martedì 21 febbraio 2012

La favola indiana


Prendiamo atto che negli ospedali e nei carceri si soffre e si muore come sempre. Ciò che conta è la riforma del lavoro che sarà varata con o senza il consenso dei sindacati (CGIL), della serie: voi non siete un cazzo e non rappresentate nessuno e si fa solo finta di darvi ascolto. Del resto l’obiettivo è un altro: demolire ciò che in passato ha “tutelato bene l’esistente e consentito la sopravvivenza un po’ forzata dell’italianità di alcune aziende, impedendo la distruzione creatrice schumpeteriana e non sempre facendo l’interesse di lungo periodo”.

Il modello cui riferirsi più che tedesco (impossibile per molti motivi, non ultimi una classe dirigente come la nostra e con almeno un terzo del paese in mano alla criminalità) è quello cinese: lavoro schiavile, ovviamente in nero, esentasse. Oppure il modello indiano.

Ieri sera vedevo su Raitre il film The millionaire. Se l’ha visto, credo sia piaciuto a Mario Monti e a quelli come lui. Uno spaccato dell’India, una storia tragica ma a lieto fine, come si conviene. Insomma, roba da Oscar. Baraccopoli, miseria nera, violenze razziali e religiose, sfruttamento minorile, criminalità, tutte cose note e che non si possono nascondere. Però infine una morale: se non sei un mammone, uno sfigato fannullone, uno che punta al posto fisso, poi farcela: nella vita tutti abbiamo prima o poi un’occasione. E qual è quella officiata nel film? Il quiz televisivo da cui trae il titolo. Con una serie di circostanze astrali tutte favorevoli anche uno sfigato "come te" ce la potrebbe fare.

Il debito pubblico è stato un ottimo pretesto: si è fatto leva sulla finanza e il panico organizzato per indurre quelle “riforme” che il sistema parlamentare non poteva e non voleva adottare in proprio e che il piano di ristrutturazione europea invece esige. Ora invece siamo autorevoli, presentabili e chi ci presta la grana si sente rassicurato perché chiediamo l’elemosina con un inglese fluente da capo europeo della Trilaterale.

Nessun dubbio che fosse necessario un maggior controllo dei flussi di spesa pubblica che hanno consentito finora tassi di protezione sociale ma anche di diffuso parassitismo. Però sui grandi sprechi pubblici e la corruzione non si è fatto sostanzialmente nulla, sull’evasione ci si limita alla dissuasione con mezzi di propaganda senza colpire laddove essa è massiccia e scientifica. È anche necessario rimodulare i contratti e il cosiddetto mercato del lavoro, ma un governo di fanatici obbedienti non può che enfatizzare la flessibilità (lo sfruttamento), la possibilità di assumere e di licenziare e schiacciare verso il basso i salari. La solita vecchia musica.

Nulla è fatto dal lato degli investimenti e l’innovazione, lasciando fare alla mano invisibile del mercato, così come del resto nulla è possibile fare per arrestare l’emorragia della cosiddetta delocalizzazione. Quanto all’irrisolto dualismo tra un Nord integrato con il centro Europa e un Sud che arranca su posizioni più simili alla Grecia e al Portogallo, si tratta di una questione ormai irredimibile, di occasioni perse per sempre.

In generale, ciò che diviene effettivo è l’asservimento della società al grande capitale, la confisca della piccola proprietà e la svendita dei beni dello Stato. Un esproprio che ricorda per analogia quello realizzato sulle terre comuni e sulla piccola proprietà degli yeomen in Inghilterra nei secc. XV-XVI e poi in Francia e per altri versi con l’ordinanza di Moulins del 1566 e l’editto del 1656. In quel modo gli speculatori “liberarono” la popolazione rurale facendone proletariato per l’industria o mendicanti per la forca. Molti credono alla favola che fu l’abolizione della servitù della gleba a produrre il proletariato moderno mentre in realtà si trattò dell’abolizione della piccola proprietà che il coltivatore aveva del suolo a farne un povero.

La Riforma in Inghilterra ebbe il compito, sottotraccia, di dare impulso al processo di espropriazione forzata, al colossale furto dei beni ecclesiastici donati in gran parte a rapaci favoriti regi o venduti a prezzo irrisorio a fittavoli e speculatori, stabilendo la fine del prevalere di quel tipo di proprietà fondiaria e del sistema sociale a essa connesso. Allo stesso modo oggi assistiamo all’esproprio e svendita dei beni statali, alla distruzione sistematica del commercio tradizionale, della manifattura e della piccola proprietà fondiaria, allo spossessamento di conoscenze e competenze. Tutto questo segna un cambio d’epoca che ha lo scopo evidente di favorire lo strapotere del grande capitale e della grande distribuzione, di mettere fine a una struttura sociale basata sul compromesso, di proletarizzare le classi medie non più indispensabili a garantire la stabilità in assenza di un conflitto organizzato politicamente.


5 commenti:

  1. Post ECCELLENTE!!!

    Ciao Olympe. Vi è, però, un fatto “positivo”. Metto il “positivo” tra virgolette poiché non è così immediato e diretto. Se la proletarizzazione della piccola borghesia è un fatto, lo sono anche i “serbatoi” elettorali della stessa.

    Supponiamo che la grande borghesia riesca nel loro intento e che il capitale, tutto il potere contrattuale, si concentri in poche persone. A questo punto anche la struttura del paese cambierà di conseguenza: io penso a un grande bacino elettorale della destra radicale, a un piccolo bacino di centro e un discreto bacino di sinistra radicale.

    Che cosa potrà mai fare la grande borghesia, una volta sotto proletarizzata la popolazione, se non la guerra? E’ solo che non ci troviamo più nel ‘800, ma neanche nel ‘900. Oggi le persone, per quanto stupide siano (altrimenti un giochino del genere non sarebbe possibile), si sono abituate, nel bene o nel male, a una vita relativamente agiata, dove la leva militare non è più un obbligo e impugnare le armi non è così facile, anche perché, almeno nell’Europa settentrionale, la popolazione e quasi della metà laureata.

    Io penso che la storia non si ripeterà, viste le condizioni assai differenti. Penso anche che stiamo assistendo a qualcosa d’inedito e per quanto assurdo possa sembrare, per la prima volta nella mia vita SONO OTTIMISTA, viste le condizioni di partenza della cittadinanza.

    Saluti

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  2. ciao Tony. la guerra c'è già e la stanno vincendo alla grande LORO. cerco di essere realista, ma se essere ottimisti aiuta a vivere, allora fai bene a esserlo. alla prossima

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  3. Si parlava, in un post di qualche giorno fa, dello straordinario ritorno dell'idea post-feudale del lavoro coatto: o accetti qualsiasi lavoro ti obblighiamo a fare o muori di fame. Sarebbe errato pensare che si tratti soltanto di un ghiribizzo dei soliti in zona banche e Trilaterale. Ecco l'outing di un nuovo adepto.
    mauro

    Roma 2.02.2012 - "Quello che vogliamo capire è se il Governo vuole una riforma o una controriforma. Dobbiamo parlare con chiarezza agli italiani e dire che non perderanno le tutele nè adesso né in seguito. Non possiamo ridurre le risorse per gli ammortizzatori anche dopo l'emergenza". Lo ha detto il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, nel corso dell'incontro fra Governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro. "Noi riteniamo - ha proseguito - che occorra garantire la ricollocazione dei lavoratori che perdono il posto di lavoro. Questo è il vero buco nero. Il nodo - ha aggiunto - è che non sempre la sosta porta all'occupabilità. Ecco perché è importante sapere quanti soldi abbiamo e che cosa vogliamo farne. Se non chiariamo questi due aspetti, le risorse disponibili e gli strumenti per trovare una nuova occupazione, tutto diventa più nebuloso". Bonanni si aspetta dal Governo "una proposta dettagliata su questi punti. Il nuovo sistema deve essere tutto proiettato a far ritrovare un lavoro anche con sistemi drastici, del tipo chi rifiuta il lavoro perde l'indennità".

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  4. Vorrei leggere qualche testo sulla transizione storica dal modo di produzione feudale, a quello capitalistico. Come si è avuta l'accumulazione originaria capitalistica cioè.
    Può indicarmene qualcuno? grazie.

    Luigi

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  5. cap. 24° del I Libro de Il Capitale

    oppurei lavori di st. economica di armando sapori

    Pirenne, Braudel, e tantissimi altri

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