sabato 22 giugno 2024

Attacco alla Russia: ieri, oggi, domani

 


Il 22 giugno 1812 iniziava la Campagna di Russia, che infine porterà alla quasi totale distruzione della Grande Armée. Esattamente 129 anni dopo, il 22 giugno 1941, Hitler scatenerà contro l’Unione Sovietica la più grande campagna militare della storia (Operazione Barbarossa).

La Seconda guerra mondiale è stata decisa sul fronte orientale. Molti storici, tra i quali Andreas Hillgruber, non hanno avuto dubbi in proposito: «Il grande sbarco degli Alleati occidentali nel 1944 ebbe luogo soltanto quando il destino di vaste zone dell’Europa centro orientale e sud orientale era già stato deciso: dal punto di vista politico almeno due anni troppo tardi, dal punto di vista militare dopo che la Wehrmacht era già stata indebolita in modo decisivo, e paralizzata nella sua libertà di movimento».

La decisione di attaccare la Russia fu presa, in modo intuitivo, da Hitler. È un fatto che lungo il confine tra le due sfere d’influenza, tracciato con gli accordi dell’agosto e settembre 1939, si fronteggiavano due potenze mondiali potentemente armate, i cui interessi imperiali erano in contrasto tra loro, così come erano in contrasto quelli tra l’Impero britannico e il III Reich.

L’accordo dell’agosto 1939 non solo aveva consentito al Reich di avere mani libere ad occidente, ma aveva anche permesso di limitare temporaneamente il suo programma economico di autarchia senza influire negativamente sulla propria congiuntura economica. Le ingentissime importazioni di petrolio e di metalli non ferrosi dall’Unione Sovietica furono decisivi per l’industria tedesca degli armamenti. Furono quelle forniture di petrolio che consentirono ai tedeschi di evitare la temuta penuria di combustibile durante la campagna di Francia.

Perché Hitler attaccò l’Unione Sovietica se non possedeva le risorse e le capacità necessarie? Non certo per meri motivi ideologici, puntava alle gigantesche risorse dell’Asia, le sole che gli avrebbero consentito un confronto paritetico con l’occidente. Pertanto, a spingerlo verso Est fu una questione di necessità. Ma era possibile in quelle condizioni?

Nel 1941 i tedeschi non riuscirono più a controllare completamente il loro bottino: la guerra con la Gran Bretagna, appoggiata dall’America “neutrale”, le truppe tedesche disperse dalla Norvegia settentrionale al Nord Africa e la flotta a combattere dalla Groenlandia al Capo di Buona Speranza. Hitler non aveva intenzione di intraprendere una guerra prolungata, si aspettava una guerra lampo.

Cos’era l’Unione Sovietica? Un paese enorme, dove solo quattro mesi sono favorevoli alle operazioni militari, da metà maggio a settembre. Il resto del tempo c’è pioggia, fango impraticabile e poi neve e gelo. Quando Hitler iniziò la guerra il 22 giugno, anche a causa del colpo di testa di quel coglione di Mussolini nei Balcani, gli restavano solo tre mesi per concluderla. E in questo brevissimo tempo avrebbe raggiunto gli Urali?

Come le ricerche storiche hanno dimostrato, gli ufficiali dello Stato maggiore tedesco non conoscevano con precisione né le forze dell’avversario né le loro posizioni. Una valutazione spassionata della capacità combattiva dell’esercito sovietico non esisteva affatto. In seguito Hitler, nell’allontanare da sé le responsabilità per un’operazione molto rischiosa che nell’immediato non portava alcun vantaggio strategico alla Germania, attribuì, non a torto, ai servizi d’informazione tedeschi le gravi difficoltà incontrate dalla Wehrmacht.

Helmut Roewer, che era stato direttore di uno dei servizi segreti tedeschi, fu il primo a condurre un’indagine sistematica sui servizi segreti del 1939 al 1941; egli giunse a questa conclusione: «La situazione informativa sulla quale si basava Hitler era una combinazione di conoscenze inesatte e di false deduzioni». Nessuna analisi tedesca di quegli anni «regge di fronte a un serio controllo» (Skrupellos: die Machenschaften der Geheimdienste in Russland und Deutschland 1914-1941, 2004, p. 620).

Una guerra su vasta scala su due fronti rappresenta un pericolo mortale per qualsiasi paese, non importa quanto sia potente militarmente e industrialmente. E la Germania si trovò esattamente in tale situazione. Da una parte c’era la Gran Bretagna (e gli Stati Uniti) e dall’altra l’URSS. A Washington lo sanno bene anche oggi, perciò hanno bisogno di mettere in condizioni di non nuocere la Russia, accaparrandosi le sue risorse, prima di occuparsi della Cina.

Già ai primi di luglio 1941 le perdite di carri armati erano del 50% e le truppe erano gravemente esauste. Ai primi di agosto la situazione del carburante era catastrofica. I tedeschi come avrebbero potuto arrivare agli Urali prima dell’autunno?

I tedeschi avevano condotto guerre lampo in Polonia e Francia (quest’ultima aveva più carri dei tedeschi, ma distribuiti in piccolissime unità a supporto della fanteria), hanno conquistato quasi tutta l’Europa, ma questa loro forza e capacità era più apparente che reale, ingannò solo chi era desideroso di farsi ingannare.

Ed è per questo motivo che la guerra lampo in Russia non ha funzionato, come già non aveva funzionato con Napoleone. Solo le singole operazioni militari ebbero luogo alla velocità della luce, ma l’intera guerra in quegli immensi spazi si trascinò per anni, traducendosi fatalmente per la Germania in un disastro che è difficile cogliere oggi nelle sue reali proporzioni, dato che non disponeva di riserve umane inesauribili e di una corrispondente capacità industriale.

Entro il 1° luglio 1941 erano state mobilitate nell’Armata Rossa 5,3 milioni di persone. Allo stesso tempo, la mobilitazione è continuata in luglio, agosto, settembre, ecc. Le risorse totali di mobilitazione dell’URSS ammontavano al 10% della popolazione. Tutto è stato utilizzato durante la guerra. Il paese sovietico è accertato che perse 11,27 milioni di soldati in quattro anni terribili, e 18,4 milioni di civili. Tuttavia tali gigantesche perdite non influirono sulla efficacia in combattimento dell’Armata rossa. Nell’agosto del 1945, l’esercito sovietico sconfisse in sole due settimane un milione di soldati giapponesi e liberò la Cina.

L’intero pianeta pensava che Hitler fosse un mostro e lo desiderava sconfitto e morto. E tutti vedevano Stalin come una vittima dell’aggressione. Aveva dalla sua parte le simpatie di tutti i paesi, di tutti i popoli, di tutti i governi. Sia i proletari che la borghesia (non tutta, per la verità) si auguravano il successo di Stalin, che riceveva il sostegno dei paesi più ricchi del mondo.

Winston Churchill su Stalin: «È stata per me un’esperienza di grande interesse incontrare il premier Stalin. Lo scopo principale della mia visita era quello di stabilire le stesse relazioni di facile fiducia e di perfetta apertura che ho costruito con il presidente Roosevelt. [...] È una grande fortuna per la Russia nella sua agonia avere alla sua testa questo grande e robusto capo di guerra. È un uomo dalla personalità massiccia ed eccezionale, adatto ai tempi cupi e tempestosi in cui è stata gettata la sua vita; un uomo di inesauribile coraggio e forza di volontà, e un uomo diretto e persino schietto nel parlare, cosa che, essendo cresciuto alla Camera dei Comuni, non mi dispiace affatto, soprattutto quando ho qualcosa da dire di mio. Soprattutto, è un uomo con quel senso dell’umorismo salvifico che è di grande importanza per tutti gli uomini e tutte le nazioni, ma in particolare per i grandi uomini e le grandi nazioni. Anche Stalin mi lasciò l’impressione di una saggezza profonda e fredda e di una completa assenza di illusioni di qualsiasi tipo. Credo di avergli fatto sentire che siamo stati buoni e fedeli compagni in questa guerra – ma questa, dopo tutto, è una questione che i fatti, non le parole, dimostreranno» (discorso di Churchill dell’8 settembre 1942 davanti alla Camera dei Comuni, intitolato Sulla situazione della guerra; sta in Robert Rhodes James, His Complete Speeches, 1897- 1963, Chelsea House Publishers, NY, 1974, vol. 8).

5 commenti:

  1. Tempo fa mi hai dato, con mia grande soddisfazione, una bibliografia su Rivoluzione Francese e Napoleone. L'ho usata e ti ringrazio ancora. Potresti fare lo stesso con la seconda guerra mondiale, e in particolare il fronte orientale? Io sono fermo a Shirer e Salisbury (I 900 giorni), oltre che, naturalmente, alla musica di Shostakovich.
    (BTW, quello di Lefebvre su Napoleone è un vero capolavoro)

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  2. Sono tutti belli.
    Ma quelli storici sono i miei preferiti. Insegnano tante cose a me che ne ho un gran bisogno.
    Sui manuali scolastici mica te le dicono così le robe.
    Grazie

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  3. Gentilissima, il post è attuale! Chi fa la guerra su due o tre fronti? Gli USA o la Russia? Io penso gli USA e i loro paggetti europei ed asiatici!

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