Se a Cacciari dovessero fischiare le orecchie quando sbaglia una percentuale, allora Chiaberghe, per quel che scrive, è affetto da acufene. Mai stanchi di queste polemiche morte, tirando in ballo la diatriba tra bigotti dell’umanistica e bigotti dello scientismo.
Il Chiaberge che si sbroda dicendo di leggere La doppia elica di Watson, è lo stesso che a suo tempo in prima pagina del Domenicale de Il Sole 24ore, scriveva “do” con l’accento. Un lettore, il cui nome è molto noto (R. D’A.), glielo fece notare. Riccardo, piccato, si aggrappò alla solita Accademia della Crusca, che, com’è noto, contempera sempre un escamotage per chi lo vada cercando.
La comunicazione sull’aspetto scientifico di questa pandemia viene spesso gestita in modo
aberrante. Si tende a comunicare la “verità” senza mai metterla veramente in discussione.
Voglio fare un esempio che non susciti ora delle contrapposizioni: per il morbo di Parkinson,
per anni siamo stati ossessionati dalla dopamina, poi ci siamo resi conto che questa strada
non era sufficiente. Quanti soldi e sforzi sprecati!
Quanto alla razionalità nei comportamenti, si deve tener conto che la razionalità è una nostra invenzione: il cervello non è fatto apposta per essere razionale. Il suo obiettivo principale è aumentare le nostre possibilità di sopravvivenza, che non è proprio la stessa cosa che prendere decisioni perfettamente logiche. Bisogna capire che un prodotto dell’evoluzione (il cervello lo è) non può essere perfetto, si adatta costantemente alle mutevoli condizioni.
La razionalità è un miraggio, non è nemmeno sicuro che fornisca un vantaggio evolutivo. Faccio un esempio elementare tratto dall’economia: se ti offrissero 100 euro ora contro 140 euro tra un anno, quale opzione sceglieresti? Senza esitazione, 100 euro adesso! Eppure la logica vorrebbe che aspettassi un anno posto che l’inflazione, malgrado tutto, è ben al di sotto del 40%. Tuttavia ne ho bisogno ora a causa delle festività natalizie, eccetera.
Vediamo da questo esempio che la definizione di razionalità non è compatibile con la vita quotidiana. Inoltre, quotidianamente, eseguiamo molti atti non razionali, come fumare o bere alcolici, comportamenti che hanno un impatto negativo sulla salute. È un tipico esempio di decisione irrazionale. Tuttavia bisogna considerare che i meccanismi della ricompensa prevalgono nel nostro cervello. Per le sigarette, oltre all’aspetto di dipendenza, il gesto può diventare un’abitudine tale che la nozione di piacere è sostituita da un automatismo.
Se la pressione evolutiva ha selezionato esseri di razionalità limitata, al fondo deve esserci un vantaggio. Non essere puramente razionali, permette di essere flessibili e curiosi rispetto al proprio ambiente, sapersi adattare se le condizioni dell’esperienza cambiano. Insomma, la smettessero questi bigotti con il loro profluvio di “scientificità” e “razionalità”, con l’ossessione che l’unica strada per uscire da questo incubo è data dalla loro “verità”.
Il sig. Cingolani, ministro della transizione ecologica, potrebbe trarre vantaggio pratico, ossia tecnico, dallo studio per la quinta volta delle guerre puniche. Potrebbe infatti domandarsi come mai Annibale traversò le Alpi con gli elefanti d'inverno, mentre oggi la cosa sarebbe impossibile. Magari riuscirebbe anche a trovare la risposta.
RispondiEliminama soprattutto, permettimi di aggiungere, chiedersi perché vinse tutte le grandi battaglie italiche ma perse la guerra.
EliminaOlympe, non ti addentrare nella medicina che, da quello che scrivi, non mi pare il tuo campo. E rischi di offendere persone già duramente provate. Ho perso con il Parkinson mio padre e mia sorella. E mia moglie è a uno stadio molto avanzato. Quindi so di che si tratta e non permetto a nessuno, specialmente a chi non è neurologo ma neanche medico, di scherzare sulla dopamina e la sua efficacia. Attualmente la L-dopa è l'unico farmaco fondamentale. Poi ci sono gli accessori: quelli che potenziano l'effetto della dopamina residua e quelli che ne rallentano la degradazione. Tutto il resto funziona poco, quello che funziona è la fisioterapia e, se necessaria, la psichiatria. E non voglio aggiungere altro perché non voglio apparire scortese.
RispondiEliminaMario
Mi spiace per le sofferenze dei suoi cari, ma non sarà lei a decidere che cosa posso scrivere nel mio blog. del resto è un fatto che la dopamina non rappresenta una cura che sia in grado di fare regredire la malattia e tantomeno terapia che faccia guarire. come alludevo nel post, bisogna battere altre strade. tutto qui.
EliminaCertamente ognuno è libero di pubblicare quello che pensa ma se uno o una decide di rendere pubbliche le sue riflessioni, invece che tenerle nel cassetto, vuol dire che si aspetta qualche riscontro. Lei, a proposito della dopamina, ha scritto "Quanti soldi e sforzi sprecati!". La L-dopa per un certo numero di anni riesce a garantire una vita quasi normale ai malati di Parkinson. Purtroppo col tempo la sua efficacia diminuisce ma quegli anni e quelle compresse quotidiane non sono stati uno sforzo inutile. Non è inutile cercare di ritardare la progressione di una malattia degenerativa, anche se la cura definitiva non è ancora disponibile.
EliminaE, per concludere, nessuno è infallibile e tutti commettiamo qualche errore. E' così difficile ammettere qualche volta di avere esagerato? Capisco la tentazione enciclopedica ma in fondo, a parte la nazionalità, il periodo storico e l'edificio all'università Paris 7, Olympe de Gauges e Diderot e d'Alembert hanno poco in comune.
Posso aver scelto un esempio inappropriato, ma non intendevo né scherzare e tantomeno offendere nessuno. Bastava segnalarlo con creanza. Invece il suo “riscontro” è un lungo e faticoso esercizio di sgradevole sarcasmo, che rivela, come già altre volte, un preconcetto che ha tra l’altro il tipico odore del pretesto.
EliminaQuesta è una risposta personale e non è intesa per la pubblicazione, comunque, anche se pubblica, tolga per cortesia la mia e-mail. Quanto al sarcasmo, lei ha ragione. Il fatto è che purtroppo ho un'età ragguardevole e i vecchi in gran parte sono rincoglioniti o inaciditi. Se devo scegliere preferisco la seconda possibilità, Ho vissuto la sua osservazione sul Parkinson come una manciata di sale su una ferita e ho reagito scompostamente. Mi dispiace e me ne scuso. Leggo sempre con interesse quello che scrive ma non se l'abbia a male se qualche volta ho qualcosa da ridire. Non è un pretesto per polemizzare ma se siamo qui soltanto per dirci quanto siamo buoni e bravi, che gusto c'è? Fortunatamente posso ancora permettermi il peperoncino sugli spaghetti aglio e olio, e così spero anche lei. Con simpatia, Mario B ...
Eliminaincidente chiuso, saluti
EliminaPenso che bisognerebbe dare le definizioni di razionalità, logica, irrazionalità e scienza giusto per dimostrare che si è in disaccordo anche sulle categorie semantiche. Ricordo infatti che l'ortodossia comunista si autodefiniva "socialismo scientifico" per legittimarsi in età positivista; oggi la razionalità economicista è rivendicata dagli acerrimi oppositori della sinistra. Come sempre, mentre gli umani si accapigliano sulle loro fantasie predilette e mutevoli nel tempo, la biologia segue le sue spietate dinamiche. Cerchiamo di interpretare il mondo con umiltà, non abbiamo bisogno di teologi e testi sacri di alcun tipo.
RispondiElimina(Peppe)
la biologia segue le sue spietate dinamiche, un concetto da tener presente
EliminaLa scienza, se non la'scientificità', soprattutto in campi complessi come la medicina e a maggior ragione come la virologia/epidemiologia, dovrebbe trattare con molta cautela il concetto di 'verità', soprattutto quando affronta un problema nuovo dalle conseguenze enormi.
RispondiEliminaQuello che 2 anni fa si sapeva del COVID-19 era una serie di dati più o meno grezzi da cui si potevano trarre certe deduzioni.
Gli 'esperti' e i 'comunicatori' invece ce li hanno sempre spacciati come 'verità', salvo sostenere, magari dopo poche settimane una 'verità' differente che derivava dalle nuove informazioni. Ovviamente senza nemmeno correggere le affermazioni precedenti (che sa di autocritica, pratica tipicamente comunista e per questo deprecabile). Magari senza suscitare nessuna reazione da parte di Chiaberge, che non so se si sia mai fatto e abbia mai pubblicato qualche domanda sulle giravolte da derviscio di quasi tutti i nostri virologi/epidemiologi.
Per ottenere sempre migliori prestazioni e non solo per quelli dello sport, le case farmaceutiche compiono "miracoli" investendo un numero significativo di risorse, ed ogni anno vengono messi in produzione nuove e più performanti soluzioni chimiche alle numerose problematiche in materia, non ultime quelle legate alla legalità.
RispondiEliminaLeggendo le oltre 400 pagine che elencano le sostanze proibite in e fuori competizioni sportive, viene da chiedersi che razza di benessere vuole diffondere questo tipo di scienza.
Per i pochi che riescono ad ottenere una medaglia, centinaia perdono la vita, decine di migliaia minano irrimediabilmente la propria salute fisica e mentale. Cosa dire ai genitori e parenti che hanno perso giovani vite grazie a questo tipo di approccio fiducioso nella frequentazione farmacologica?
Supplemento ordinario alla “Gazzetta Ufficiale„ n. 221 del 20 settembre 2019 - Serie generale - 412 pagine, (quelle che ho tra le mani), ma ogni anno se ne aggiungono un cospicuo numero.
Un saluto a Olympe
bonste
per quanto riguarda il ciclismo a livello dilettantistico so di cose, certe, che non posso dire ma che sono enormi. figuriamoci a livello professionistico.
Eliminacari saluti