra mondiale modificato.