domenica 2 febbraio 2014

Le rouge et le noir


Com’è possibile che una città come Macao possa contare su un flusso turistico superiore a Roma, Venezia e Parigi? Quali bellezze paesaggistiche o interessi storico artistici attraggono milioni di persone ogni anno verso questa ex colonia portoghese? Nessuna. E allora che ci vanno a fare a Macao? A farsi derubare. Come a Napoli? Molto di più.

I soldi, quelli veri, non si fanno con l’immondizia o le sigarette. E con la cocaina c’è troppo rischio. Per fare di Napoli una città prospera basterebbe il turismo. Quello verso Pompei, Ischia, il museo archeologico? Ma vulimm pazzià? Come a Macao, Montecarlo o Las Vegas: nulla attira più gente e denaro di un tavolo verde e una roulette. Personcine cui piace vivere bene, spendono e spandono, laute mance, insomma un grande giro d’affari se gestito bene, e anche di usura e grande prostituzione. Napoli potrebbe essere la location giusta per risollevare il Pil …..

Non c’è bisogno di consulenti in tal senso, poiché l’alta dirigenza politica statale e locale è dotata di eminentissimi esperti, posso assicurare. Ma nel caso vi fosse bisogno di un nome famoso, di un qualche editoriale che promuova la cosa dal punto di vista economico, che ne decanti le innumerevoli e lucrose sinergie, il vigore eroico della competizione, potrebbero contattare l’ex croupier Eugenio Scalfari, professionista di vaglia.

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Quella del gioco d’azzardo è una delle principali attività economiche del pianeta, con il petrolio, la roba tossica (in polvere o in titoli obbligazionari) e le armi. Ne esiste di due tipi di gioco d’azzardo, quello delle Borse, gestito dai filibustieri delle banche e gente così. E quello del tavolo verde, dei casinò e delle bische, delle sale da gioco, il bingo e il gratta e vinci. A volte si tratta di un ramo collaterale di attività delle stesse banche, come un tempo fu per la Banca Commerciale Italiana (Comit), una delle quattro banche d’interesse nazionale, la quale controllava alla grande il gioco d’azzardo (dirò un’altra volta). Quella del gioco d’azzardo è un’attività lucrativa tutt’altro che collaterale per alcuni Stati, e non mi riferisco solo a Montecarlo.

E dove circolano molti soldi, davvero tanti, non possono mancare i personaggi della politica, quella opaca e spicciola, del sottobosco, ma anche della politica alta, altissima, insospettabile.

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Che cosa spinge le persone a farsi derubare nei casinò, nelle bische, nelle sale da gioco, sulle navi da crociera? Ricordo quando i famosi registi e attori venivano a Venezia per la Mostra del cinema; i film e i premi erano tutta una scusa, venivano soprattutto per perdere i loro milioni al casinò (e per le puttane d’alto bordo, gioco e prostituzione è un binomio indissolubile). Anche in tal caso la psicanalisi, la pseudoscienza per eccellenza, non ci può dire nulla di reale.

Meglio la letteratura, il classico Fëdor Michajloviã per esempio, un vero intenditore. Ma non dimentichiamo Balzac, Hesse, Zweig, Tommaso Landolfi, Pirandello, ma soprattutto D’Annunzio, per il fatto che nel giro del gioco d’azzardo aveva le mani ben in pasta. Anche Proust sapeva molto sull’argomento, se non altro per via di un suo amichetto, il principe Léon Radziwill, intelligenza moderna e aperta, modello di uno dei suoi personaggi (Cambremer), ossia uno del ramo del gioco d’azzardo francese, nipote per parte di madre del grande biscazziere Camille Blanc, direttore del casinò di Montecarlo.

E pure Gadda si occupò della cosa, o meglio, della vicenda che ho raccontato ieri, della donna uccisa e rinchiusa nella cassapanca. Era convinto dell’innocenza del figlio, ed infatti erano stati i fascisti ad uccidere la tenutaria della bisca. Eh sì, perché in quell’appartamento si giocava. Lo scrittore aveva in mente di scriverci un romanzo su quella vicenda e aveva già trovato il nome per la vittima, Dejanira Classis, e del figlio, Doro Dalti.


Forse riparlerò del gioco d’azzardo.

6 commenti:

  1. Oggi i più preferiscono spararsi 8 ore di volo per vedere i grattacieli statunitensi, anzichè fare 20 KM per una tela del Caravaggio. E il bello è che quando tornano descrivono il mondo perfetto e bellissimo che hanno trovato oltreoceano, disprezzando le bellezze dei loro luoghi nativi (che tra l'altro ignorano).....potenza del CAPITALE
    AG

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  2. Questo stereotipo di Napoli (e quindi dei napoletani) che ruba, non l'ho gradito affatto. Da uno come te poi, Olympe. Cose e pazz!

    Luigi (in "passato" assiduo lettore di questo blog)-

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    1. in ogni città d'italia il turista rischia di essere derubato, ma è un dato di fatto e non uno stereotipo che il rischio di essere scippati è un tantino più alto a napoli. leggo i dai regionali secondo una tabella del del ministero dell'interno anno 2006 (di più recenti non ne ho trovati) relativa agli scippi per 100mila abitanti: campania 97, molise 2, puglia 35, sicilia 57, sardegna 12, lazio 50, toscana 28, trentino 5, veneto 13, piemonte 28, lombardia 30, ecc.

      il punto però NON è questo. il punto è che lei non ha colto l'ironia né il significato di quanto ho voluto dire, ossia che laddove l'economia legale è fiacca, per contro aumenta quella illegale (altro discorso bisognerebbe fare per i reati dei cd colletti bianchi). credo sia la scoperta dell'acqua calda, ma pare valga ancora la pena insistere su questo tasto.

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    2. Cara Olympe, (ci davamo del tu, non vedo perchè ora dovremmo darci del lei), io ho colto benissimo il PUNTO, cioè il significato di quello che hai spiegato.
      Però resta lo stereotipo di Napoli e dei napoletani come gente che per "arrangiarsi" a campare, le fanno di cotte e di crude (e a questo stereotipo, anche tu non sei sfuggita).
      I dati che hai postato non dicono invece che: ci si meraviglia, che nonostante una precarietà e una miseria crescente, una grande maggioranza dei napoletani, ...NON DELINQUONO!
      Ci arrangiamo, ci arrabattiamo, espatriamo magari (o emigriamo in altre parti d'Italia, questo si, più diffusamente), ma non ci abbassiamo a fare i rubagalline. Questi ultimi, ci sono sempre stati e dappertutto, anche a Napoli ovviamente. Spero di non aver disturbato con questo specifico, ma mi secca sentire, dove vado vado, questi stereotipi su Napoli, e...i napoletani.

      Buon lavoro di divulgazione e sensibilizzazione Olympe (ex Magister...se ricordo bene, vero?).

      Luigi da Napoli

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    3. Ciao, Luigi.

      Non trovo una correlazione tra i napoletani e il furto, ne ho conosciuti molti e sempre con la schiena più dritta di tanti al nord, che rubano professionalmente in giacca e cravatta ogni santo giorno. Quello che invece ho notato girando un po' il mondo, è che nella vita di strada delle città portuali, succedono più cose che nelle città normali. I vicini carugi di genova, se sei pirla, è meglio che lasci perdere. Fino a 30 anni fa la polizia non vi entrava nemmeno, e ancora adesso fanno le ronde in squadre numerose (se proprio devono, ma preferiscono evitare), mai solo in coppie. E poi vogliamo parlare di Marsiglia, di Barcellona, dei porti indiani, africani, cinesi, americani? Sul piano del taccheggio penso che esista una portualità più che una napolitanità. Del resto in quanti romanzi o film l'ambiente portuale è scelto come set di un mondo - forse proprio perchè di frontiera - in cui la legalità del cittadino ordinario viene sostituita da altri codici, in cui non è reato togliere al pirla, ma una compensazione e un riconoscimento alla forza di persone che vivono in un mondo più duro e molto diverso. Infinite scene di traffici illegali, di locali malfamati, di marinai ubriachi, di prostitute, di regolamenti di conti, inseguimenti, omicidi, agguati; di imbarchi come ultime possibilità di fuga dalla povertà, dalla legge, dal passato, da una dittatura. Un mondo sempre in contatto con l'altrove dei porti di tutte le coste del mondo, e della vita a bordo, che non è esattamente una cosa per giuggiole.
      Un mondo in cui rubare a un turista pirla che sfoggia soldi, orologi, borse e borsette, smartphone è un'atto educativo sulla realtà.
      E poi vuoi mettere...quando tornano hanno finalmente qualcosa di emozionante da raccontare...altro che villaggi Med e crociere.
      Un abbraccio,g

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    4. questa discussione ci insegna vieppiu' che niente e nessuno ormai e' al riparo del "correct".....
      ,,, nemmeno quegli " stereotipi" delle statistiche :-)
      ws


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