sabato 30 marzo 2024

Come quelle monete d'argento




Indipendentemente da ciò che potrebbero dire gli analisti del mercato azionario, i sondaggisti politici e gli astrologi, non possiamo prevedere il futuro. In effetti, non possiamo nemmeno prevedere che cosa sarebbe potuto accadere in passato. Non solo per l’economia, non è possibile prevedere che cosa accadrà o sarebbe potuto accadere sul piano geopolitico e di tanto altro.

La realtà, ossia l’esistenza delle cose, è indipendente dall’atto del conoscere (pensiero riflettente). Che le cose esistano al di fuori della mente umana e indipendente da essa lo riconosceva anche il realismo empirico di Kant. Sennonché, eliminando la “cosa in sé” come oggetto di conoscenza e sostituendola con i “fenomeni”, l’esistenza dei quali faceva dipendere dalla possibilità dell’intelletto umano, l’Immanuel cadeva nel soggettivismo.

L’idea stessa della realtà di un mondo esterno, indipendente dalla coscienza, è diventava pericolosa. Se non ne prendiamo atto, magari non abbastanza, vuol dire che gli specialisti hanno lavorato bene. Ne abbiamo avuto la prova durante la pandemia. Sia chiaro, non nego la pericolosità o la morbilità del virus. Mi riferisco alla narrazione mediatica che se ne è fatta, al tacito complotto (senza virgolette) non solo attraverso le parole, ma con le immagini e perfino le colonne sonore. Non è stato come creare una falsa realtà?

Venendo all’oggi, al presente immediato, chi prospetta una realtà di un mondo esterno diversa, anche solo in parte, da ciò che ci raccontano, diventa ipso facto un individuo aderente a un campo psicologico sospetto, un simpatizzante di questo o di quello, un complottista, perfino un antisemita, quindi un nemico del sistema, potenzialmente pericoloso.

Perciò, prima di iniziare un discorso, è sempre più spesso necessario fare delle lunghe premesse, in modo che il proprio interlocutore si senta rassicurato, che tutt’al più ci consideri eccentrici, ma non paranoidi, ossia dei complottisti cervellotici che hanno fatto della libera insolenza il loro modello comunicativo.

Insomma è necessario far emergere la nostra critica come una differenza che si distingue chiaramente dal cospirazionismo, non quello patologico dei terrapiattisti o di chi immagina Stanley Kubrick filmare un finto sbarco sulla Luna, va da sé, ma quello di coloro, e sono moltissimi e più di quanto si creda, che sono convinti che i grandi eventi che scuotono il mondo siano orchestrati nell’ombra da persone potenti, che tirano le fila della politica, dell’economia, dei media, alla faccia della buona sovranità che i popoli avrebbero conquistato (attraverso il voto!).

Già questo tipo di cautela messa in campo la dice lunga sullo stato dell’arte. E comunque non è un fenomeno nuovo se prendiamo in considerazione ciò che avveniva un tempo in tema religioso, di costume e di morale. Fenomeno che rimbalza in ogni momento di “crisi”, ma si arriva persino a sostenere che le credenze irrazionali (così è classificato tout court il “cospirazionismo” e tutto ciò che può assomigliargli) sarebbero la conseguenza del blocco di un recettore che regola la comunicazione a livello delle sinapsi, eccetera.

A seconda della situazione, c’è un ulteriore modo di affrontare l’argomento, ossia chiedersi se il complottismo è “normale”, e in questo caso saremmo “tutti cospirazionisti”, almeno un po’, almeno potenzialmente, oppure un po’ tutti “anormali”. E ciò che è normale e ciò che si ritiene non lo sia, non possiamo farcelo dire né da Vannacci (un pilastro della nostra identità nazionale e di quella maschile) e però nemmeno da Stefano Cappellini (al quale il saio da Bernardo Gui va a pennello). Trovo divertente constatare che queste macchiette hanno, ognuno per la propria parte politica e ideologica, esattamente gli stessi difetti, solo peggiori, di quelli che denunciano: mescolano tutto e vanno in tutte le direzioni.

Resta la questione. I grandi eventi che scuotono il mondo non sono orchestrati nell’ombra da persone potenti, che tirano le fila della politica, dell’economia, dei media? Sarebbe questa una visione un po’ troppo soggettivistica di considerare le cose, perché c’è indubbiamente qualcosa di più strutturale e che va oltre le singole volontà dei potenti.

E però negare l’esistenza di questi orchestratori smentisce, almeno in parte, tutto ciò che sappiamo sul piano storico delle vicende politiche, diplomatiche, economiche, militari, eccetera eccetera eccetera. Inoltre non spiega né i circoli esclusivi, né perché i servizi d’intelligence siano così numerosi e pervasivi, né perché Assange e altri come lui siano perseguitati o in carcere per aver in fondo rivelato cose tuttalpiù riservate ma non segrete.

Bisogna ammettere che la questione è un po’ più complessa, e tuttavia non si può negare che molte, troppe cose, vengono decise nell’ombra o almeno nella penombra. Pensiamo solo alle spesso cervellotiche decisioni prese a Bruxelles. C’è da chiedersi a che cosa serve la nostra sovranità, se non puoi usarla, se è come quelle monete d’argento che i nostri nonni a volte davano ai bambini il giorno di festa, a condizione che non le spendessero.

6 commenti:

  1. https://www.officinadeisaperi.it/agora/politica-e-cultura/quelle-ideologie-e-il-blocco-monolitico-da-il-manifesto/

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  2. Un bel post, grazie. Per quel che vale (ossia: vale per me) esso mi dimostra che l'esercizio primo della sovranità individuale sia il "pensare". Magari con ciò ci compro poco sul mercato azionario, ma tant'è.

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  3. E proporre alla presidenza dello stato più potente un candidato affetto da demenza senile (già nel 2020) denota o no la volontà di muovere le fila nell'ombra?

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  4. Splendido post, Olympe, amore mio
    "Voi che per li occhi mi passaste 'l core
    e destaste la mente che dormia,
    guardate a l'angosciosa vita mia,
    che sospirando la distrugge Amore"
    (Guido Cavalcanti)
    Buona Pasqua :)

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