Prendiamo
per valido il principio che la sovrastruttura democratica sia effettivamente attuata,
ossia che non sussistano motivi economici e sociali che inficiano fin dalle
fondamenta tale principio, e che dunque siamo in presenza di uno Stato di
diritto, dove una Costituzione non può essere violata e che lo stesso Stato
deve rispettare nel proprio agire, dove la sovranità appartiene effettivamente al
popolo e il Parlamento è suo rappresentante, con il potere di emanare le leggi,
e dove il governo è espressione della maggioranza politica, a cui spetta il
compito di governare, e insomma dove la separazione dei poteri – legislativo,
esecutivo e giudiziario – non è solo un modo di dire.
Prendiamo,
dicevo, per buona questa favola e ubriachiamoci di buoni propositi e rechiamoci
alle urne. Sennonché c’è l’Europa, la UE, con le sue istituzioni che sono
tutt’altro che democratiche. Il Parlamento europeo, per esempio, è l’unica
istituzione eletta direttamente dal popolo, ma di poteri reali non ne ha manco
l’ombra. Infatti, non esercita alcun potere legislativo, il quale resta nelle mani
dell’esecutivo, in concreto in quelle della Commissione europea e del Consiglio
europeo (composto dai capi di Stato o di governo): la prima propone il testo di
legge, il secondo lo approva o respinge; il Parlamento ha il solo potere di
emettere un parere non vincolante
(*).
Ciò
avviene fino al 1992, quando il Trattato di Maastricht introduce la
“codecisione”, di modo che il Parlamento e il Consiglio europeo votano su un
piano di parità le proposte di legge della Commissione europea, organo allo
stesso tempo esecutivo e promotore del processo legislativo, oltre che gestore dei
programmi UE e decisore della spesa dei suoi fondi. La Commissione è composta da 28
commissari nominati dai governi dei
rispettivi paesi. È ancora oggi l’unica detentrice del “diritto di iniziativa”:
il Parlamento non può proporre una
legge, al massimo può chiedere (!) alla Commissione di presentare una sua
proposta. Il Parlamento è tuttora confinato nell’inutile azione consultiva di
un parere non vincolante in diversi settori
di intervento, quali le liberalizzazioni di servizi, la concorrenza, le
imposte, l’occupazione.
Per
velocizzare l’intricatissimo iter legislativo (altro che il bicameralismo
italiano!), si è adottata una procedura informale non prevista in alcun
trattato europeo: il sistema dei triloghi. Istituzionalizzati con il loro inserimento nelle “modalità pratiche” della codecisione e
successivamente nel regolamento del Parlamento, i triloghi sono riunioni ad
accesso ristretto tra Commissione, Consiglio e Parlamento, a cui partecipano
tre gruppi negoziali composti ciascuno da non più di dieci persone di cui non è
possibile conoscere pubblicamente la composizione: una trentina di persone in tutto, quindi,
che a porte chiuse – nessuna
trascrizione né relazione ufficiale esce da questi consessi – cercano la quadra
di una proposta di legge, spesso già in fase di prima lettura (89% dei casi nella settima legislatura).
Tali
riunioni avvengono a Bruxelles in un imponente edificio dedicato a Justus
Lipsius, filologo e umanista del XVI secolo. In questo edificio sono ospitati
sia i vertici del Consiglio dell’unione europea che quelli del Consiglio
europeo. Sarebbe interessante conoscere quanti cittadini nella democratica
Europa conoscono questi due organismi, i loro poteri e le loro funzioni, nonché
il ruolo dei triloghi.
Vengano
dunque gli Scalfari, i Galli della Loggia, i Mauro, i Rodotà, e tutta l’onesta e
trasparente schiera di professori e opinionisti di vaglia a raccontarci i
motivi per i quali la loro democrazia
è in crisi. Vengano a illustrarci i conflitti d’interessi di Pinco e Pallino, vengano
i Davigo e i Cantone a prendere posizione sul diritto e il rovescio.
(*)
Il Parlamento europeo nasce come Assemblea comune della Ceca (1951), e con il
Trattato di Roma porta i suoi membri nominati dai governi da 78 a 142, poi dal 1962
il nome muta in Parlamento europeo e si allarga a 198 delegati, ma solo nel
1976 l’assemblea diviene elettiva, a suffragio universale diretto, e le elezioni
del 1979 portano in Europa 410 parlamentari.
bene dopo un paio di secoli di vari "populismi " siamo tornati ai " consigli della corona" di un "re" pero' che al " popolo" non e' dato di conoscere , ma di cui , sono certo , avra' " l' epifania" a " cose fatte".
RispondiEliminatenuti all'oscuro di tutto ciò che è veramente segreto in questo sistema di ridondante informazione, pensi freghi qualcosa ai più?
EliminaAgli italioti frega niente anche di se stessi, figurarsi di chi governa più o meno nascostamente.....
RispondiEliminaUn anniversario.
RispondiEliminahttp://contropiano.org/documenti/2016/05/09/9-maggio-1976-lo-tedesco-uccide-ulrike-meinhof-078883