Sono
trascorsi più di due secoli dalla Dichiarazione
dei diritti dell’Uomo, in cui si proclamavano i principi di libertà, di
uguaglianza e fraternità. Ovunque ci si volga con lo sguardo, poi non si può
non chiedersi che fine abbiano fatto quelle enunciazioni così solenni. E
vediamo altresì molto bene che esse sono annegate nell’impostura e
nell’ipocrisia generalizzata, soprattutto di quelli che elencano le magnifiche
sorti e progressive dell'attuale società.
Non è venuto il momento di chiederci se tutte le nostre disgrazie non abbiano una causa comune?
Se a qualcuno sembrerà che io sia troppo pessimista, non è con me che se la deve prendere ma con gli avvenimenti, i quali non hanno cura di mostrarsi sempre peggiori. Del resto, coloro che per posizione e maggiore responsabilità hanno compromesso la civiltà umana e la natura, sono disposti a tutto pur di non dichiarare il proprio fallimento.
Se a qualcuno sembrerà che io sia troppo pessimista, non è con me che se la deve prendere ma con gli avvenimenti, i quali non hanno cura di mostrarsi sempre peggiori. Del resto, coloro che per posizione e maggiore responsabilità hanno compromesso la civiltà umana e la natura, sono disposti a tutto pur di non dichiarare il proprio fallimento.
In
una situazione del genere è normale che l’umanità dubiti di se stessa e del
proprio avvenire. Simili circostanze offrono le occasioni migliori perché dei
leader politici mediocri, cristiani di dubbia moralità, intraprendano le
imprese più nefaste facendole passare per doverose opere di bene, sacrifichino
la nostra libertà in nome della sicurezza (dei grandi interessi), facendoci
perdere in tal modo la nostra libertà e la nostra sicurezza (entrambi molto relative e precarie, peraltro).
Ho
scritto che per quanto riguarda il prossimo conflitto mondiale non è questione
di “se”, ma di quando e di come. Non è nemmeno questione di calcolo
probabilistico, si tratta bensì di considerare che in ogni situazione storica in
cui si siano accumulate simili contraddizioni, l’esito è sempre stato
immancabilmente la guerra e con essa spesso anche il collasso di civiltà.
Perciò
è importante stabilire che senza un mutamento radicale dell’odine sociale
esistente, sarà inevitabile la catastrofe. Questo cambiamento dello stato delle
cose presenti non può essere altro che un ordine sociale assolutamente diverso
dall’attuale, laddove la produzione sociale sarà regolata secondo un piano e degli
scopi, in un àmbito di cooperazione universale fondato sull’uguaglianza sociale
e l’impiego razionale delle risorse.
C’è
chi sostiene che ciò sia utopia, e ci sono anche quelli che per interesse
sostengono che un sistema sociale del genere sarebbe un abominio, che questo
sistema ci garantisce un progresso fatale e infinito, semmai sarebbe necessaria
qualche riforma, magari più stringente verso il lavoro.
A
questi ultimi non è necessario dire nulla, poiché sono proprio loro a
rappresentare quegli interessi di classe sui quali poggiano le più divaricanti
contraddizioni. Ai primi, invece, a quelli che sostengono che il comunismo è
un’utopia, segnalo che essi si comportano come quei passeggeri di un aereo che
inesorabilmente sta precipitando e si rifiutano di lanciarsi nel vuoto con un
paracadute adducendo a motivo che l’uomo non può volare per elementari leggi
fisiche.
È
vero che l’uomo non può di per sé volare, che questo sogno millenario ha
trovato un ostacolo nelle leggi della natura; tuttavia l’uomo ha
saputo impadronirsi della conoscenza di queste
leggi, e nella possibilità legata a questa conoscenza ha trovato il modo di creare i mezzi che gli
consentono di volare come e meglio degli uccelli, e di arrivare – per il
momento – fin sulla Luna.
E voi dite che non
possiamo trovare il modo per produrre, distribuire, consumare e condurre la
nostra vita secondo criteri di razionalità e sulla base di valori umani
autentici, e che viceversa dobbiamo all’infinito dipendere da degli sfruttatori
e dagli imbecilli al loro servizio?
Io non lo dico («che non possiamo trovare», ecc.), e mi sento anche pronto, ma occorre che questo "noi" prenda in fretta coscienza dello stato di cose presenti, si unisca e necessariamente combatta per provare a volare - altrimenti resteremo rasoterra, come gli struzzi (e meno veloci).
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