lunedì 11 aprile 2011

La catastrofe del capitalismo europeo


Intanto che ci occupiamo da mesi quotidianamente di Ruby e delle vicende giudiziarie dell’uomo che è apparso alla Madonna, la storia, quella vera, improvvisamente si è messa a correre e non ne conosciamo la direzione. Quella che segue è la sintesi ufficiale del Consiglio Europeo del 24-25 marzo 2011:

Negli ultimi mesi l'Europa ha attraversato una crisi finanziaria profonda. Sebbene la ripresa economica in Europa sia ora in carreggiata, i rischi permangono e noi dobbiamo mantenere determinazione nell'agire. Abbiamo adottato in data odierna un pacchetto globale di misure che dovrebbe consentirci di voltare la pagina della crisi finanziaria e proseguire sulla strada della crescita sostenibile. Il pacchetto rafforzerà la governance economica dell'Unione europea e assicurerà stabilità duratura all'intera zona euro. Abbiamo altresì convenuto un'azione risoluta a livello dell'UE per stimolare la crescita rafforzando il mercato unico, riducendo l'onere normativo complessivo e promuovendo gli scambi con i paesi terzi

Abbiamo discusso la grave situazione in Libia esprimendo soddisfazione dopo l'adozione dell'UNSCR 1973 e sottolineando la nostra determinazione a contribuire alla sua attuazione.

Quanto al vicinato meridionale, abbiamo ribadito di essere risoluti a sviluppare un partenariato nuovo con la regione e abbiamo chiesto l'attuazione rapida degli orientamenti definiti l'11 marzo 2011; abbiamo concordato le prime iniziative concrete volte a sostenere i paesi del vicinato meridionale nel breve periodo. Abbiamo infine discusso degli insegnamenti da trarre dagli eventi giapponesi, in particolare in termini di sicurezza nucleare.

Si tratta di bugie, di vani e indefiniti propositi, chiacchiere. Che la ripresa economica in Europa sia ora “in carreggiata”, è cosa tutta da verificare, a meno che la Grecia, l’Irlanda, il Portogallo, il Belgio e la Spagna non ne facciano parte. E l’Italia, ovviamente. Saranno teoricamente a disposizione per “voltare la pagina della crisi finanziaria” 865 miliardi di Euro (440 del fondo ESM – che prende il posto del fondo di stabilità europeo EFSF – e 280 del FMI). Di questi però, oggi, ne sono disponibili solo 250 miliardi poiché i paesi che hanno la capacità di prestito efficace (un rating AAA) sono solo 6 su 17 membri. Tra questi virtuosi del rating non c’è l’Italia, la quale essendo il terzo paese dell’UE dopo Germania e Francia dovrà sborsare in percentuale alla sua partecipazione al fondo della BCE il 18%, contro un 28% della Germania ed un 21% della Francia. Per versare il dovuto al fondo ESM l’Italia dovrà finanziarsi  con il … prestito, cioè facendo ulteriore debito. E a partire dal 2012 i Paesi membri dell’UE ad elevato debito pubblico dovranno abbatterlo di almeno lo 0,5% nel rapporto con il PIL, pena multe salate ed eventuali ulteriori sanzioni.

Veniamo dalle cifre alle chiacchiere: esse sono palesi in relazione alla crisi libica, l’emigrazione dalla Tunisia e anche per quanto riguarda gli “insegnamenti da trarre” sulla vicenda nucleare giapponese. Nel mondo sono in pianificazione 142 reattori nucleari già finanziati e in buona parte operativi entro 15 anni, mentre 62 sono già in corso di costruzione. E dopo le prime misure di rassicurazione delle popolazioni, l’Europa, e forse anche l’Italia, procederà con il nucleare.

La situazione e la logica del mercato ci dicono che il prezzo degli idrocarburi non potrà che aumentare e con esso il costo delle granaglie e dell’alimentare, quindi peggiorerà ulteriormente la qualità sociale del consumo e la possibilità di nuove rivolte in Nordafrica e altrove. Come scrivevo venerdì, gran parte delle soluzioni dipendono dalle grandi potenze, ma esse non sono in condizione d’affrontare tale situazione senza che crolli il sistema economico e sociale che hanno costruito a favore dei loro interessi  e che inevitabilmente conduce al disastro.

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