venerdì 28 novembre 2025

Sonnambuli

Non c’è uno di noi che non abbia avuto almeno un nonno antifascista e partigiano. Sembra che nell’Italia di allora esistessero solo antifascisti e partigiani. Mio nonno non è stato partigiano, perché non se lo poteva permettere. Nel senso che doveva provvedere a una famiglia numerosa della quale era l’unica fonte di sostentamento. E però, come altri, non se ne stette proprio inerte, per cui l’hanno rinchiuso nel carcere di Santa Maria Maggiore, a Venezia. Nonostante le suppliche di mia nonna, i tedeschi lo spedirono in villeggiatura all’estero, dalla quale tornò minato irrimediabilmente nella sua salute. Fu lui la prima persona, quando avevo cinque o sei anni, a parlarmi dei fascisti. Io non capivo chi fossero, e tantomeno capivo chi fossero i partigiani, che nella mia ingenuità infantile identificavo nei “giapponesi”, senza avere anche in tal caso la minima idea di chi fossero questi ultimi. La cosa che più mi stupiva del suo racconto, era il fatto che secondo lui i fascisti esistevano ancora e invece partigiani non più. Non comprendevo come ciò fosse avvenuto, perché erano scomparsi i partigiani? Il nonno tagliava corto e mi diceva che i partigiani erano scomparsi perché credevano di aver vinto contro i fascisti. Non riuscivo a venire a capo di tale enigma e mi ci volle qualche anno prima che la faccenda mi diventasse chiara. Da allora non ho più avuto dubbi sul perché i fascisti ci sono ancora e perché i partigiani sono scomparsi. Perché i fascisti hanno vinto.

5 commenti:

  1. esatto, hanno vinto perchè fascismo e democrazia sono solo due facce della borghesia, due metodi di dominio da scambiare all'uopo; al momento decisivo si passano la mano; non a caso il codice Rocco il codice penale fascista e il codice di procedura penale sono rimasti rimase in vigore per deceni in ambito "democratico"

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  2. "Non c’è uno di noi che non abbia avuto almeno un nonno antifascista e partigiano"
    Qualcuno c'è, oppure disgraziatamente non può considerarsi "uno di voi"
    I miei nonni, paterno e materno sono nati insieme al Regno d'Italia. Per di più mio nonno paterno era tenente colonnello dei carabinieri e si chiamava Anacleto Pantaleone. Con questo curriculum difficilmente avrebbe potuto essere antifascista e partigiano. Per quanto riguarda il nonno materno, era un avvocato, nato nel 1860.

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  3. io mi ritrovo; mio padre era "fascista" e mia madre impiegata del dopolavoro era molto legata a "quei tempi" però fumava che per quei tempi era una ribelllione; pensate un po' mio nonno era ferroviere e socialista, lo si trova negli elenchi ora pubblici dell'OVRA come perseguitato politico; mio padre dicevo "fascista" però però: costretto a dichiararrsi volontario per l'Etiopia perché rifiutò di andare a messa durante il servizio militare essendo ateo; faceva il ragazzo del meccanico perché a scuola era un ribelle, nei sei anni di prigionia dopo la sconfitta di Keren (lui era un radiotelegrafista e a Keren fu lasciato per morto sul terreno ma salvatop da un ufficiale inglese che si accorse che respirava) studiò sotto gli inglesi cosa che non aveva potuto fare da ragazzo e tornò in Italia solo nel 1947 come "non collaborante"; ma ormai geometra; non riesco a pensare che fosse "fascista" come questi stronzi qua, mi ci sono scazzato a morte ma era un proletario male indirizzato come milioni di altri; le sue sorelle facevano i guanti in casa per sbarcare il lunario, una famiglia proletaria ma il cui padre morì giovane. Se mio nonno non fosse morto forse le cose sarebbero andate diversamente forse come dice Olympe, nella cui descrizione generale mi ritrovo completamente.

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  4. Allora, visto che siamo ai ricordi familiari, ci metto anche il mio. Il nonno materno non l'ho mai conosciuto. Morì nel 1942, ancora giovane: non in guerra ma nel suo letto. Non so se sotto il cuscino o nel comodino, gli trovarono una foto di Matteotti. Lui non aveva mai indottrinato moglie e figli. Era clandestino in casa. Però il nonno antifascista ce l'ho anch'io, e gli sono affezionato, pur non avendolo mai conosciuto.

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  5. In principio era la Paura, immanente(violenza) e trascendente(divinità), compensata con la carota(panem et circenses). Dopo l’illuminismo si raffina il tutto: si punta all’ottundimento di menti e coscienze. "La manipolazione consapevole e intelligente, delle opinioni e delle abitudini delle masse svolge un ruolo importante in una società democratica, coloro i quali padroneggiano questo dispositivo sociale costituiscono un potere invisibile che dirige veramente il paese" e che utilizzano la propaganda per "dare forma al caos". Ai membri del "governo invisibile" spetta l'arduo compito di contenere le spinte disgregatrici provenienti dal basso. Nell'incipit del libro sta tutta la straordinaria forza dei classici di sparare all'orologio del tempo: "La manipolazione consapevole e intelligente, delle opinioni e delle abitudini delle masse svolge un ruolo importante in una società democratica, coloro i quali padroneggiano questo dispositivo sociale costituiscono un potere invisibile che dirige veramente il paese. Noi siamo in gran parte governati da uomini di cui ignoriamo tutto, ma che sono in grado di plasmare la nostra mentalità, orientare i nostri gusti, suggerirci cosa pensare." E. Bernays.
    Fino alla caduta degli assolutismi il controllo sociale era ottenuto con la violenza. Dopo, con la "democrazia", si ottiene con l'ottundimento di menti e coscienze. Ma se non basta si ricorre al fascismo, braccio armato del capitalismo.

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