Eugenio
Scalfari, nei suoi ultimi due editoriali ha sostenuto che la democrazia altro
non è che un’oligarchia. Dal che si dovrebbe dedurre che la competizione elettorale è solo fuffa. Noi siamo i poveri che lavorano, illusi tutti i giorni e le notti della nostra vita. Detenuti in questa galera senza possibilità di fuga. Una società formattata in sæcula sæculorum. Altro che potere del popolo.
Nel mio piccolo ebbi a dargli ragione, anche se, soggiungevo, detta così è un po’ piatta e, in prospettiva, troppo assoluta. Sennonché Gustavo Zagrebelsky, chiamato in causa dallo stesso Scalfari, risponde da par suo. Per dire che cosa? Precisamente questo:
Nel mio piccolo ebbi a dargli ragione, anche se, soggiungevo, detta così è un po’ piatta e, in prospettiva, troppo assoluta. Sennonché Gustavo Zagrebelsky, chiamato in causa dallo stesso Scalfari, risponde da par suo. Per dire che cosa? Precisamente questo:
«La democrazia è conflitto. Quando il
conflitto cessa di esistere, quello è il momento delle oligarchie. In sintesi,
la democrazia è lotta per la democrazia e non sono certo coloro che stanno
nella cerchia dei privilegiati quelli che la conducono.»
Esaminiamo un attimo: “La democrazia è conflitto”. Ogni aspetto della realtà naturale e sociale lo è. Nello specifico, conflitto tra chi? Tra “popolo sovrano” e non si sa bene chi altri. E tuttavia il concetto di popolo, altrimenti non definito, include tutti, anche uno come Berlusconi, oppure Marchionne, o Scalfari stesso. Chi potrebbe negare a costoro il diritto di sentirsi, quantomeno al pari degli altri, parte del “popolo sovrano”? Sia Scalfari, sia Zagrebelsky, si sono dimenticati delle classi sociali. Non pronunciano mai termini come borghesia e proletariato, le due grandi classi in cui è divisa l’odierna società. Hanno un sacro terrore solo ad evocarle. Può essere – è già capitato – che Scalfari se ne ricorderà in un prossimo editoriale. Fiducia e pazienza, magari inizierà con patrizi e plebei.
“La democrazia è lotta per la
democrazia”, sostiene Zagrebelsky. Chiedo: possibile
che non si rendano conto che la democrazia, così come il diritto, la legge,
ecc. non sono altro che espressione di altri
rapporti? Ma certo che lo sanno, però gli conviene la commedia. Possibile non si rendano conto – i buoni borghesi democratici – che
la vita materiale degli individui, la loro posizione nella scala sociale, nella
divisione del lavoro, nella forma delle relazioni, sono la base reale della
società? E che ciò ha evidenza nelle forme statuali in
tutti gli stadi nei quali sono ancora necessarie la divisione del lavoro e la
proprietà privata? Lo sanno anche le loro colf che spolverano le domestiche biblioteche. E tutto ciò indipendentemente dalla volontà degli individui, of
course.
Che
cosa ha dunque scoperto Zagrebelsky, se non la lotta di classe?
Diamo
un’occhiata ad un pamphlet destinato alle plebi alfabetizzate scritto molti
anni or sono da un giovane poco più che ventenne, in seguito già livre de chevet di ex "creatori di voltagabbana" come Ferrara Giuliano e Festa Lodovico:
«Ognuno di questi stadi di sviluppo
della borghesia era accompagnato da un corrispondente progresso politico. Ceto
oppresso sotto il dominio dei signori feudali, insieme di associazioni armate
ed autonome nel Comune, talvolta sotto la forma di repubblica municipale
indipendente, talvolta di terzo stato tributario della monarchia, poi all'epoca
dell'industria manifatturiera, nella monarchia controllata dagli stati come in
quella assoluta, contrappeso alla nobiltà, e fondamento principale delle grandi
monarchie in genere, la borghesia, infine, dopo la creazione della grande
industria e del mercato mondiale, si è conquistata il dominio politico
esclusivo dello Stato rappresentativo moderno. Il potere statale moderno non è
che un comitato che amministra gli affari comuni di tutta la classe borghese.»
Centosessantanove
anni fa, egregio Zagrebelsky, venivano scritte queste parole, ossia nel periodo in cui trionfava il nuovo romanzo di Dumas padre, Il conte di Montecristo. Ne è passata di acqua, e però siamo ancora fermi, in una finzione protratta all'infinito, a frasette tautologiche
quali “La democrazia è lotta per la democrazia”! Le risorse per emanciparsi da questa condizione infantile sono già tutte presenti, ma figuriamoci se nella comoda posizione dell'intellighenzia ci si prende la briga di porsi il problema di cercare una via d'uscita.
*
Stamani
Scalfari risponde a Zagrebelsky, dichiarandosi subito “alquanto deluso” della risposta
del suo interlocutore. In chiusa, Scalfari, scrive:
«Ora mi fermo e non parlerò più di
questo tema. Viviamo tempi dove la politica è molto agitata e merita molta più
attenzione che definire con le parole e con il pensiero se si chiami oligarchia
la sola forma di democrazia che conosciamo.»
Basta
così, abbiamo già detto e alluso a cose che è bene dirci tra noi, poiché questi
discorsi quando diventano pubblici sono pericolosi. Si rischia che il volgo
cominci ad interessarsene davvero, e magari scivolare sul tema del rapporto tra
classi sociali, e poi inevitabilmente sulla lotta tra di esse.
diceva Fortini che "il combattimento per il comunismo è già il comunismo". ma comunismo nella sua accezione non era affatto democrazia. Era, appunto, combattimento (oltre il conflitto quindi). Fra classi sociali antagoniste. Con violenze ed errori. Non era, soprattutto, il sistema imperante ma il suo antagonista in cammino.
RispondiEliminaDire 25 anni dopo che "la democrazia è lotta per la democrazia" (nemmeno il Renzi!) senza specificare altro, è comunque corretto. Perché la democrazia oggi non ha altri scopi che difendere se stessa così come rappresentata in tv, e concretamente, ultimamente, si dibatte per difendersi da se stessa e dai propri principi costituzionali... Il principale nemico della democrazia borghese è la democrazia stessa. mentre il principale nemico del comunismo non è la democrazia ma la borghesia.
la democrazia oggi non ha altri scopi che difendere se stessa così come rappresentata in tv
Eliminavero
l'oligarchia è la cosa più democratica che può venire in mente a un borghese.
RispondiEliminabuona osservazione
Eliminaloro sono convinti che senza l' establishment non si possa organizzare la complessità, se la base sociale di questo establishment sia più o meno allargata è un problema che sorge a momenti alterni
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