Ciò
che è accaduto negli ultimi tre decenni ha cambiato il nostro modo di pensare e
di relazionarci con il mondo. A questi cambiamenti non abbiamo opposto, sul
piano generale, alcuna resistenza, anzi, li abbiamo accolti come un segno, in
realtà un mito, di progresso e di maggiore libertà, e comunque come un fatale
destino. Del resto, come opporsi alle nuove tecnologie e a un certo loro
impiego? Tecnologie, specie quelle digitali, con le quali entriamo in un certo ordine
del discorso, in una sintassi di pensiero predetermina e che non controlliamo.
Al contempo, utilizzatori e riproduttori di un sistema che ci domina e nella
sua albagia ci ricatta.
Accettiamo
tutte le nuove forme di schiavitù, che vanno a sommarsi a quelle più
“classiche”, senza bisogno di catene o particolari costrizioni. La
nostra è una schiavitù volontaria e spesso bene accetta, proprio perché abbiamo
perso, o non abbiamo avuto abbastanza, il senso vero di che cos’è, o dovrebbe
essere, la libertà. Se solo prendiamo ad esempio la comunicazione, abbiamo la
prova di come sia stata ridotta la nostra libertà, laddove la comunicazione
passa necessariamente su delle piattaforme controllate da alcune delle più
grandi imprese multinazionali, che solo alcuni lustri or sono non esistevano, le
quali realizzano i più alti fatturati e all’interno di essi i più cospicui
profitti.
Miliardi
di dati che riguardano la vita privata di miliardi di persone in tutto il
pianeta. Informazioni sul nostro lavoro, i consumi, le necessità e i desideri,
le relazioni, le idee, la salute, gli spostamenti, ecc. Profili personali e
famigliari completi che possono andare dai gusti musicali a quelli sessuali. Profili
che disegnano tendenze di consumo e che possono essere ceduti, ossia venduti,
ai più diversi produttori: alimentari, musicali, farmaceutici,
dell’abbigliamento, dell’editoria; e operatori: turistici, alberghieri, ecc..
Ma
anche un altro genere di profili, che possono interessare gli Stati e i loro
apparati, specie quelli che lavorano nell’ombra e spesso nell’illegalità
legalizzata, i quali attraverso le loro architetture informatiche esercitano
innanzitutto un controllo preventivo. Ma noi, che sui social condividiamo
tutto, dalle nostre foto a cosa pensiamo, crediamo di essere fuori da ogni
controllo. E se anche questo controllo esiste, non ce ne importa nulla, poiché
non ci rendiamo conto dell’uso politico che ne viene fatto.
Tutti
questi dati glieli forniamo noi stessi, lavorando di tastiera. Un lavoro
gratuito, il nostro, che rende alti profitti a tutta una filiera dove dominano
poche società potenti, vere e proprie oligarchie che si arricchiscono del
nostro gratuito lavoro (Google e Facebook) o col supersfruttamento (Microsoft,
Apple, Amazon), tra l’altro appropriandosi, in forza dei prezzi di monopolio,
di consistenti quote di plusvalore di altre sfere produttive.
A
tutto ciò, singolarmente o per piccoli gruppi, noi non possiamo opporre nulla. Confusi
e distratti nella nostra volontà, incessantemente stimolati da bisogni e
opinioni miserabili, da merci selezionate che il sistema usa come armi per il
proprio consolidamento, da noi non dipende più nulla. Sperimentiamo grandi
solitudini e nuove forme di sfruttamento, e del resto l’alienazione è già
insita nel nucleo originario del modo di produzione capitalistico, e questo lo sapevamo
da tanto tempo.
Il riferimento del post si riferisce a quella parte occidentale del pianeta che consuma.Per gli altri.....
RispondiEliminaL'adeguamento a questo mondo di schiavitù volontaria non è stato improvviso ma come in altri settori graduale.Il passaggio dal telefono in duplex - per chi ha avuto allora la possibilità di possederlo - al telefax e poi a tutto il resto è stato all'insegna della Comodità.I conti alle elementari si fanno con la piccola calcolatrice(a pile).
E'il segno del limite che si è perso; una certa quota di persone non è confusa e distratta, subisce consapevolmente e con fatica(modesta ma apprezzabile soddisfazione), altri subiscono in modo coatto solo perchè non possono:altrimenti si adeguerebbero volentieri.
Ormai ogni dettaglio soccombe alla manualistica d'uso sempre più complessa,legata al consumo vorace di energia, bene : non atomo,no combustibili fossili,
no pale come offesa al paesaggio, no bruciatori di pattume ....meglio comperare energia da fuori, così sporcano i vicini (ho votato no alle torri offshore).
E allora ? Saluti
ramera
PS Mi perdoni, Prof. ,con tutto il rispetto, però quel 'va a cagare 'di ieri lo avrei evitato. Non è da lei, e la modesta provocazione non era peraltro così toccante.)))
Al punto in cui siamo, coi troll conclamati bisogna essere duri, se non li si vuole ignorare. Non è più tempo, se mai ce ne è stato uno, di trattare i provocatori coi guanti di velluto. Diventa una questione etica. Di autotutela etica.
EliminaBuongiorno Ramera.
EliminaL’utilizzo delle nuove tecnologie è molto più diffuso in gran parte del pianeta più di quanto si possa pensare. Vorrei chiarire che non sono contro la tecnologia e del resto non è possibile un rifiuto netto (nemmeno me lo auguro), a meno di non ritirarsi solinghi in luoghi remoti a fare gli eremiti. L’uomo ha incominciato ad usare la tecnologia dall’epoca della clava – e perciò attraverso il lavoro a diventare umano. Nulla di nuovo, dunque, nella sostanza. Il mio discorso tende a mettere in luce gli inediti aspetti che le nuove tecnologie producono, non tutti positivi ovviamente (in un post recente parlo di feticizzazione …), e la nostra impotenza di fronte a un dominio così totalizzante e fuori di ogni controllo.
@Mauro
RispondiEliminaUna breve e modesta chiosa, senza nessun intento polemico, si intende ))
Anche se in maniera non continuativa, seguo questa rubrica da qualche anno e, a dire il vero, non mi sembra particolarmente
inflazionata da provocatori; il termine "troll" autarchicamente non mi appartiene.
Anche se in mondo di fantasmi informatici, e sapendo che ormai tutto o quasi tutto è stato sdoganato, non mi sembrava particolarmente 'etico' nè tantomeno didattico che a fronte di suggerimenti politico/storico/culturali interessanti nel tempo - in un raffinato contesto 'Olympe de Gouges' - d'un tratto partisse un 'va a cagare' trasmesso da una persona che ritengo colta (con un probabile presente o passato didattico; quest'ultima una mia intuizione tutta da verificare ). Dato il loro esiguo numero forse basta ignorarli per una desistenza, le chiavi inglesi erano proficuo patrimonio dei servizi d'ordine anni '60/'70, mondo scomparso.
Per 'incazzatura' e derivati ormai è lessico trasversale per sessi e per età.
Tutto qui.
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L'analisi del mondo in cui siamo immersi è ben rappresentata ed è ampiamente illustrata ormai da molte angolature, una semplice constatazione potrebbe essere che il Sistema ci sguazza nelle diciamo debolezze dell'homo sapiens.
Il fatto che in una scuola usa abbiano abolito le penne per utilizzare todo modo ' l'ordinateur' e che da noi calcolatrici e abbandono dello studio di poesia e prosa mandati a memoria, porterà a breve e in un futuro trasformazioni oggi imprevedibili, sotto il profilo formale busto e gambe esili con un testone marziano.
ramera