Il post La bisca che chiamano mercato sta avendo una certa eco nei forum finanziari, per esempio questo, e la cosa è assai curiosa e mi diverte semplicemente, mentre ad altri forse fa guadagnare quale euro, anche senza merito. A proposito di merito, la voglio prendere alla larga e di getto.
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Come ho detto qualche giorno or sono, nel blog non scrivo sempre quanto penso di un determinato argomento e quasi mai lo tratto come vorrei e meriterebbe. Per diversi motivi mantengo un profilo molto soft (non desidero passare gratuitamente dei guai e vedere il sito oscurato nel giro di poche ore) e qualche volta cerco di creare delle piccole e miti provocazioni che purtroppo, debbo osservare con franchezza, non vengono raccolte, dimostrando se non altro che nell’impiego di certe categorie stereotipate del linguaggio ci siamo tutti abituati.
Per esempio il titolo del post di ieri: Tornerà di moda il marxismo?; oppure qualche giorno fa quando caratterizzavo il “mondo libero”, in contrapposizione all’impero del male (mi esprimevo proprio così), per la possibilità di acquistare una casa o un’automobile. Piccole provocazioni, dicevo, come quando parlo di “successo” (indubbio) delle idee socialiste e comuniste per oltre un secolo. “Successo” è una categoria molto ideologica con la quale ormai si misura tutto, dalla ricchezza all’onestà delle persone. In fondo persino in Vaticano sono calvinisti.
Ieri sera ascoltavo il professor Monti affermare, nella sua lezione tenuta davanti a milioni di telespettatori con le orecchie d’asino, tra molte esplicite reticenze su questioni apparentemente di maggior interesse, che la ricchezza è un valore e che essa non va demonizzata se ottenuta per merito. Se avesse fatto anche degli esempi al riguardo, avrebbe quantomeno elevato il livello di consapevolezza della platea televisiva sulla propria ignoranza. Ma tali esempi concreti da additare non gli vengono mai spontanei. Provo a mia volta, tra un po’, a farne uno che mi viene sempre naturale, un esempio di ricchezza ottenuta per merito, lo stesso onesto e indubitabile merito al quale fa riferimento il senatore a vita.
Intanto vorrei cazzeggiare, come posso e come mi viene, con i concetti di questo alto borghese. Valorizzare lo status di ricchezza sulla base di un giudizio quale il merito, oppure dal punto di vista legalistico di contribuenti esatti e puntuali (e chi più dei salariati?), è faccenda molto aleatoria e assai delicata. Anche perché ciò potrebbe implicare un giudizio di valore opposto, ossia che il non essere ricco possa derivare da, come dire, insufficiente merito. Lo so che questo modo di giudicare in genere non viene affermato esplicitamente, ma il Professore sa bene che un certo classismo, poiché di questo si tratta, è un dato ben resistente nella sua cerchia di frequentazione, oggi non meno che nei tempi più antichi.
Oggi 9 gennaio, come in tutti gli altri giorni dell’anno, un manager di una grande industria, di una grande banca, di un grande fondo speculativo, guadagnerà legalmente cifre d’importo pari o superiore a quello di 400 o 500 operai che si rompono la schiena alla catena, oppure di 400 o 500 impiegati costretti per otto ore a uno sportello, oppure ancora a quanto percepiscono come salario un migliaio di colf e badanti che riassettano le case di detti manager o “offrono” assistenza ai loro cari familiari anziani.
Eh sì, non fuggiamo dalla realtà delle cose per arrampicarci sugli specchi dell’ideologia: il discrimine tra povertà e ricchezza, in pratica tra redditi diversi, quello che un tempo si chiamava censo, è determinato anzitutto e soprattutto, non dal merito o dal demerito, ma dal posto che si occupa nella scala sociale, ossia dai rapporti di classe. Il resto, il merito e tutti gli altri esercizi di stile, sono solo chiacchiere da commercianti della religione del denaro, da difensori della ricchezza a cui montare la guardia.
PS: Quanto all’invito alla filantropia per i ricchi, per acquisire “meriti” ovviamente, sarebbe sufficiente che essi fornissero alla loro “materia prima”, cioè a coloro che li servono da mane a sera, contratti dignitosi e il versamento integrale dei contributi.
Ieri sera, subito dopo aver visto la trasmissione di Fazio, ho pensato le stesse identiche cose. Davvero vergognoso. Ma d'altronde cosa possiamo aspettarci da un ricco borghese cattolico di formazione neoliberista? Alla conferenza stampa di qualche giorno fa Monti fece anche di peggio, sostenendo che le persone sono fatte di "carne, ossa e... Denaro".
RispondiEliminaAiuto.
Sono sempre stato un tipo molto reattivo....
RispondiEliminapoi qualcuno mi ha fatto capire la differenza tra
azioni e reazioni.
Un abbraccio
gianni
Esemplare, come al solito. Viviamo in una società ove non è il merito a creare la ricchezza bensi' la ricchezza a creare il merito ed anche Ratzinger, in fondo, è un po' figlio della Riforma. Questo rende le cose piu' semplici, perchè il cosiddetto merito è concetto assai complesso da decifrare mentre la ricchezza la si individua immediatamente sotto qualsiasi cielo. Solo il fisco, nello specifico , ha ancora delle difficoltà ma, pare, si stia attrezzando. Temo, poi, che il "successo",quale categoria di valore, sia stato ormai soppiantato dalla "notorietà", così come, a suo tempo, il primo ando' a sostituire la "gloria". Ma successo, merito, professionalità, ecc. sono termini usati, a mio avviso, della peggiore ideologia: la sedicente "non ideologia".
RispondiEliminaP.S.: Cameron, in ambito UE, si oppone alla istituzione della Tobin tax. Piu' di qualcuno, quindi, è favorevole. Una novità.
Conscrit
quando comincio a leggere un suo commento, conscrit, non ho bisogno di leggere la sua firma.
RispondiEliminaquanto alla tobin, del cui nome mario monti s'è dato lustro asserendo di essere stato suo allievo e che, solo ora, di essere d'accordo con la sua introduzione. a babbo morto.
londra, una piazza finanziaria non certo secondaria si oppone e gli usa non saranno da meno. perciò è tutto fumo sugli occhi. se non viene applicata universalmente o almeno nelle maggiori piazze occidentali e orientali, è INUTILE
Piuttosto comica poi quest'argomentazione di Monti rispetto alla crisi, che parte bene ma poi si sbrodola nella genuflessione verso il libero mercato: "La nostra è una crisi di sistema che ha radici lontane, spiega Monti. Ci sono dei cicli e una loro analisi limitata può attribuire ingiustificatamente delle colpe. Faccio riferimento agli anni '80 quando un certo dirigismo frenava i 'giochì dei mercati. E in questo quadro, l'Italia ha commesso una certa quantità di errori a causa di questa cultura dirigista. Poì c'é stata una fase di reazione eccessiva con il pendolo che si è spostato troppo da parte"
RispondiEliminama da quel che ha detto la tivvù, per l'appunto cameron non sarebbe tanto contrario alla tobin tax in se quanto alla sua introduzione nella sola europa. a parte ciò, come si fa a pensare ad un ritorno di fiamma del marxismo e al post successivo concludere con un semplice invito alla dignitosità degli stipendi e all'onestà nel mantenere un riformistico sistema nazionale di previdenza?
RispondiEliminaFrank, credo che la nostra blogger volesse semplicemente mostrare un aspetto ipocrita dei nostri ricconi: splendidi nello straordinario, evasori nell'ordinario.
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