Scalfari
ci manda a dire che le oligarchie non sono costituite necessariamente da
“ricchi”. È vero, signor Eugenio, ma ci permetta di osservare che non sono sicuramente costituite da poveri, malgrado
la dirigenza dell’ex PCI e PSI esibisse nelle proprie abitazioni, come lei si
premura di ricordare, le lampadine appese al soffitto senza neppure “una
traccia di paralume”. E, a tale riguardo, è opportuno dare un’occhiata ai privilegi
di cui godono le oligarchie economiche, grandi, piccole e piccolissime, ma
tutte di costituzione assai robusta e di ottimo appetito. Tutta gente che conta,
che non ha paura, che vota e soprattutto fa votare.
Lasciando
fuori per una volta banchieri e puttanieri di Stato e parastato, citiamo invece
i concessionari privati dei
cosiddetti beni comuni, ad
incominciare da quel Luciano Benettòn che ebbe a dichiarare: “Se avessi 30
anni, non avrei dubbi nel scegliere di lasciare l’Italia”. Il motivo principale
per il quale Luciano Benettòn non ci libererà comunque della sua presenza è dato
dal fatto che egli è il principale feudatario della rete autostradale, cioè esattore
dei pedaggi autostradali, di quelle autostrade costruite con il lavoro e i
sacrifici di un’intera generazione di italiani (*).
Ma
non c’è solo la famiglia dei Benettòn tra i concessionari. Secondo i dati
dell’Autorità dei Trasporti i ricavi dei concessionari superano i 6 miliardi di
euro (con un aumento del 270% dal 1993), di cui solo il 25 è girato allo stato
attraverso Iva e canone Anas. Come denuncia Legambiente, in questo modo, tra
l’altro, si aggirano le gare, previste dalle direttive europee, per
l’assegnazione delle concessioni che potrebbero determinare vantaggi ulteriori
per le casse dello Stato.
I
canoni per le concessioni balneari sono generalmente molto bassi e la trasparenza
in questo business è quella solita, ossia si viene a premiare le rendite di
posizione e si generano abusi edilizi e illegalità nei confronti del diritto di
accesso alle spiagge. Attualmente – scrive Legambiente – il canone medio è di
circa 5 euro a metro quadro, mentre le stime sul rapporto tra entrate per lo
stato e guadagni per i gestori sono di 100 milioni di euro contro 2 miliardi di
euro.
Stesso
discorso vale per le estrazioni di gas e petrolio che in Italia sono esenti in
diversi casi dal pagamento di royalties, malgrado siano già estremamente basse
rispetto ad altri Paesi europei, e per una prima quota estratta (**). Completamente
gratis sono le produzioni in regime di permesso di ricerca.
Veniamo
poi ai canoni di concessione delle Regioni. Esse possono permettersi di
regalare le acque minerali e termali a società che la rivendono come l’oro. Per
le acque minerali i canoni stabiliti sono ridicoli, in media non arrivano a 0,1 centesimi per litro,
perfino in aree dove vi sono difficoltà di approvvigionamento idrico.
I
canoni di concessione regionali per le cave di sabbia o marmo sono molto bassi
(in media il 3,5% del prezzo di vendita) o addirittura pari a zero come in
Basilicata, Sardegna e Valle D’Aosta, con regole di tutela incomplete e
inadeguate che premiano rendite e illegalità. Il settore lapideo in generale ha
visto risultati record in questi anni grazie alle esportazioni, con un surplus
commerciale di quasi 2,8 miliardi.
Molte
altre cose vi sarebbero da rilevare intorno a questi privilegi e vere e proprie
regalie da parte di Stato ed enti locali a favore dei potentati economici
privati. Per tacere poi delle oltre 2.700 partecipate (***), molte delle quali
hanno più amministratori che dipendenti, come Rete autostrade mediterranee, di
proprietà del Tesoro (ha cinque amministratori e quattro dipendenti, di cui tre
a tempo determinato). E dunque, parlando di oligarchie, non va dimenticato che
tali privilegi e regalie, si trasmettono di generazione in generazione, così
come i patrimoni, i quali godono, quanto a donazioni e successioni, della
tassazione più favorevole in Europa e tra le più basse del mondo.
(*)
Acquistò dallo stato italiano (cioè roba nostra) il 30% della società
Autostrade (ora Atlantia) nel 2000 investendo 2,5 miliardi di euro attuali (1,3
di mezzi propri e 1,2 di debito). Il prezzo di mercato delle azioni si aggirava
intorno ai 6 euro. Tre anni dopo Benettòn lanciò un’OPA per l’acquisto
dell’intera società a un prezzo molto più alto. Il prezzo fu di circa 10 euro
per azione, vale a dire che il valore delle azioni acquistate nel 2000 era
aumentato di oltre il 40%! Fra il 2000 e il 2009 ha prelevato da Autostrade 1,4
miliardi di dividendi (ovvero profitti dai pedaggi autostradali). Inoltre ha
collocato in borsa il 12% della società a un prezzo molto più alto incassando
altri 1,2 miliardi. Quindi è rientrato dall’investimento, ha azzerato i debiti
e ha in portafoglio una società che vale almeno 3 miliardi di euro. Questi
soldi, cioè i nostri soldi, gli servono per investire all’estero e chiudere le
manifatture italiane.
Benettòn
ha partecipazioni, tra l’altro, in Grandi Stazioni, Aeroporti di Roma,
Aeroporto di Torino, Firenze e Bologna. Quindi Mediobanca, Unicredit, Alitalia,
eccetera. Non credo proprio che la sua posizione patrimoniale sia nel frattempo
peggiorata.
(**)
Per le prime 20mila/t di petrolio prodotte ogni anno in terraferma, le prime
50mila/t prodotte in mare, i primi 25 milioni/mc di gas estratti in terra e i
primi 80 milioni/mc estratti in mare.
(***)
Delle 576 società che fanno capo allo Stato bisogna sommarne altre 5.258 di
Regioni, Province e Comuni, più 2.214 “organismi di varia natura”. Consorzi,
enti, agenzie, che porterebbero il totale a 8.048. Anche questa è oligarchia,
giri di potere.
ottimo! Un mucchio di informazioni!
RispondiEliminaPer quanto riguarda il nostro, che ci ricorda che le oligarchie non sono necessariamente costituite da ricchi, vuole come al solito confondere le acque: ci parli piuttosto di oligarchie che non agiscano nel nome e nell'interesse dei ricchi.
ciao g
figurati
Eliminase l'unione sovietica era destinata a fallire per via del substrato ancora feudale, l'Italia fallisce ancora di più per lo stesso motivo ma da destra. Quindi non fallisce nella sua interezza, ma per frazioni escluse da qualsiasi rappresentazione e rappresentanza, un po' alla volta e naturalmente per difetto e senza parlarne tanto. Gli scampati ogni volta si ricompattano ringraziando Iddio e parlando di "futuro". Non appena sentono la parola "democrazia" si fanno nominare eletti ecc ecc.
RispondiEliminaQuesto crea delle oligarchie per difetto, "provvidenziali" per così dire, ma non dall'alto, dal basso. La loro politica è tutta "sangue e merda" ebbe a dire Formica. E' tutta pre-politica in realtà. Dal basso risalgono per carattere primitivo, per legami di sangue e tribali solidificati in sterco del demonio. Questo tipo di salvataggio fatto tutto "in casa" non può che farli straparlare di "libberalismo" di "merito", di "capacità" di lotta ai furbetti e ai raccomandati, di tutta la retorica di governo insomma. Lasciando va da sé invariabilmente intoccati i diritti successori, i diritti patrimoniali, i diritti sulle concessioni e i diritti ecclesiastici. La prassi di governo insomma.
E tutto accade come se niente accadesse in questa parte di mondo divisa e cialtrona. Inoltre, se qualcuno si azzardasse a pronunciare la parola "esproprio" è sicuro che sarebbe tacciato come stalinista.
RispondiEliminama perche' non credere nelle "virtù del mercato" quando adesso con le privatizzazioni si può andare in autostrada scegliendo sempre quella con il miglior rapporto qualita' /prezzo ... 😁
RispondiEliminaws
Anni fa era stato reso pubblico un elenco di cosiddetti 'Enti inutili'con le loro finalità aziendali e i relativi componenti di cda e consiglieri.Tutto tace.
RispondiEliminaI privilegi delle major non sono condivisi da chi abbia l'intenzione di aprire picccole attività
definite oggi startup.I labirinti amministrativi e la normativa ermeneutica danno origine a continui posti di blocco che non so se definire gabelle o taglieggiamenti.
Se parliamo di liberismo,e'un liberismo a doppia velocità.