Non
esistono più gli operai e i padroni. Non nel senso che non ci sono più gli
operai e i padroni di un tempo, ma nel senso delle parole del presidente della
Confindustria, riprese dal Sole 24ore, il
quale li chiama: “attori di fabbrica”. A voler dire: siamo tutti nella stessa
barca, anche se a remare sono sempre i soliti, solo che ora questi schiavi non
li chiamano neppure più operai – termine che potrebbe rievocare un passato
conflittuale – ma “attori”.
*
Da
qualche domenica, su Radiotre, verso le 9, Massimo Cacciari intrattiene gli
ascoltatori, per un’oretta, con “lezioni” sul tema: “Il destino d’Europa”. Ho
avuto modo di ascoltare la prima puntata e quella di oggi. Nella lezione
odierna, Cacciari ha posto in rilievo il “suicidio” cui è andata incontro l’Europa
nel Novecento, a causa, sostiene, delle rivalità tra le potenze europee, ognuna
di esse tesa ad affermare la propria egemonia sulle altre. Partendo dalle
guerre napoleoniche, per arrivare fino all’oggi, il professore non ha mai usato
espressioni quali: “classi sociali” e “lotta di classe”, che forse un po’ c’entravano
con l’argomento. Cacciari ha inoltre evitato di pronunciare termini come
“borghesia” e “proletariato”, che pure un ruolo nelle vicende europee l’hanno
pur avuto e non solo nel secolo scorso. Soprattutto ha posto cura nel non
menzionare mai il “capitalismo”.
Ha
però pronunciato, sia pure del tutto incidentalmente, anche il nome di Marx. Nel
ricordare come i rivoluzionari francesi dopo il 1789 si richiamassero alla
classicità e ne vestissero i panni, sostiene che ciò fu notato anche da Marx.
Cacciari ricorda male: Marx, nel Diciotto
Brumaio, si riferisce alla romanità risuscitata non nei toni d’ammirazione
evocati da Cacciari, ma parla esplicitamente di “mostri antidiluviani” (*), e,
in seguito, si riferisce ai personaggi di molti decenni dopo la grande
rivoluzione, i quali scimmiottavano (la farsa) quelli “originali” del 1789 (la
tragedia): « Hegel nota in un passo
delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia
universale si presentano per, così dire, due volte. Ha dimenticato di
aggiungere la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa. Caussidière
invece di Danton, Louis Blanc invece di Robespierre, la Montagna del 1848-1851
invece della Montagna del 1793-1795, il nipote invece dello zio».
(*)
«Al solo considerare queste evocazioni
storiche di morti, si palesa tosto una spiccata differenza. Camille Desmoulins,
Danton, Robespierre, Saint-Just, Napoleone, tanto gli eroi quanto i partiti e
la massa della vecchia Rivoluzione francese adempirono, in costume romano e con
frasi romane, il compito dei tempi loro, quello di liberare dalle catene e di
instaurare la moderna società borghese. Gli uni spezzarono le terre feudali, e
falciarono le teste feudali cresciute sopra di esse. L’altro creò nell’interno
della Francia le condizioni per cui poté cominciare a svilupparsi la libera
concorrenza, poté essere sfruttata la proprietà fondiaria suddivisa, e poté
essere impiegata la forza produttiva industriale, della nazione liberata dalle
sue catene; e al di là dei confini della Francia spazzò dappertutto le
istituzioni feudali, nella misura in cui ciò era necessario per creare alla
società borghese in Francia un ambiente corrispondente sul continente europeo.
Una volta instaurata la nuova formazione sociale disparvero i mostri
antidiluviani; e con essi disparve la romanità risuscitata: i Bruti, i Gracchi,
i Publicola, i tribuni, i senatori e lo stesso Cesare».
Cara Olympe,
RispondiEliminasono con te ,quando affermi che i "salariati" non comprendono la "meccanica quantistica".
Di sicuro però sono aiutati in questo da cattivi "maestri", che a questo punto (dopo quello che hai scritto, ovvero fatto notare) vien difficile comprendere se ci fanno o ci sono.
In tutti i casi proprio ieri sera , leggevo un vecchio libro di Giorgio Galli,(in difesa del Comunismo)ove l'autore sosteneva che in fondo i Bolscevichi,(di per loro) non fecero granché nelle "due rivoluzioni),dato il "loro" (in fondo) esiguo numero, mentre gli affamati e i soldati, un gran bordello lo fecero.
A Massimo Cacciari, altro non ci resta che augurargli di attendere.
Chissà in cosa ci delizierà su radio 3 in quei giorni ?
caino
«Siamo tutti nella stessa barca» temo Boccia sottintenda questo sul serio e se usa "attori di fabbrica" è per dare ai lavoratori l'illusione di vincere l'Oscar, o di avere almeno la nomination come Di Caprio. Non dirò per quale film e su quale barca la ebbe.
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