L’ultimo
editoriale di Eugenio Scalfari è di raro interesse: dopo essersi opposto alle
modificazioni costituzionali di Matteo Renzi, ora dà sostanzialmente il suo via
libera, pur tra qualche proposta di modifica che non ha ovviamente alcuna
probabilità di essere presa in considerazione.
Renzi “è bravo, ha un carisma
che eguaglia e forse supera quello che ebbe Craxi ai suoi tempi”. Scalfari
scrive che non si oppone “affatto al monocameralismo, esiste in quasi tutti i
Paesi d'Europa”. E rincara: “Non mi oppongo neppure a chi comanda da
solo, con un ristretto cerchio magico di devoti: anche questa, in una società
complessa come quella in cui viviamo, è diventata di fatto una necessità”.
Con
un’eccezione, chiarisce Scalfari, fondamentale: “ci dovrebbe essere una
oligarchia invece del cerchio magico dei devoti”. Cita l’esempio
dell’oligarchia che ha governato durante la prima repubblica, un’oligarchia
formata allora da “un personale politico molto qualificato e una struttura
operativa che furono gli elementi essenziali della libertà democratica”.
Scalfari rammenta un quadro politico e sociale che non esiste più: oggi invece Renzi e
il renzismo sono un prodotto culturale e politico di una società che da allora
ha subito mutazioni radicali. Svuotata la funzione dei vecchi partiti
sclerotizzati, c’è bisogno di leader che sappiano evocare le pulsioni e cogliere
i bisogni di buona parte di quella società che viene definita “liquida”, con il
sostegno del capitale industriale e finanziario, dunque dei media, nonché di
quelle consorterie affaristiche in odor di massoneria nostrana e internazionale
che chiamano lobby.
Renzi
sa essere leader, laddove i suoi due predecessori, ingessati e noiosi, non
seppero essere altro che dei burocrati, per quanto appartenenti al Bilderberg. Renzi
invece è promotore e prodotto della società spettacolarizzata, esperto del
lascia o raddoppia. Ora è giunto alla prova decisiva nella quale si gioca tutto,
ci mette la faccia, anzi, il collo.
Riceve
buoni resoconti dai sondaggi, e soprattutto rassicurazioni da quelle fazioni
della borghesia che puntano di traghettarci verso una democrazia plebiscitaria,
naturale approdo di cui le modificazioni costituzionali e della legge
elettorale rappresentano la forma politica.
Ha
fretta, perché dopo il regalo alle imprese con il Jobs act, non ha denari per fare
investimenti pubblici per spingere l’economia, né tantomeno per costruire il consenso
popolare attraverso l’espansione del welfare, e soprattutto deve vincere la
partita prima di dover applicare le clausole di salvaguardia, solo rimandate
con la legge di Stabilità 2016: 15mld per il 2017, 20 per il 2018 e altrettanti
per il 2019.
Tutto
questo Scalfari l’ha capito benissimo e s’adegua, pur tra distinguo di maniera
che possono venir buoni a futura memoria per rovesciare, come nel suo stile, il
tavolo e dire che in fondo Renzi era solo un bischero.
Una volta esistevano ancora i "Padri della Patria" o le "Coscienze del Paese", personaggi di fronte ai quali si ascoltava o si leggeva in religiosa e silenziosa riverenza, nel rispetto se non altro del loro passato. E naturalmente c'erano anche quelli che - come Montanelli o Scalfari, per quanto buoni giornalisti - per carenze di passato, appeal o carisma, non avrebbero potuto ergersi né a "Padri della Patria", né a "Coscienze del Paese", ma che, nonostante ciò, si atteggiavano come tali senza risultare poi troppo ridicoli. Oggi è dura trovare un atteggione anche solo minimamente plausibile. Lo stesso Scalfari, e ormai da anni, può al massimo atteggiarsi, e solo atteggiarsi, a "Nonno rincoglionito della Patria".
RispondiEliminaci furono anche 21 madri della patria
Eliminasostanzialmente "l'araldo" del capitalismo italiano " ci comunica che i "padroni " non hanno ancora trovato un altro "pinocchio" e che quindi nel prossimo referendum preferiscono tenersi un " renzi discolo " ancora un pò piuttosto che la "troika subito"
RispondiEliminain buona sostanza
EliminaE pensare che il soggetto in questione (da sempre spacciatosi per acuto economista) negli anni '50 esaltava i piani quinquennali dell'URSS e giurava sul fatto che nel giro di pochissimi anni l'economia sovietica avrebbe invaso e soverchiato quella occidentale.
Eliminainfatti, non stupisce. e però la sua influenza è stata ed è ancora notevole
EliminaAh, sì. Questo è vero, altro che. Ma anche questo figura fra le possibili spiegazioni del fatto che da noi si ripropongano periodicamente personaggi alla Renzi, che è solo la versione più aggiornata nel genere.
EliminaQuindi dobbiamo aspettarci un riaggiornamento della versione aggiornata di Renzie? Vero è che al peggio c'è mai fondo.....
RispondiEliminaCaifa.