sabato 2 settembre 2023

La sbobba

 

Dopo ogni estate arrivano i buoni propositi per l’autunno-inverno. La faccenda dei buoni propositi non riguarda solo gli studenti e il governo, ma tutti coloro che amano mentire e mentirsi. Quello dei buoni propositi è un esercizio che rafforza la fiducia in sé stessi e può regalare attimi di rilassata felicità.

Annota tutti i tuoi desideri, siano essi seri, ridicoli o inutili. Enumera questi obiettivi in ordine decrescente di importanza e visualizza questo elenco per prenderti il tempo di decidere. Dimentica i miracoli. Prima di scegliere, sappi che la voglia di cambiamento può nascondere un progetto troppo ambizioso. Esempio: mangiare biologico per essere candidato europeo dei Verdi. Dunque, rimani realistico, in ogni caso non saresti eletto.

Visti i chiari di luna, la Germania in forte recessione, l’aumento della disoccupazione in Italia in piena estate, il fatto che hai speso 70 euro e nel carrello della spesa c’è solo della plastica, comporta questo impegno: risparmio, risparmio, risparmio! Tagliare le spese. Prendiamo esempio dai governi e dalle regioni, sono decenni che tagliano le spese per la sanità.

La nostra salute è sempre più abbandonata al mercato, cioè alla sanità privata (e alle compagnie assicurative per chi può permettersi di pagare per coprire le spese di prestazioni sanitarie private), il cui scopo precipuo, come ogni investimento privato di capitali, è quello di realizzare profitti e incrementarli. L’Italia può permettersi una nuova portaerei per la sua marina? Certo, è sufficiente trasferire risorse (debito pubblico) dalla sanità agli armamenti.

Cambiare piano piano le condizioni di vita degli esseri viventi mettendoli in pericolo, questo il reale proposito dei governi. Ne ho avuto un’ennesima conferma ieri andando a far visita a una parente in un ospedale della provincia di Venezia. Giuro di dire tutta la verità e nient’altro che la verità in pochi banali esempi che riguardano aspetti secondari, ma non certo trascurabili, relativi al trattamento dei pazienti.

Entrando si ha l’impressione di accedere in un ospedale dismesso, abbandonato. Poi, pongo con creanza una domanda all’infermiera che è entrata nella stanza, ma questa, senza degnarmi, gira le spalle e se ne va. Situazione surreale. Mi viene detto dalle due pazienti nella stanza e da altri parenti che ciò è normale. Per esempio, puoi suonare il campanello ripetutamente, ma non accade nulla.

Arriva la cena su delle stoviglie di pessima plastica molto consunta, su un vassoio la cui igiene è sospetta. Ebbene, semplicemente manca il secondo piatto. Lo faccio notare all’infermiera. Questa, infastidita, controlla su un foglio e ammette che effettivamente manca il formaggio stracchino (chissà perché ogni volta che ho contatto con il vitto ospedaliero c’è sempre di mezzo il formaggio stracchino). L’infermiera non può farci nulla e se ne va. Avevo sottovalutato la sollecitudine dell’infermiera, che poco dopo ritorna con tre formaggini in mano, li posa nel vassoio (nonostante l’opposizione della paziente) dicendo che li ha lasciati un altro paziente che è stato dimesso nel pomeriggio. Pazzesco.


La salute è una merce come tutte le altre. Tagli di spesa, sprechi e prezzi eccessivi sono la cartina di tornasole per chi ha interesse a privatizzare quanto più possibile la sanità. Nel caso che ho raccontato non si tratta degli effetti dei tagli di spesa, ma di cattiva spesa, nel senso che la qualità dei servizi appaltati non viene monitorata. Il presidente della regione del Veneto non fa che elogiare, a ragione, le nuove tecnologie diagnostiche e gli ottimi livelli di cura di alcuni ospedali veneti, ma evidentemente non consuma i propri pasti in nessuno degli ospedali della regione, dove ovunque il vitto è sbobba. Pertanto, suggerisco un buon proposito per l’autunno-inverno: lui e lassessora alla sanità, nonché i dirigenti delle aziende (!!!) sanitarie, consumino un pasto in un qualsiasi ospedale pubblico regionale. O almeno ci provino.

7 commenti:

  1. Però, in un qualunque esercizio, i soldi pubblici vengono prevalentemente dalle tasse, non dal debito. "Taxpayer's money", dicono gli altri. Da noi l'espressione "soldi del contribuente" è molto meno usata. Pare anzi che l'interesse popolare sia (ipocritamente) concentrato sulle mancate entrate per evasione, ma molto meno su come sono spesi i soldi.

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    1. l'irpef è ormai una partita di giro tra lo Stato e i soliti mazziati: il 42% paga il 91,8% dell’Irpef.
      solo gli autonomi che dichiarano redditi sopra i 20 mila euro (il 45,33% del totale, ossia circa 1 milione di persone su 6 milioni), pagano imposte sufficienti a finanziare la sanità, mentre il restante 54,6% è a carico degli altri.
      pensionati: 16 milioni, di cui 7,6 milioni con prestazioni parzialmente o totalmente a carico della fiscalità, il 44,22% paga il 6,94% dell’Irpef, mentre il 38,71% ne paga l’80,68%.
      sono numeri che conosci, ma da soli spiegano TUTTO. poi c'è il solito anonimo che alle mie analisi non faccio seguire proposte ... che cazzo di proposte vuoi fare a fronte di simili percentuale? va bene così, madama la marchesa

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    2. Consiglio (e se lo consiglio io, che lo disistimo profondamente come uomo, deve proprio valere) il libro di Cottarelli "La lista della spesa", Feltrinelli. C'è quello che uno può desiderare di sapere sulla spesa pubblica.

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    3. il passato dietro le spalle, il Deserto dei Tartari davanti a noi

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  2. Malgrado la moltiplicazione delle greppie (sono 20 o 21?) e l'incensamento continuo di Ṡaia - l'Antisalvini - nei Mass media vedo che l'Italia è ancora tutta unita dalla cattiva amministrazione, che talvolta diventa pessima.
    La privatizzazione della sanità procede già negli ambulatori del medico di base (un privato a contratto) e negli stessi reparti ospedalieri, continuamente assediati dai consulenti delle case farmaceutiche; il "dottore" si è convertito ai miei occhi in un semplice spacciatore di droghe sintetiche dopo diagnosi effettuate perlopiù telefonicamente.
    (Peppe)

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