È noto che i classici del marxismo consideravano la religione
come un serio avversario della concezione scientifica del mondo e ribadivano
continuamente la necessità di sottoporla ad una critica valida e persuasiva.
Nondimeno anche ai nostri giorni sarebbe urgente un’analisi completa della
dialettica tra la sfera materiale e quella spirituale all’interno della società
capitalistica, e invece, per contro, noi lasciamo che ad occuparsene siano
personaggi al servizio della borghesia.
In tal modo noi sappiamo poco, dal punto di vista della
scienza marxista, dei meccanismi e dei mezzi di formazione della personalità
religiosa, la quale ha subito dei notevoli mutamenti rispetto al passato,
quando la massa dei credenti erano perlopiù individui semianalfabeti o digiuni
di nozioni scientifiche, persone insomma, come molti dei nostri genitori, che
conservavano la fede solo per educazione e attaccamento alla tradizione.
Non è possibile fornire oggi una spiegazione valida dei fatti
religiosi se ci limitiamo a considerare la religione come un insieme di
concezioni primitive adatte a persone ignoranti, oppure se al posto di
un’analisi concreta del fenomeno esprimiamo giudizi astratti sulla separazione
della coscienza della vita reale e cose di questo genere.
La vita è sempre più complessa di quanto possa risultare dai
nostri schemi consueti e i mutamenti della coscienza non possono essere ricondotti
meramente all’idea che se ne fanno i teologi da un lato e gli atei borghesi
dall’altro. In estrema sintesi, se gli uni tendono a negare l’origine storica e
sociale del trascendente, puntando sulla disposizione spirituale dell’uomo alla
religione, gli altri sono propensi a considerarla come un’alterazione della sfera
razionale dell’uomo.
In tal modo, teologi e atei borghesi si combattono, escludendo la religione dalla storia reale
dell’umanità, ossia dalla storia sociale dell’uomo, perdendo la possibilità di
comprendere le esigenze sociali storicamente concrete che hanno reso possibile l’esistenza delle idee religiose e il modo in
cui tali esigenze sono state soddisfatte. Oltretutto tale opposizione tra
spirito e materia non fa che riprodurre un concetto teologico.
Per il marxismo, invece, si tratta di
orientarsi verso una soppressione del contrasto, poiché vuole arrivare a una
comprensione della religione come prodotto interno dello sviluppo storico. Ciò
che la mediocrità laica borghese non è in grado di comprendere, data appunto la
sua posizione di classe, è che “celeste” e “terreno”, “religioso” e “laico”, sono
la stessa cosa: soltanto la forma, alterata e mistificata, è diversa. Si tratta
piuttosto di analizzare, da un punto di vista storico, la normalità e la
limitatezza d’una simile alterazione.
La vera natura sociale della religione può
essere messa in luce soltanto dopo un’analisi delle condizioni storiche
concrete in cui essa si è formata e del modo in cui le condizioni materiali di
vita hanno influito sui contenuti spirituali e mentali già esistenti. Del
resto, viceversa, non si potrebbero capire tutti i rapporti reciproci fra la
religione e le altre forme che costituiscono la coscienza sociale, oppure tra
la religione e gli altri tipi di attività sociale.
...tant'è che ogni contesto sociale e culturale ha la propria religione (o le proprie) e invece si ragiona sempre come se esistesse solo la nostra...
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