Di fronte ai dati delle retribuzioni medie lorde dei salariati dei vari paesi – laddove in Germania e Paesi Bassi sono il doppio di quelle italiane, quasi il doppio quelle di Irlanda e Finlandia, superiori di circa un terzo quelle della Francia e Austria, inferiori perfino a quelle di Grecia, Spagna e Cipro – il minimo che il governo e la classe padronale italiana dovrebbe fare, è starsene zitti.
E invece di chi è la responsabilità di tale scandaloso divario? Ma di chi lavora, ovvio, perché “la produttività è bassa”. Più bassa di quella della Francia e di Austria, Grecia, Spagna e Cipro? E l’altro motivo – secondo la ministra Fornero – sarebbe: “la differenza tra salario netto e lordo che è maggiore rispetto ad altri Paesi”. Ho riletto la frase due o tre volte perché non ci credevo.
L’articolo di Repubblica, che riporta le riflessioni di questo genio della riforma pensionistica e del lavoro, rileva in premessa la notizia statistica di fonte europea:
«Le retribuzioni lorde dei lavoratori italiani sono tra le più basse dell'eurozona: su livelli inferiori ci sono solo quelle relative a Malta, Portogallo, Slovenia e Slovacchia. E' quanto emerge dall'ultima edizione di Labour Market Statistics stilata da Eurostat».
Posto che se c’è una differenza tra salario netto e lordo più marcata in Italia rispetto ad altri paesi, questa va letta come un’aggravante perché significa che i salari medi netti italiani sono addirittura ancora molto più bassi della media europea. Senza contare che gli italiani pagano i carburanti più cari d’Europa (i dati di gennaio danno la super al costo uguale a quello della Grecia, ma il gasolio da autotrazione più caro e quello da riscaldamento superiore a quello greco del 40%; la benzina italiana costa l’8% più di quella tedesca e il gasolio da autotrazione il 14%). Il maggior costo dei carburanti si scarica sui costi di produzione e quindi su quelli delle merci, per non parlare poi dell’imposizione fiscale sul gas e in generale sul costo delle bollette.
Sulla produttività aggiungo:
RispondiElimina1. Scarsissima innovazione e investimenti da parte
degli industriali. Fermi al modello estensivo
di produzione perciò paralizzati dal non
poter più contare sulla svalutazione
competitiva.
2. Inefficienza infrastrutturale rispetto a
Germania e company.
3. Carico burocratico che come un elefante
schiaccia chi lavora e chi produce.
4. Scarsissimo, e usuraio, accesso
al credito.
5. Quadro giurico di riferimento barocco,
classista, lento, costoso, inaffidabile
e tale da non permettere una programmazione
efficiente del lavoro, della produzione, della
riscossione dei crediti etc.
6. Corruzione dilagante costossissima e premiante
dei settori arretrati.
7. Clientelismo e nepotismo come unica certezza nei
percorsi lavorativi.
8. Totale assenza di rappresentanza nazionale
nella determinazione delle politiche economiche
europee. (caso macroscopico e paradigmatico
delle politiche agricole).
9. Carico fiscale sproporzionato rispetto ai
servizi erogati a causa delle spese di
mantenimento di abnormi sacche di parassitismo:
chiesa, spese militari, politici e funzionari
ladri e strapagati, espansione burocratica
misurata sul clientelismo politico e usata come
ammortizzare sociale piuttosto che sulle
necessità effettive del paese.
E, cara fornero, marchionne, camusso, veltroni e vice-conte max d'alema, potrei continuare ma i conati di vomito me lo impediscono.
gianni
avrei potuto farci un post con un elenco simile
RispondiEliminaFaccio notare come la ministra qui citata, pochi mesi fa, auspicasse una ulteriore compressione salariale per gli over 50 (in mancanza di ciò, infatti, sarebbe difficile tenere in azienda lavoratori non più giovanissimi in un contesto nel quale di sposta l'età pensionabile a 70 anni).
RispondiEliminaLa faccia tosta della ministra lascerebbe trasecolati,se poi non ci si ricordasse che per la classe medica la colpa è del paziente e forse per
RispondiEliminatanti di noi-io per primo-è colpa del popolo.
Suggestivi scaricabarile verso il fondo del dumping.
Puntuale la nota ed anche i commenti. Azzardo il vecchio sintetico slogan: Piu' Stato Meno Mercato.
RispondiEliminaConscrit
Mi sa che poco poco, piano piano, questa si è montata la testa e si crede infallibile. Tra poco commetterà qualche errore di presunzione, forse irreparabile, e finalmente la banda dei poteri forti se ne andrà fuori dai coglioni.
RispondiEliminabisogna coltivare la speranza, ma come sai bene questa da sola non basta e dopo una banda ne arriva sempre un'altra, marcette liberiste
RispondiEliminaBuon giorno a tutti.
RispondiEliminaEh, se il problema fossero "soltanto" i salari!
Per chi non l'avesse ancora letto, è ancora il caso di riproporre tutti gli spread tra noi e la Germania:
http://www.confartigianato.it/DocumentiTgConfartigianato/ef_50_spread_Italia_Germania.pdf
saluti
Il problema è quello dei salari\pensioni visto che peraltro sostengono:
Eliminaa)la domanda interna
b)la fiscalità generale visto che un operaio è più ricco di un gioiellere artigiano
c) il risparmio attraverso l'acquisto di titoli del debito pubblico
d) il welfare per le giovani generazioni precarie
E' quello che fino ad oggi ci ha salvato dal default.
M
sostanzialmente concordo. quello che fino ad oggi ci ha salvato dal default è l'alta produttività del lavoro, i bassi salari, quindi le esportazioni, il risparmio e la rete di solidarietà familistica e, paradossalmente, un CERTA evasione fiscale
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