Intercambiabilità
Vedo di riassumere, come posso, ciò che in questi anni ho tentato di mettere in chiaro
su questo blog a riguardo di ciò che stiamo vivendo. Partendo anzitutto dal
fatto che siamo nel pieno non solo di grandi mutamenti su scala globale, bensì
di una rivoluzione inedita e dagli esiti ancora solo in parte prefigurabili.
Anzitutto
ciò ha a che fare con lo sviluppo gigantesco delle forze produttive e con
l’estensione di tale sviluppo. Questo fatto ha avuto e continuerà a produrre
effetti profondi e per molti versi contraddittori per quanto riguarda l’insieme
dei rapporti sociali, segnatamente sui rapporti economici, e inevitabili
effetti, come stiamo sempre più sperimentando, sui rapporti politici.
Produrre
per produrre e sfruttare il lavoro avendo come unico ed esclusivo obiettivo il
profitto, si rivela sempre più un anacronismo. A seguito dello sviluppo della
nuove tecnologie e delle tecniche produttive, la maggior parte delle
tradizionali figure professionali si sta estinguendo o ha subito profonde
trasformazioni.
Masse
enormi di nuovi salariati sono sottoposte a condizioni di sfruttamento che
credevamo superate, almeno sotto taluni aspetti, mentre altre masse enormi di
popolazione attiva vengono emarginate dal lavoro o ne subiscono la
precarizzazione. Anche per tale verso, ciò rivela il carattere immanentemente
contraddittorio del modo di produzione capitalistico, che nessuna misura di
natura politica potrà, di per sé, mutare.
Vorrei
rilevare, a tale riguardo, ma il concetto si presta a inevitabili
fraintendimenti, che il lavoro in forma immediata ha cessato di essere la
grande fonte della ricchezza, e che perciò il tempo di lavoro cessa e deve
cessare di essere la sua misura, e quindi il valore di scambio deve cessare di
essere la misura del valore d’uso (*).
Pertanto,
la giornata lavorativa normale di otto ore risulta, prima facie, sempre più insostenibile, se non per assecondare lo
sfruttamento della forza-lavoro in chiave capitalistica. Una drastica riduzione
della giornata lavorativa individuale, così come una rimodulazione delle
attività e della partecipazione collettiva al lavoro, non possono avvenire –
astrazione fatta per altre considerazioni – se non su una scala pressoché
globale. E tuttavia ciò incontrerebbe forte e inestinguibile la necessità del
capitale di agire in senso opposto (**).
È
dunque nella struttura economica che si sviluppa la contraddizione fondamentale, lo scontro tra sviluppo delle forze
produttive materiali della società da una parte, e rapporti di produzione
esistenti dall'altra, cioè i rapporti di proprietà. Come rilevava il Vecchio: “Questi
rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro
catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento
della base economica si sconvolge più o meno rapidamente tutta la gigantesca
sovrastruttura”.
Insieme
e attorno a tale contraddizione
fondamentale ci possiamo poi ficcare la crisi della destra e ancor più
quella della fantomatica sinistra, il rigurgito fascistoide, la religione e i
suoi fantasmi, l’immigrazione e le donne, eccetera. E aprire tanti dibattiti, scriverci
tante cose, soprattutto se tali chiacchiere vengono adeguatamente remunerate
e/o offrono visibilità mediatica (a
proposito di "post-truth").
(*)
Come ebbi a scrivere in un post dal titolo eloquente (Il carattere storico e transitorio della forma-valore), la
premessa della produzione basata sul valore è e rimane la quantità di tempo di
lavoro immediato, la quantità di lavoro impiegato, come fattore decisivo della
produzione della ricchezza.
(**)
Non mi pare il caso di richiamare qui concetti quali plusvalore relativo e assoluto,
così come altre cosucce del genere.
”Deus amentat quos perdere vult”. Il problema è che questi QUOS, già accecati dalla loro avidità, sono i sacerdoti integralisti di una teologia camuffata da libertà, che consente di esortare con serietà gli affamati a tollerare i morsi della fame, e sono i detentori della valigetta nera(nuclear football) che permette l’attivazione dei detonatori. Il “muoia sansone con tutti i filistei”.
RispondiEliminanon possono avvenire ... se non su una scala pressoché globale.
RispondiEliminaQuesto lo trovo piuttosto improbabile in termini "spontanei" e lo potrebbe imporre solo una qualche "dittatura globale filantropica" . Ma sorvolando sul fatto che la " filantropia" sia da sempre la copertura "morale" del peggior capitalismo , è molto più probabile che questa "dittatura globale" imponga ( ovviamente per "alti motivi" ) semplicemente una " schiavitù globale" ( vedi URSS) ' quale modo per uscire dalla attuale "contraddizione capitalistica".
Ed in termini vichiani torneremmo "ai faraoni" ma stavolta globalizzati e tecnicamente modernissimi.
ws
trovo sbagliato dire che il fare profitti e sfruttare gli altri sia anacronistico. E' più anacronistico, oggettivamente, dire l'opposto. Il tempo attuale non è il nostro. Aqui no se rinde nadie pero tampoco alla. Cohesion social basta ya. Fine della coesionesociale. Va preso atto che il tempo va rotto. Va spaccato. Un tempo - cronachistico - va bene per i padroni, un tempo anacronistico per gli schiavi.
RispondiEliminaCome le paure, nemmeno il tempo può più essere lo stesso per tutti. Il Tempo è d'altra parte il primo spavento, col suo falcione...
Gli schiavi hanno oggi più necessità di agire che tempo per leggere il Vecchio (la contraddizione fra forme di produzione ed espressioni politiche si presenta pure come contraddizione fra necessità e desideri personali, fra bisogni famigliari e individuali ecc...).
Come risulta evidente i padroni son passati dal furto di lavoro al furto di lavoro e di tempo - prendere tempo, rubare tempo (cosa pensare sennò di un Renzi?). Che è il primo sintomo di decadenza storica, figli di papà, mantenuti, cortigiani, nani, "angioloni, mignottone, mori, madonne" ecc. Si tratta di mettere in piedi un altro tempo. E' scoccata l'ora illegale (quella dei padroni, perché la contraddizione più reale è quella fra proprietà privata e leggi di convivenza democratica).
non ho scritto semplicemente e banalmente che "fare profitti e sfruttare gli altri sia anacronistico".
Eliminaho scritto esattamente questo: "Produrre per produrre e sfruttare il lavoro avendo come unico ed esclusivo obiettivo il profitto, si rivela sempre più un anacronismo. "
hai ragione, scusa.
EliminaMeno tempo per riflettere che necessità di scrivere... Ciao.
nulla, ciao
EliminaSul tempo...
RispondiEliminaSul tempo, direi che mi par di ricordare altri tempi !
Vitalismo, irrazionalismo, azionismo (azione per l'azione)ect,ect sono un già visto che caratterizzano tutti i grandi momenti di crisi sistemica.
Pervadono le "masse " indistinte, in tutti i loro gangli (anche quelli più oscuri delle "psiche individuali".
In un certo senso "tutti" si sentono in grado di fare tutto, dal bucato alla Presidenza del Consiglio.
Che non si abbia il tempo di leggere il Vecchio, è valido ora, come nel passato.
Lo si potrebbe chiamare un nuovo "diciannovismo".
Sappiamo come finì l'altro, (non poteva essere diversamente).
Non solo Renzi sta prendendo tempo, a sentire in "giro" per il mondo, tutti in Europa stanno prendendo tempo.
E generalmente si prende tempo ,quando non si sa che cosa fare.
caino
ps-però sono anche tempi diversi rispetto al passato, almeno per quel che riguarda il "cortile di casa".
Parodie di leader si aggirano ,per adesso indossano tutti il costume di Arlecchino.
Vedremo quello che ci dirà il tempo.
lo sviluppo delle forze produttive appare giunto al suo capitalistico capolinea ma l'astuzia del Capitale è tale che il general intellect -inutilmente- si spreme le meninigi anche a gratis per alzare il saggio di profitto. grande è la paura di essere messi da parte e di andare a implementare la sempre più nutrita "moltitudine" (quella vera) dei mendicanti metropolitani
RispondiEliminaIl reale potere del Dominio non risiede nel comando ma proprio nella Sua società che ha manipolato fin nelle più recondite pieghe con il bastone della necessità e dell' imitazione e con la carota della libertà e della distinzione, eppure è proprio in essa che rintracciamo le faglie più profonde del attrito fra possibile e fattuale
Olympe, mica vorrai chiudere questa fanzine ? ;-)
era da tempo che non sentivo più il termine fanzine ;-)
Eliminadal tempo delle mele
Elimina”La schiavitù umana ha toccato il punto culminante alla nostra epoca sotto forma di lavoro liberamente salariato”
EliminaG. B. Shaw
Interessante leggere le "proposte" economiche di trump alla luce di quanto è riportato in questo articolo a proposito del rimpatrio delle produzioni delocalizzate
RispondiEliminahttp://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/2016-11-17/allarme-onu-robot-sostituiranno-66percento-lavoro-umano-175644.shtml?uuid=AD3tyAxB
un salutone,g
Sole24Ore: ""Allarme Onu: i robot sostituiranno il 66% del lavoro umano.
RispondiEliminaAmmettendo quella percentuale, non hanno aggiunto che comunque il 34% del lavoro umano che rimane sarà fatto da salariati che lavoreranno sempre minimo le 8 ore al giorno, o più a seconda della legislazione e della lotta nella concorrenza.
C'è da scommettere che anche col 66% di lavoro robotico, parafrasando qualcuno, il valore di scambio non cesserà ancora di essere la misura del valore d’uso...
Ah, però, attenzione attenzione, il padrone della Virgin tale Branson sembrerebbe che abbia cancellato l’orario di lavoro e il limite dei giorni di vacanza negli uffici in USA e UK, perchè ‘contano i risultati, non le ore di ufficio’ e anche che "i dipendenti si possono assentare un'ora, una settimana o un mese, senza che nessuno debba potergli fare domande, perché una persone felice lavora meglio".
Mettiamoci il carico, Larry Page, numero uno di Google:
“Per essere felici si deve lavorare meno. L’idea che tutti debbano lavorare freneticamente è semplicemente non vera”
Ma perché ci facciamo tutti questi problemi quando abbiamo i Branson e Larry Page della situazione che ci cancellano l'orario di lavoro e dicono che possiamo fare tutte le vacanze che vogliamo e spaparanzarci come più ci aggrada, basta che gli portiamo i risultati? Il futuro non si vede che sarà tutta una passeggiata?
:-))
Saluti,
Carlo.
Postilla di Google: "“i dipendenti dovranno decidere di andare in vacanza solo quando capiranno che la loro assenza non danneggerà le entrate dell’azienda, un altro collega o la loro stessa carriera“" ^-^
nel 2015 è stata proprio la Mayer a chiarire meglio la faccenda: “I’ve got to tell you the dirty little secret of Google’s 20% time. It’s really 120% time”. Ovvero,
Eliminaquel 20% di tempo era da considerarsi oltre il normale lavoro: straordinari, semplicemente, non retribuiti.
Dunque alla fine, in barba alla retorica sul lavoro agile e smart, il vecchio caro sfruttamento, quello dell’allungamento
della giornata lavorativa, rimane ancora una strategia chiave
per le imprese. Si tratta della sempre valida estrazione di plusvalore assoluto: si lavora di più, la notte, i festivi, si riducono le pause, lasciando infine al lavoratore il minimo tempo di riposo necessario per reintegrare le forze.
ciao
Tempo libero de che?
RispondiEliminaA parte pochi territori di terre emerse, la palude di internet fagocita il lavoro a pagamento di milioni di persone che consumano hardware, software, telecomunicazioni, informazione, intrattenimento, pubblicità,e prodotto vari.
Per non parlare della burocrazia di internet, che è sempre burocrazia di moduli da riempire e inviare. username, password, per banche, stato, inps, datori di lavoro, tasse,assicurazioni etc., etc; di mail da consultare, eliminare, rispondere.
E ancora, burocrazia tecnologica fatta di continue e infinite rotture di coglioni quali aggiornamenti, licenze, cookies, app e similari...
Ciao,g
Ps. dell'articolo sui robot mi aveva colpito l'aspetto derivato della possibilità del rimpatrio delle produzioni delocalizzate.
"Make america great again"... e ripigliati le fabbriche visto che la finanza l'hai spremuta abbastanza e ora scricchiola.
sanno bene che per combattere una guerra ci vuole un apparato produttivo nazionale ed efficiente
EliminaE' vero!
EliminaUn aspetto che non avevo considerato.
ciao