Dalla
Treccani:
oligarchìa s. f. [dal gr. ὀλιγαρχία, comp. di ὀλίγοι «pochi» e -αρχία «-archia»]. – Forma di regime politico in cui il potere è nelle mani
di pochi, eminenti per forza economica e sociale: l’o. dei Trenta tiranni nell’antica
Atene; anche, il gruppo che detiene il potere in una tale forma di governo. Per
estens., gruppo ristretto di persone che esercita, generalmente a proprio
vantaggio, un’influenza preponderante o una supremazia in istituzioni,
organizzazioni ed enti economici, amministrativi e culturali, e anche l’istituzione,
l’organizzazione o l’ente retti in questo modo: il controllo totale dell’industria
è ... in mano di un’o. industriale e bancaria abbastanza estesa (Piovene).
*
«…
l'oligarchia è la sola forma di democrazia, altre non ce ne sono.»
«L'oligarchia
è la classe dirigente, a tutti i livelli e in tutte le epoche.»
Eugenio
Scalfari ha le idee chiare e se ne fotte di ciò che è scritto nelle
Costituzioni repubblicane.
Di
Gustavo Zagrebelsky pensa sia un ignorante, o piuttosto un venditore di almanacchi:
«Forse
non sa bene che cosa significa [oligarchia] e come si è manifestata nel passato prossimo e
anche in quello remoto.»
E
ha perfettamente ragione: la società civile moderna non ha eliminato gli
antagonismi fra le classi. Essa ha soltanto sostituito nuove classi alle
antiche, nuove condizioni di oppressione. La condizione più importante per
l'esistenza e il dominio della classe borghese è l'accumularsi della ricchezza nelle
mani di privati, la formazione e la moltiplicazione del capitale; condizione
del capitale è lo sfruttamento del lavoro salariato. Miglior involucro politico di tale dominio è la democrazia borghese.
Miglior involucro perchè meno costoso in termini di controllo pubblico e perchè lascia il guinzaglio lungo -entro appunto limiti che oggi stiamo drammaticamente testando- alla capacità di generare ricchezza da ogni anfratto della cosiddetta società civile.
RispondiEliminaDa Pericle in poi-cambiando quello che c'è da cambiare, con buona pace di Canfora e Zagrebelsky (che in tv ha messo anzitempo il cappotto fatto da Renzi).
sembra non vogliano capire che alla plebi il merito non interessa e che gran parte di esse non sono in grado di districarvisi, e che con ciò si entra sempre più nel cappotto di renzi
EliminaDa qui l' atavico irrisolto dilemma cornuto valido in ogni "forma di governo" : meglio "trenta tiranni" o "uno solo" ?
RispondiEliminaDalla analisi storica ci sono pro e contro per entrambe le "scelte". Se "il tiranno" e'capace meglio governi " uno solo"; nella mediocrita' invece più sono MENO PEGGIO è ( ma questo l' aveva già detto Tocqueville :-))
ws
In questo articolo c'è del vero, di tanto in tanto c'è qualcuno che parla chiaro. E' vero che nella nostra società a detenere il potere politico e il controllo sociale sia un insieme assai ristretto di persone, così come è vero, che queste persone, pur essendo unite dal comune interesse corrispondente a mantenere tale potere, siano poi in lotta tra loro per conquistare posizioni di forza all'interno della loro classe. E' anche vero che l'ideologia dominante che opera su di noi fin da fanciulli faccia apparire "naturali" quelle che sono le esigenze del modo di produzione, le quali a loro volta corrispondono agli interessi della classe di cui sopra. Ecco perché ancora c'è chi va a votare questa gente: perché ormai non si è più capaci di pensare al di fuori di questo recinto ideologico. Ciò che conta in questa società che sta ampliando le differenze di classe è l'accumulazione della richezza, la formazione e l'accaparramento su scala globale del plusvalore, tutto il resto è noia. Il contenitore politico varia di volta in volta adattandosi al fluido maleodorante che contiene: si chiama sempre democrazia ma cambia quando serve. Certo c'è sempre l'altra illusione dei paletti e dei contrappesi utili a evitare ecc. ecc. ma è divertente osservare come questi paletti siano ancora una volta identificati e piazzati (non diciamo dove) sempre e ancora una volta da quei signori che poi se la ridono alle grida di giubilo del popolo per la brexit.
RispondiEliminaSaluti
Cara Olympe,
RispondiElimina"questi signori" le idee chiare le avevano già fin dal 600...
Uno dei loro padri ideologici ,ancor oggi citato, Locke, che si presume Scalfari conosca bene (a parte il periodacccio giovanile in camicetta)
Locke ,così liberal, dopo aver ben cantato i diritti naturali uguali per tutti, li differenzia appena va a definire la teoria della proprietà.
Infatti nel "Trattato", parla di Diritto naturale di appropriazione "illimitata", con cui era permesso ai più "industriosi"di acquisire Tutta la Terra,non lasciando agli altri alcun modo di vivere che non fosse la vendita della disponibilità del proprio lavoro.(Macpherson)
Le idee chiare questi signori le hanno sempre avute ben chiare a partire dai loro cantori ed ideologi .
caino
Dai scalfari ancora uno sforzo!
RispondiEliminaDopo la riscoperta di dio e dell'oligarchia, ammetti la tua nostalgia per i bei tempi andati e, prima di lasciarci, facci un bell'elogio, logico e motivato, di quanto era bello quando a comandare era solo uno.
g
Se da un lato la democrazia borghese andava assumendo, come notava Engels, tratti sempre più “bonapartisti”, dall’altro, col precipitare dello scontro di classe, e soprattutto dopo la Rivoluzione d’Ottobre e l’instaurazione di un duraturo potere statale proletario in una parte cospicua del mondo abitato,la reazione borghese fascista, nelle sue diverse varianti, assumeva aspetti di bonapartismo accentuato od esasperato nel senso dell’effettiva distruzione di ogni organizzazione indipendente della classe operaia, e, specie nella fase “movimentista” e “squadrista”, l’utilizzo del sottoproletariato criminale, in combinazione con la piccola borghesia retrograda, contro i lavoratori.Vi è una considerevole parte di verità nelle interpretazioni, p.es. di August Thalheimer, del nazifascismo come bonapartismo reazionario estremo; così, almeno per gli esordi del regime mussoliniano, è pertinente il riferimento gramsciano al Popolo delle scimmie dal Libro della giungla di R. Kipling: “La classe proprietaria ripete, nei riguardi del potere esecutivo, lo stesso errore che aveva commesso ne riguardi del Parlamento: crede di potersi meglio difendere dagli assalti della classe rivoluzionaria, abbandonando gli istituti del suo Stato ai capricci isterici del “popolo delle scimmie”, della piccola borghesia”.(L’Ordine Nuovo,2 gennaio 1921).Ovviamente, rispetto alla reazione di tipo bonapartista (tipizzata dai vari governi gorilas latinoamericani), il fascismo segna un salto di qualità nella repressione antiproletaria generalizzata, estesa anche alle organizzazioni più “moderate” e riformiste (mentre Napoleone III coltivò e finanziò una sorta di “socialismo piccolo-borghese” reazionario d’impronta proudhoniana,e perfino bakuninista manco a dirsi, nemico mortale del marxismo “autoritario”).
RispondiEliminaMa se non mancano le analogie tra neobonapartismo e fascismo-movimento, ve ne sono pure altre numerose con questa o quella variante di reazione“liberaldemocratica”. In fondo, il presidenzialismo fascistoide piduista di Licio Gelli aveva caratteristiche del genere, e così la banda d’assalto craxiana, ed ovviamente Forza Italia e soci (seguaci, beneficati, e continuatori al contempo di Gelli e di Craxi), sino all'odierno blocco sociale renziano-verdiniano sul quale puntano i mercati finanziari. Dobbiamo assumere un indifferentismo di ascendenza anarco-bordighista difronte ai quei pochi spazi di manovra rimasti al movimento operario?
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