giovedì 19 gennaio 2012

L'abitudine al fumus


Si possono uccidere venti persone e per questo motivo essere condannati a un massimo di 3 anni e 2 mesi di carcere (che poi non sconti). È questa la sentenza del tribunale di Torino nel secondo processo contro gli ex vertici dello stabilimento Pirelli a Settimo Torinese, per i casi di tumore da amianto scoperti dopo l'avvio del primo procedimento.

Mesi fa, invece, altri undici imputati per diciotto casi di omicidio colposo (dieci mesoteliomi e otto tumori polmonari), aggravati dalla violazione delle norme antinfortunistiche e dal fatto di aver agito nonostante la previsione dell'evento, nonché di nove episodi di lesioni (un tumore polmonare, uno alla vescica, nonché sette ispessimenti pleurici e placche pleuriche) che hanno riguardato gli ex dipendenti della Montefibre s.p.a., dopo una prima condanna del tribunale di Verbania, annullata in Cassazione, vennero assolti.

È interessante leggere le motivazioni di quella sentenza. Per quanto riguarda il mesotelioma il giudice concludeva che "nell'ignoranza del meccanismo cancerogenetico dell'amianto, indimostrato un aggravamento della malattia per effetto dell'aumentare dell'esposizione protratta, sia impossibile annettere rilevanza concausale alla singola condotta del singolo imputato ed anche, ancor prima, formulare delle valutazioni, dotate di una qualsiasi fondatezza scientifica, prima, logica e giuridica, poi, tanto sull'esclusione di fattori causali alternativi, ossia sulla possibile ipotetica rilevanza causale esclusiva di esposizioni precedenti o successive alla singola che si indaga (corrispondente al periodo di assunzione della carica societaria da parte del singolo imputato) quanto sulla rilevanza concausale delle esposizioni successive".

In buona sostanza non è possibile – secondo il giudice – stabilire se la causa del decesso degli operai sia da attribuire all’esposizione all’amianto durante le lavorazioni; nel caso anche fosse così, non è comunque possibile stabilire se tali esposizioni si siano verificate prima o dopo i fatti per i quali si processano gli imputati.

E allora per quanto riguarda i tumori polmonari? Allo "stato attuale delle conoscenze non consent[e] di dirimere in alcun modo, sulla base delle sole rilevazioni scientifiche proposte dai consulenti dell'Accusa, il dubbio, più che ragionevole, sulla riconducibilità, sul piano eziologico, delle patologie tumorali in questione al fattore causale ipotetico alternativo rappresentato dall'abitudine al fumo".

Non sappiamo – scrive il giudice – se decine di operai sono morti o si sono ammalati per cause inerenti alle lavorazioni con l’amianto oppure per il fatto che essi erano dei fumatori. E nel caso di chi non fumava? "la presenza di un'incidenza della malattia non nulla nella popolazione non esposta, in assenza di stime dell'eccesso di rischio nella "coorte" dei lavoratori dello stabilimento verbanese, non consente di ascrivere con la necessaria certezza nemmeno quella malattia all'esposizione all'amianto".

Siccome anche chi non ha lavorato a contatto con l’amianto si può ammalare e morire di cancro, allora non è possibile stabilire – sostiene il giudice – la causa diretta della patologia. Chi ha detto che non sia possibile risolvere il problema della quadratura del cerchio?

E le lesioni pleuriche allora? "si ripropongono questioni sostanzialmente analoghe a quelle già trattate in relazione alle patologie tumorali rappresentate dai mesoteliomi: è ben vero, e non contestato, che si tratti di malattie 'direttamente correlate alla durata delle esposizioni' [...] ma delle stesse non si conosce la data o epoca di presumibile insorgenza, né è possibile stimare la dose eziologicamente rilevante".

Domandina finale: se non è possibile stabilire il nesso causale (nell'ignoranza del meccanismo cancerogenetico dell'amianto), se non è possibile stabilire un cazzo, allora perché esiste una legislazione che ne vieta l’impiego, perché tutte le malattie che ne derivano sono riconosciute dall’INAL, perché l’OMS stabilisce fin dal 1986 che "L'esposizione a qualunque tipo di fibra e a qualunque grado di concentrazione in aria va pertanto evitata"?

Questa fibra killer, come già per l’angiosarcoma da cloruro di vinile monomero (un tumore maligno al fegato altrimenti piuttosto raro), colpisce sul lungo periodo, in maniera occulta, anche dopo 30 o 40 anni, tanto che il picco delle morti è previsto tra il 2015 e il 2025, come scrive l’ex giudice Felice Casson nel suo libro La fabbrica dei veleni (p. 320).

7 commenti:

  1. In pratica ammettono di non capirne un cazzo circa l'azione cancerogena dell'amianto ma, al tempo stesso, esiste una legge che vieta l'esposizione a tale materiale, segno inequivocabile che tale danno è comprovato.
    Chi ci capisce è bravo.

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  2. In questo caso più che mai l'augurio al giudice è "c'at vegna un cancher", anche se una qualsiasi forma di "giustizia proletaria" è maggiormente auspicabile.

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  3. L'INAIL riconosce l'asbestosi( cancro polmonare)quale malattia professionale qualora il lavoratore colpito abbia prestato la propria opera in una lavorazione comprendente o inerente l'amianto. Non è necessaria nessuna ulteriore dimostrazione. Il nesso eziologico è considerato ovvio. Questo vale per tutte le malattie cosidette tabellate, ossia quelle che, nel tempo, hanno dato conferma statistica di pericolosità anche mortale. Nel caso invece di patologie non presenti in tabella dovrà essere il lavoratore stesso, attraverso perizie mediche, dimostrare il rapporto causa effetto tra lavorazione e l'insorgere della malattia.
    Conscrit

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  4. Vince la causa chi è più ricco. In questo caso l'avvocato dei poveri o non sa nulla di quanto ha stabilito OSM sull'amianto, il che mi appare inverosimile, o appartiene alla categoria di avvocati "se vinco o se perdi, mi devi pagare", e tanto basta! Fuor di dubbio questi Giudici condividono la sibillina teoria per cui "la legge è uguale per tutti, ma per alcuni lo è di più"!
    Non è l'anno in cui si vive, non sono le passate rivoluzioni e lotte per i diritti, che cambieranno mai la storia dell'uomo! E' chiaro che la Giustizia non è mai esistia, non esiste!
    Buona Giornata

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  5. Le segnalo quest'articolo dove Tremonti chiama il mercato finanziario esattamente come fece lei qualche post fa: "bisca".
    http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2012/1/20/19067-la-grande-crisi-vista-da-tremonti-neutralizzare-la-bisca/

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  6. grazie Mauro, ho sempre sospettato che leggese questo blog, ma non gli è servito a nulla

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