Dopo lunghe e difficili trattative, Kiev e Washington hanno annunciato mercoledì la firma di un accordo secondo il quale condivideranno i futuri ricavi derivanti dalle riserve minerarie dell’Ucraina, comprese le cosiddette terre rare, petrolio e gas. Allo scopo sarà istituito un fondo di investimento congiunto tra i due Paesi. Scrive il NYT che l’amministrazione Trump non ha fornito dettagli sull’accordo, né è chiaro cosa comporterà per il futuro del supporto militare statunitense all’Ucraina.
L’idea originale del coinvolgimento degli Stati Uniti in questi progetti fu avanzata dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel settembre 2024. Al suo arrivo alla Casa Bianca, Donald Trump considerò la questione come una forma di pagamento per l’appoggio ricevuto dalle forze armate statunitensi e per gli aiuti finanziari forniti fin dall’inizio della guerra.
Scrive sempre il NYT: «Una fonte a conoscenza dei negoziati, che ne ha parlato a condizione di mantenere l’anonimato, ha affermato che l’accordo finale non include garanzie esplicite sulla futura assistenza alla sicurezza degli Stati Uniti. Un’altra fonte ha affermato che gli Stati Uniti hanno respinto tale idea all’inizio della trattativa. Nonostante il clamore, l’accordo avrà poca importanza se i combattimenti tra Ucraina e Russia persisteranno».
Così prosegue il quotidiano newyorchese: «Ma i sostenitori dell’Ucraina sperano che l’accordo possa indurre Trump a considerare il Paese qualcosa di più di un pozzo senza fondo e un ostacolo al miglioramento delle relazioni con il presidente russo Vladimir Putin».
Secondo il Guardian, con l’accordo Kiev «inizierà a rimborsare circa 175 miliardi di dollari di aiuti forniti all’Ucraina dall’inizio della guerra». L’accordo deve ancora essere approvato dal parlamento ucraino, che però non conta nulla. Sempre secondo il quotidiano britannico: «Intervenendo in unassemblea pubblica dopo la firma dell’accordo, Trump ha affermato di aver detto al presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, durante un recente incontro in Vaticano, che la firma dell’accordo sarebbe stata una “cosa molto positiva” perché “la Russia è molto più grande e molto più forte”.
Il Guardian sottolinea: «Secondo diverse stime, l’Ucraina detiene circa il 5% delle risorse minerarie e delle terre rare mondiali. Tuttavia, i lavori per lo sfruttamento di molte di queste risorse non sono ancora iniziati e molti siti si trovano in territori ora controllati dalle forze russe».
Secondo quanto riportato dall’agenzia Reuters, l’Ucraina ritiene che i due accordi supplementari, presumibilmente su un fondo di investimento e un documento tecnico, richiedano ulteriore lavoro.
Anni di guerra, con centinaia di migliaia di morti, milioni di abitanti emigrati all’estero, un vuoto demografico che non sarà colmato e vaste distruzioni, sono il risultato delle scelte scellerate di Zelenskyy e della sua cricca di fascisti al potere in Ucraina. A ciò s’aggiunge ora la beffa di dover ripagare gli aiuti militari e finanziari cedendo, in base a un accordo che in realtà è un diktat, gran parte dei proventi derivanti dallo sfruttamento delle risorse minerarie, quelle che rimarranno in territorio ucraino. E, ovviamente, mano libera alle società americane di fare affari nella “ricostruzione”. In sintesi: l’Ucraina è un paese allo sbando e fallito, un paese che non esiste più in quanto tale. Ma la responsabilità di tutto ciò, come viene raccontato, è della Russia di Putin.
Usa as usual: comportamenti delinquenziali, ormai connaturati.
RispondiElimina👍👍👍
RispondiEliminaMa Blackrock, Monsanto, Delmonte, Bayer and Co. sono lì da 20 e passa anni, terre rare non ci sono, casomai le trovi in Russia, il paese non è che una brulla distesa di macerie umane e non, almeno 2 generazioni perdute da ambo le parti per cosa? Che la perfida Albione metta le sue zampacce su Odessa? I media inglesi sono credibili come la verginità di BB, spiase, vorrà save chi paga, chiedo per un amico.
RispondiEliminaMauro
Volevano la Russia a pezzi. Putin ha fatto di tutto per
RispondiEliminanon farlo.
Vladimir Putin, riflettendo sui 25 anni trascorsi al timone
della Russia post-sovietica, non ha usato mezzi termini.
In un nuovo documentario del Cremlino che celebra il suo
primo insediamento nel 2000, ha esposto ciò che molti
nella maggioranza globale già comprendono: la Russia è
sola in una battaglia di civiltà contro l'intero ordine
occidentale.
“La Russia è essenzialmente sola contro l'Occidente
collettivo… Questo 'mondo civilizzato' ha deciso che la
Russia si era indebolita… e che le parti rimanenti
dovevano essere eliminate.”
Questo non è più un segreto: è la partita finale . L'"ordine
basato sulle regole" non ha mai riguardato l'equità o la
democrazia. Si è sempre trattato di fare a pezzi la Russia
come una carcassa geopolitica: balcanizzare.
Saccheggiare. E lasciare il suo popolo privato di
sovranità e anima.
Putin afferma che il piano era quello di smembrare la
Federazione Russa in "4 o 5 pezzi". Vi suona familiare? È
lo stesso schema imperiale che hanno applicato a
Jugoslavia, Libia, Iraq e provato con la Siria. Solo che
questa volta l'orso era pronto.
L'Operazione Militare Speciale non è solo una questione
regionale, è l'ultimo baluardo contro la conquista
imperiale totale . E l'Ucraina? Solo la punta della lancia.
Un ariete intriso di sangue finanziato da Washington e
dai suoi vassalli della NATO.
"Questa è una guerra esistenziale", ha detto Putin. "E
molti in Occidente lo hanno finalmente ammesso".
Non erano preparati a una Russia che si rifiutava di
cedere, che rafforzava la propria economia, ricostruiva le
forze armate e stringeva legami ferrei con Cina, Iran,
Africa, America Latina e il cuore dell'Eurasia. Un mondo
multipolare è emerso, non dai think tank del G7, ma dalle
ceneri di ogni tradimento occidentale.
L'impero è scosso. Perché la Russia non solo è
sopravvissuta, ma ha riscritto le regole .
Benvenuti al 25° anno. Si comincia.