venerdì 9 maggio 2025

L'America in noir

 

Il genocidio dei nativi americani non è riconosciuto come tale nelle scuole americane, il resto è conseguenza in un Paese irto di contraddizioni sociali e armato fino ai denti. Trump, non meno dei suoi predecessori bombaroli, rappresenta un vivido prototipo della miseria umana made in USA, della furiosa violenza che l’industria cinematografica ha mascherato come lotta del “bene” contro il “male” (salvo eccezioni, come nel caso del film di Cimino, I cancelli del cielo).

Per contro, la letteratura ne offre invece uno spaccato verace. Non tutta la letteratura, ma esemplari di scrittori come Jim Thompson, molto più hard di un remoto Raymond Chandler (un noir soft che prediligo), sul genere di James Ellroy, insomma un Dostoevskij dei supermercati, come pare ebbe a definirlo Geoffrey O’Brien (chiedo scusa per le citazioni).

Thompson smise di scrivere thriller classici quando scoprì l’archivio del dottor Otto Lucy, uno psichiatra da cui era andato a farsi visitare. Si immerse poi nella lettura di casi clinici borderline, esplorando l’enorme potenziale distruttivo della “mente umana”. Lo scrittore è stato quindi in grado di creare personaggi davvero folli, ed è questo che lo ha reso l’autore preferito di Stephen King e James Ellroy (del primo non riesco a leggere nulla e del secondo solo le cose più pregevoli).

Ma la “mente umana” non è qualcosa di astratto, come sapeva bene Thompson fin dall’adolescenza, che ci racconta anche le sue esperienze come senzatetto in cerca di lavori pericolosi nei pozzi petroliferi. Spiega come i più poveri si identifichino con i politici più corrotti. Ci porta nei bassifondi dell’Oklahoma, “l’ultima regione senza legge della giovane America, territorio rubato due volte agli indiani, zona di rifugio per le ultime bande di predoni e patriarchi dal grilletto facile”.

Jim Thompson, una vita molto diversa da quella di Brian Thompson, amministrazione delegato della compagnia assicurativa UnitedHealthcare, freddato venerdì 21 febbraio a colpi di pistola da Luigi Mangione, nel cuore di New York. Una città brutale, dove, come ogni altra cosa, la vita può essere comprata.

Nel ventre distopico di questa città, dove tutto è possibile, quando un giovane e attraente ragazzo afferra una pistola per abbattere un magnate delle assicurazioni, non solo la gente non protesta, ma corre addirittura in tribunale per difenderlo. Stiamo parlando di una sola morte, rispetto alle migliaia di persone che muoiono ogni anno a causa di queste compagnie assicurative.

In America tutti hanno una storia con il sistema sanitario. Non solo i poveri, soprattutto loro, ma anche studenti, impiegati, commercianti e venditori ambulanti di hot dog. Tutti. In questo Paese, che vanta i chirurghi più qualificati al mondo, le tecnologie sperimentali più avanzate e dove ogni anno si compiono prodigi medici, la cui notizia fa il giro del mondo, l’accesso all’assistenza sanitaria è degno di un Paese sottosviluppato.

Secondo uno studio condotto dai Physicians for a National Health Program (leggere!), ogni anno circa 45.000 persone muoiono a causa delle assicurazioni private: perché non vi hanno accesso o perché si rifiutano di pagare determinati trattamenti. Pagare tra i 300 e i 600 dollari al mese, non ti protegge da nulla. Parlo per cognizione diretta: qualunque cosa accada, assicurato o no, pagherai. Un’auto ti investe e scappa, sono cazzi tuoi, per esempio una franchigia di 6.000 dollari prima di poter ottenere il rimborso per un ricovero ospedaliero (*).

Quanto vale una vita umana? Possiamo essere davvero liberi quando la nostra esistenza è monetizzata e il nostro destino è giocato alla roulette russa da aziende avide di profitto? A Manhattan, quei manifestanti sostengono un assassino perché hanno sperimentato sulla loro pelle che il capitalismo è insopportabile, salvo che per le solite merde che inneggiano al libero mercato.

(*) Dalla firma del Social Security Act nel 1965, negli Stati Uniti sono esistiti due sistemi di assicurazione sanitaria pubblica: Medicare, destinato agli anziani e ai disabili gravi, e Medicaid, destinato a coprire le persone con i redditi più bassi. Ciò riguarda circa 65 milioni di persone nel primo caso e 79 milioni nel secondo. Può sembrare molto, ma rispetto alla popolazione degli Stati Uniti (oltre 330 milioni di persone), è una cifra piuttosto esigua. Per poter beneficiare di questi programmi è necessario trovarsi in situazioni di estrema difficoltà. La maggior parte degli americani è assicurata tramite il proprio estorsore di lavoro, ma alcune categorie non sono assicurate. Risultato: una popolazione troppo abbiente per beneficiare del Medicaid e troppo povera per potersi permettere un’assicurazione privata. Circa un quinto degli americani non ha un’assicurazione sanitaria. E i prezzi sia dell’assistenza sanitaria che dei medicinali sono esorbitanti. L’Obamacare, più comunemente noto negli Usa come Affordable Care Act, si prefiggeva di ampliare il numero di persone coperte da Medicaid e supportare coloro che dovevano acquistare una assicurazione. Ma questa misura ha avuto un’efficacia relativa a molto discrezionale a seconda degli Stati. Quindi è stata martellata da Trump durante il suo primo mandato, e ora ci pensa Kennedy Jr. a fargli la guerra e la Corte Suprema dovrà decidere in merito.

5 commenti:

  1. Ho capito bene? Kennedy junior fa la guerra all'Obama care?

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    1. non formalmente, ma sostanzialmente sta demolendo la sanità pubblica:

      https://edition.cnn.com/2025/04/20/politics/obamacare-affordable-care-act-supreme-court-rfk-jr

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  2. Bisogna pure risparmiare, nel frattempo ha tolto anche l'accesso gratuito ai social ai poveracci, pare si risparmino 2.5 mld.di dollari, poi non so che si inventera, intanto i morti per strada causa Fentanyl vengono raccolti dagli spazzini vivalamerica.
    Mauro

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  3. Grazie per il post. Mi ha dato, tra l'altro, lo spunto per tornare a leggere Jim Thompson — un piacere riscoprirlo!

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