martedì 19 gennaio 2010

Testamento biologico


Riccardo Chiaberge, il noto giornalista e scrittore, a lungo responsabile dell'inserto culturale de Il Sole 24ore, nella sua rubrica (qui) Contrappunto segnala un'iniziativa della Chiesa valdese a favore del testamento biologico.

Questo il mio commento:

Anche se non credente, da molti anni devolvo l’8 per mille alla Chiesa valdese. Conosco molti altri militanti della resistenza al cattolicesimo che fanno allo stesso modo. Le iniziative e le prese di posizione della Chiesa valdese trovano interesse e favore, la storia delle persecuzioni e delle stragi patite dai Valdesi suscita un’istintiva solidarietà.

Non so, a proposito del testamento biologico, quale precipuo valore possa invocare sul piano del diritto l’iniziativa segnalata, ma tuttavia è da considerarsi comunque opportuna e giusta poiché tiene viva l’attenzione su una questione di civiltà (e non solo). Lei, gentile Direttore, auspicando si chiede: e se i parroci cattolici seguissero l’esempio dei loro fratelli separati, se facessero prevalere la carità sulla verità imposta dall'alto, l’amore cristiano sulla logica dello scambio politico? Mi permetto di osservare a tale riguardo: ha mai visto, recentemente o in passato, un intervento autonomo e massivo dei “fratelli” parroci cattolici in difesa di qualsivoglia diritto civile? Divorzio, obiezione alle armi, fecondazione assistita, ecc. ecc.. Tanto più che l’assegno di sostentamento ad personam (la cui introduzione, nel 1929, portò ad un significativo aumento delle “vocazioni”) non è più, grazie all’Esule contumace, garantito dallo Stato, ma gestito, con i nostri soldi, direttamente dalle gerarchie ecclesiastiche diocesane e centrali. E tale aspetto, è assai meno prosaico di quanto sembri. Ed è anche vero, come Lei scrive, che la logica dello scambio politico prevale, ma ci sono anche altre motivazioni, di ordine “teologico”. I Vangeli garantiscono l’autorità della Chiesa, e la Chiesa garantisce la verità dei Vangeli: un’autorità gratuita, fondata sopra un mero presupposto. E quindi, se le scritture non bastassero a convincere i renitenti, soccorre la tradizione e, laddove neanche questa risultasse sufficiente, c’è sempre il magistero della Chiesa. Da questo labirinto di cabale non se ne esce. In Vaticano sanno da sempre che l’unica verità indiscutibile è la morte, ma appunto per questo, gli inventori della sofferenza ontologica, non rinunceranno mai ad inzuppare il pane nella ferita esistenziale.

Il rifiuto alle esequie in chiesa per Piergiorgio e l’inumazione nella basilica di Sant'Apollinare del sig. De Pedis sono, a tale riguardo, eloquenti.

Nessun commento:

Posta un commento