lunedì 9 ottobre 2023

Chi non ha voluto che ciò accadesse?

 

Gaza, 7 ottobre 2023

Per mezzo secolo, l’occupazione israeliana della Cisgiordania (compresa Gerusalemme Est) e della Striscia di Gaza ha portato a violazioni sistematiche dei diritti umani dei palestinesi che vivono in queste aree. Israele ha espulso con la forza migliaia di palestinesi dalle loro terre, le ha occupati e utilizzate illegalmente per creare insediamenti in cui vivono esclusivamente coloni israeliani ebrei.

La confisca delle terre, gli espropri, gli insediamenti illegali e la distruzione dei mezzi di sussistenza, insieme alla pervasiva discriminazione, hanno causato immense sofferenze ai palestinesi e li hanno privati dei loro diritti fondamentali.

I governi di tutto il mondo hanno permesso ai beni prodotti dalle colonie illegali israeliane di entrare nei loro mercati e hanno permesso alle loro aziende nazionali di operare nelle colonie. Tutto ciò aiuta gli insediamenti illegali a realizzare profitti e a prosperare.

Il governo militare di Israele ha costruito un sistema di apartheid, fatto confermato anche dal relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967 (vedi mio post di ieri). Facendo eco alle dichiarazioni di organizzazioni palestinesi, israeliane e internazionali per i diritti umani, alcuni paesi, incluso il Sud Africa, hanno condannato l’apartheid israeliano. Nonostante questa crescente consapevolezza, Israele ha continuato a godere dell’impunità grazie al sostegno dei suoi principali alleati.

Il regime di apartheid sconvolge ogni aspetto della vita quotidiana nei territori palestinesi occupati. È questo regime militare che determina se, quando e come i palestinesi possono recarsi al lavoro o a scuola, viaggiare all’estero, visitare i propri cari, guadagnarsi la vita, partecipare a una manifestazione, accedere ai propri terreni agricoli o persino avere accesso all’elettricità o a una fonte di acqua potabile. Ciò porta all’umiliazione quotidiana, alla paura e all’oppressione.

Amnesty International ha pubblicato a febbraio 2022 un rapporto di 280 pagine che descrive un sistema istituzionalizzato di oppressione e dominazione imposto ai palestinesi ovunque Israele eserciti il controllo sull’esercizio dei loro diritti. Il reato di apartheid, un crimine contro l’umanità, rientra nella giurisdizione della codice penale internazionale .

Israele ha effettivamente preso in ostaggio la vita di queste persone, di questo popolo. Lo Stato israeliano, che verso i prigionieri palestinesi pratica sistematicamente la tortura e altre forme di maltrattamenti, si è anche dotato di una complessa serie di leggi militari intese a soffocare le critiche alle sue politiche, e alti funzionari governativi hanno definito “traditori” gli israeliani che fanno campagna per i diritti dei palestinesi.

Scemo, pensa alle centinaia di palestinesi uccisi ogni anno su una popolazione che è la metà di quella israeliana.

Ciò che è iniziato venerdì sera è l’inevitabile rivolta palestinese contro l’occupazione israeliana violenta e brutalmente oppressiva di ciò che resta ai palestinesi della loro terra, la Palestina, il blocco della Striscia di Gaza e le condizioni insopportabili in cui sono costretti a vivere i suoi abitanti.

Quando con l’astuzia e la violenza s’incatena come schiavo un popolo, non deve stupire che questo popolo, con l’astuzia o la violenza, tenti di spezzare quelle catene. È resistenza armata, non terrorismo, come invece sostengono ferocemente e ipocritamente Joe Biden e i leader dell’Unione Europea mentre sostengono senza alcuna riserva l’assalto israeliano a Gaza. Tra l’altro, in tema di terrorismo, esiste anche quello praticato dai coloni israeliani, come denuncia l’ONU.

I media fingono di ignorare che il governo israeliano è guidato da un criminale, la cui coalizione è dominata da razzisti fascisti ed è impegnata nella soppressione della costituzione. Il prodotto finale del decennale spostamento a destra del regime sionista è stata l’incorporazione di gruppi violenti di estrema destra come il Partito sionista religioso nel suo governo.

Da anni lo Stato israeliano ha ripetutamente preso di mira e ucciso centinaia di civili in attacchi indiscriminati contro la densamente popolata Striscia di Gaza, mostrando il massimo disprezzo per le leggi e le risoluzioni internazionali, con il sostegno degli Stati Uniti e dell’Occidente e il silenzio internazionale.

Il governo Netanyahu, accecato dalla sua arroganza e dal suo odio razziale, credeva che la repressione avesse talmente spezzato la schiena dei palestinesi da rendere impossibile la resistenza. Ora che il suo errore è stato messo in luce, si sta muovendo verso un bagno di sangue. Sabato sera, in un discorso agghiacciante alla nazione, Netanyahu ha detto ai “residenti di Gaza” di “andarsene adesso, perché opereremo ovunque e con tutta la forza”. Dal momento che il suo governo blocca Gaza e non permette a nessuno di andarsene, questa è una dichiarazione che vede l’intera popolazione di Gaza come un obiettivo legittimo.

Di seguito un ripassino per i nostri democratici difensori del regime israeliano: il 5 agosto 2022, Israele ha lanciato un’offensiva militare nella Striscia di Gaza. Circa 1.700 case palestinesi sono state distrutte o danneggiate e centinaia di civili sono stati costretti a lasciare le proprie case. L’esercito israeliano e i gruppi armati palestinesi hanno commesso atti che costituivano chiaramente crimini di guerra durante i tre giorni di combattimenti.

Secondo le Nazioni Unite, 49 palestinesi furono uccisi, di cui 31 civili. Amnesty International ha stabilito che le forze israeliane hanno ucciso 17 di quei civili, tra cui otto bambini. Altri sette, tra cui quattro bambini, sarebbero stati uccisi da un razzo lanciato da un gruppo armato palestinese che mancò il bersaglio.

Sempre nel 2022, secondo l’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari nei territori palestinesi occupati (ONU), le forze israeliane hanno ucciso 151 palestinesi e ferito 9.875 nella Cisgiordania occupata, inclusa Gerusalemme Est, nell’ambito di una serie di incursioni militari che “hanno portato ad un uso eccessivo della forza, uccisioni illegali e, probabili, esecuzioni extragiudiziali”. L’organizzazione Defense for Children International-Palestine ha riferito che 36 minori sono stati uccisi da soldati o coloni israeliani in Cisgiordania e Gerusalemme est.

Eccetera. Si pensa davvero che con la sistematica violazione dei diritti fondamentali delle persone, con la confisca e l’occupazione dei territori, con la violenza da una parte e dall’altra, si possa giungere a un sistema di convivenza tra israeliani e palestinesi? Non certo con il governo fascista di Netanyahu, e però nemmeno con l’esistenza di uno Stato basato sul principio sionista che la Palestina sia “terra di Israele”.

Gli israeliani hanno due soluzioni: cacciare e sterminare tutti i palestinesi (programma sottaciuto ma palesemente in atto), oppure cercare un accordo soddisfacente che consenta ai palestinesi una vita decente (continuando a sfruttarne la forza-lavoro).

Quest’ultima opzione non risolverebbe attriti e contraddizioni, né metterebbe fine alle discriminazioni e alle violenze, ma se non altro mitigherebbe le une e le altre, rendendo tra l’altro disponibile parte delle risorse impiegate per farsi la guerra. Non esistono soluzioni “perfette” a questo genere di problemi, e però anche nelle situazioni più difficili un compromesso è sempre possibile se si è disposti a rinunciare a qualcosa in cambio di qualcos’altro. Resta la domanda: chi non ha voluto che ciò accadesse e per quali motivi?

6 commenti:


  1. Yitzhak Rabin: “La pace si negozia con i nemici”
    L'assassinio del Primo Ministro di Israele e Ministro della Difesa Yitzhak Rabin avvenne al termine di una manifestazione in favore del processo di pace e degli Accordi di Oslo[1]. Rabin fu a lungo osteggiato personalmente dalla destra nazionalista e conservatrice e dai leader del Likud che consideravano gli accordi di Oslo come un tentativo di abbandonare i Territori occupati.
    La manifestazione – svoltasi in Piazza dei Re di Israele (Kikar Malchei Jisra'el, כיכר מלכי ישראל) di Tel Aviv – terminò attorno alle 21.30[2]. Rabin scese la scalinata diretto verso l'automobile che lo attendeva con la portiera aperta. Prima che la potesse raggiungere, Yigal Amir, nascosto tra la folla, esplose due colpi con una Beretta 84F semi-automatica dal calibro 380 ACP (numero di serie D98231Y). Due proiettili raggiunsero Rabin alla schiena, mentre il terzo colpì la guardia del corpo Yoram Rubin, ferendola leggermente.
    Le indagini ufficiali identificarono come l'autore dell'omicidio Yigal Amir, un colono ebreo estremista e sionista di destra - fermamente contrario all'iniziativa di pace di Rabin e particolarmente la firma dei trattati, ed un amico, Dror Adani complice di Amir. Questi venne condannato all'ergastolo e non si è mai pentito dell'uccisione.
    «L’attentato che provocò la morte del premier israeliano Yitzhak Rabin determinò nell’immediatezza una reazione di solidarietà e addirittura un aumento, nei sondaggi, della percentuale di favorevoli al progetto di pace avviato da Rabin. Questo effetto durò poco. L’assenza del protagonista politico e soprattutto l’insicurezza determinata da quello e da altri attentati portò nel breve volgere di pochi mesi, da novembre 1995 al giugno 1996, al capovolgimento politico dell’elezione di Benjamin Netanyahu e all’interruzione del processo di pace»

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  2. Gli Stati Uniti d'America contro l'invasore russo ma a fianco dell'invasione israeliano.

    F. G

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    1. non sovrapponiamo, sono due situazioni molto diverse, rischiamo di fare il gioco di quelli che sono con israele senza se e senza ma

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  3. Repetita iuvant, grazie.
    Dal quotidiano israeliano Ynet:
    Mi sembra altamente inverosimile che gli apparati israeliani e quelli statunitensi fossero totalmente ignari del circo dell' orrore che si stava preparando. Questa è una situazione tremendamente utile a Netanyahu, che ancora una volta serra i ranghi di una nazione terrorizzata ed a lui in parte irriducibilmente ostile, ed all' oligarchia statunitense, che può fuggire dall' ennesima fallimentare guerra fine a sé stessa per cominciarne un' altra.
    PS: si noti che Israele ha recentemente contribuito alla "risoluzione" della questione del Nagorno-Karabakh, una pulizia etnica perfetta come non se ne vedevano dal secondo dopoguerra. Tutte le guerre si immaginano fulminee, almeno al loro inizio; non tutte lo sono.
    (Peppe)

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  4. Nel mio precedente messaggio manca la seguente citazione dal quotidiano israeliano Ynet:
    '' Il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamel aveva avvertito Netanyahu, 10 giorni prima dell’attacco di Hamas, che qualcosa di grosso era in preparazione a Gaza. ' premier israeliano lo avrebbe ignorato. “Kamel rimase sbalordito dall’indifferenza mostrata da Netanyahu”. ''
    (Peppe)

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  5. Chomsky alle Nazioni Unite...

    https://youtu.be/zWaLuVQ_LCc

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